Sinodo valdese: rinnegata la Confessione di Fede del 1655 – Sostituita con un’altra, non cristiana

Come preannunciato dal breve messaggio del fratello Diego Fiumarella, il Sinodo Valdese ha – indirettamente ma solennemente – rinnegato la Confessione di fede del 1655, tutt’ora – se ben si cerca – indicata come fondamento della fede della Chiesa Valdese istituzionale. Ciò, oltre che dal sito internet, emerge dal fatto che la Confessione del 1655 è il documento più importante delle Discipline valdesi (purtroppo non disponibili online, ma solo in edizione cartacea).

Le Discipline valdesi sono “una cosuccia”: dicono cos’è e cosa fa (o dovrebbe fare)

Durante le persecuzioni i Valdesi elaborarono la loro Confessione di fede. Per restare coerenti con essa hanno affrontato discriminazioni, saccheggi, torture, morte

la Chiesa Valdese. In particolare l’articolo 2 dice: “La Chiesa professa le dottrine contenute nell’Antico e Nuovo Testamento e formulate nella sua confessione di fede”. Niente confessione di fede, niente chiesa. Anni fa abbiamo scritto: “È perciò un documento fondamentale non solo per regolare la Chiesa, ma definire che cosa la chiesa è e chi fa parte di essa. Senza una confessione di fede condivisa una chiesa non è tale, ma solo un’accozzaglia di gente che si trova nello stesso posto, forse per abitudine, forse perché i propri genitori ne erano parte, o forse per fini che nulla hanno a che fare con una chiesa che si definisce evangelica.”

E non si parla di una qualsiasi confessione di fede ma della sua confessione di fede del 1655 che conferma e articola maggiormente quella del secolo precedente. Entrambe scritte durante terribili persecuzioni per affermare davanti al mondo la ragione per la quale osavano opporsi al loro sovrano politico, più che per chiarirle ai Valdesi, i quali – all’epoca – conoscevano bene le cose di fede e di Scrittura. Quel che più conta, come scrisse il suo estensore, Antonio Leger:

“La confessione della fede nostra essendo tutta cavata dalle Sante Scritture, coloro che la combattono non fanno guerra a noi, ma a Dio”

LA CONFESSIONE DELLA FEDE NOSTRA ESSENDO TUTTA CAVATA DALLE SANTE SCRITTURE, COLORO CHE LA COMBATTONO NON FANNO GUERRA A NOI, MA A DIO.”

La confessione di fede non può essere cambiata nel suo fondamento biblico. Ma, supponendo si potesse cambiare, occorrerebbe farlo nel modo più ufficiale, pubblico possibile, sottoponendola a ogni chiesa locale, a pena dell’invalidità sulla base del Patto dell’Unione del 1561 che stabilisce come ogni decisione di carattere dottrinario debba avere il consenso di tutte le chiese. Lo stesso papa convocherebbe un concilio o almeno si assumerebbe la responsabilità di innovazioni con un documento.

Disprezzo per le regole

Invece, con il consueto ostentato disprezzo per le regole, non è stato fatto proprio nulla di tutto questo. Nulla della confessione di fede e dei regolamenti è stato mutato, ma si è passati ai fatti: la confessione di fede del 1655 viene ormai rinnegata in tutti i modi. E ieri, 20 agosto 2017, è stata nuovamente sostituita da un’altra, dichiaratamente non apostolica, dichiaratamente diversa nei contenuti da quella autentica e in sostanza non cristiana. Era già successo l’anno scorso, ma si poteva pensare che si trattasse del desiderio di “sentire una voce nuova”, un piccolo divertimento intellettuale. Ma non era così, tant’è vero che quest’anno la cosa si è ripetuta con lo stesso testo, il che già di per sé è assai significativo. Sarebbe stato meno grave fosse stata un’altra confessione ancora. Invece, ancora quella rifrittura panteista, terzomondista, vittimista, politicamente corretta del pastore e poeta svizzero Kurt Marti, più noto per il suo impegno politico, per il suo pacifismo a senso unico (proteste su proteste contro la guerra degli Usa in Vietnam, mai una parola su tutte le guerre dell’Unione Sovietica in tutto il mondo, Vietnam compreso), che per le sue argomentazioni teologiche.

Colpo di mano anonimo. Un’assemblea legge solennemente una cosa di cui non sa nulla.

Dunque, quella di Marti (di cui non abbiamo mai udito di rapporti con i valdesi) è

L’assemblea sinodale legge la “sconfessione” di fede

diventata, con un colpo di mano, un fatto compiuto, la confessione di fede dei valdesi presenti. Peggio ancora dell’anno scorso, anche perché l’assemblea si era ormai seduta e il pastore Ferrario l’ha richiamata a rialzarsi (con ampi e poco decorosi borbottii) e tutti i presenti si sono trovati a leggere collettivamente quelle parole solo perché qualcuno gliele aveva fatte trovare sul foglietto del culto, con quel cantilenare indistinto e scoordinato che spesso sentiamo in altri ambienti ecclesiastici. Ma – va detto chiaro – le formule recitate nella messa cattolica, sono cosa assai meno clericale, assai più “protestante” di quanto è accaduto ieri. Quelle della messa sono cose conosciute da generazioni. Ovviamente c’è sempre il rischio che si ripetano senza grande consapevolezza, ma chi va alla messa sa che si troverà a ripeterle e lo fa consapevolmente. Qui invece un gruppetto di persone che non si sa neppure chi siano hanno preso quella desolante paginetta di Marti e centinaia di valdesi le hanno lette a prima vista, senza alcuna consapevolezza, senza sapere il perché, affermando di credere in esse, che esse sono il fondamento della loro vita! (Se le parole “confessione di fede” hanno un senso).

Per celebrare il Sola Scripura di Lutero, nel cinquecentenario della Riforma, si cancella la confessione di fede fondata sulla Scrittura, sostituendola con una basata sulla politica.

Quanto al carattere teologico del contenuto, abbiamo già detto l’anno scorso: non è coerente con il credo apostolico, nega la divinità di Gesù e dunque nega la Trinità, non parla di Rivelazione e di Bibbia, ha una visione pagana o panteista di Dio, ignora, anzi nega la funzione salvifica e redentrice di Gesù, degradato a un Che Guevara senza sigaro, senza basco con la stella rossa e senza magliette commerciali.

Ormai siamo alla parodia

Il Sinodo “valdese”, nel cantilenare in modo scompostamente rituale questa roba ha affermato chiaramente di non avere nulla a che fare con la vera Chiesa Valdese, fedele alla Scrittura anche di fronte alle più atroci persecuzioni. La chiesa che si riconosce nella “confessione di fede” del signor Kurt Marti, è più lontana dai Valdesi che hanno scritto con il loro sangue l’autentica Confessione di Fede di quanto quei Valdesi lo fossero dai loro persecutori. I Valdesi storici hanno affrontato le sofferenze più atroci, l’uccisione dei loro bambini davanti ai loro occhi (cose che potevano evitare abbracciando il cattolicesimo) per differenze assai meno rilevanti di quelle che ci sono tra la loro fede e quella parodia messa in scena ieri a Torre Pellice.

Raccomandiamo di ascoltare per intero il culto inaugurale del Sinodo Valdese sul sito di Radio Beckwith

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