Sinodo Valdese – Ora un nuovo Credo, non anti cristiano come in anni passati, ma qualche osservazione va fatta

Il NUOVO CREDO

Nel corso del Culto inaugurale del Sinodo Valdese, domenica 20 agosto 2023, è stato letto un Credo, con questa premessa del pastore Manna:

È il momento della confessione della fede. Non ho scelto né il credo apostolico né il niceno- costantinopolitano e voglio spiegarvi il perché. Mi riconosco ovviamente in entrambi, ma mi sono ricordato di una cosa che mi aveva colpito anni fa leggendo la cristologia di Jürgen Moltmann, grande teologo riformato, il quale diceva che nel credo apostolico tra il ‘nacque’ e il ‘patì’ non c’è niente. ‘Nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato’. Ma tra il ‘nacque’ e il ‘patì’ c’è tutta la vita di Gesù, la sua opera, la sua testimonianza. E allora quando abbiamo lavorato sul Credo con i catecumeni a Rorà, la chiesa di cui sono pastore, abbiamo cercato senza grosse pretese di lavorare su questa mancanza, abbiamo elaborato un Credo con un linguaggio un po’ più moderno e quindi il Credo che verrà letto adesso è frutto di questo lavoro fatto con le catecumene e i catecumeni della chiesa di Rorà.”

Ed ecco questo Credo, letto da tre predicatori locali, per non ripetere la poco decorosa cantilena fatta dall’assemblea nel 2017, in cui – questo era il problema maggiore – si lesse una “confessione di fede” che era post-cristiana, cioè non cristiana.

Noi crediamo che Dio è padre nel senso in cui Gesù ce lo ha fatto conoscere nel Vangelo. Un padre misericordioso che ci ama quali suoi figli e figlie anche quando ci allontaniamo da lui e lo trattiamo come se fosse morto. Un padre che continua a credere in noi anche quando noi non crediamo più in lui e neppure in noi stessi. Un padre che ci riaccoglier quando ci accorgiamo di aver sbagliato e torniamo a casa temendo il suo giudizio mentre invece lui ci corre incontro per abbracciarci e farci grazia ricordandoci che sempre e comunque siamo sue figlie e suoi figli amati.

Noi crediamo in suo figlio Gesù Cristo che è il volto umano di Dio, venuto a nascere e morire in questo mondo, ma anche a vivere in maniera esemplare perché noi imparassimo da lui a nutrire gli affamati, prenderci cura dei malati, accogliere gli esclusi, mettere pace tra i nemici. Egli solo è il nostro signore perché, a differenza dei potenti di questo mondo, che offrono vittime innocenti sull’altare dei propri interessi egoistici, si è posto al servizio dell’umanità offrendo la propria vita per la salvezza del mondo.

Noi crediamo nello Spirito Santo che è libero come il vento che soffia dove vuole, non visto ma presente fin dalla fondazione del mondo, capace di suscitare in ogni tempo donne e uomini liberi che non piegano le ginocchia di fronte agli idoli e che ricevono dal suo soffio il coraggio e la forza di andare controcorrente e testimoniare il Vangelo e lottare per la giustizia, la pace e l’amore.

Noi crediamo che la chiesa debba essere una comunità aperta e accogliente dove ci sia posto per tutti e per ciascuna. Un luogo di incontro, confronto, dialogo, comprensione e solidarietà. Sempre casa dalle porte aperte e mai fortezza in cui rinchiudersi per paura del mondo.

Noi crediamo di essere in continuità con tutte e tutti coloro che hanno vissuto la fede prima di noi e in questa fede vogliamo vivere e morire sapendo che la morte non avrà l’ultima parola sulla nostra vita, perché quell’ultima parola ce l’ha colui che ha pronunciato anche la prima: “nel principio”.

Cioè il Creatore, Padre, Figlio e Spirito Santo: un solo Dio che in Gesù Cristo è morto è risorto ed è vivente, nei secoli dei secoli. Amen.”

Senza dubbio, un grande progresso rispetto al 2016 e 2017, quando la “confessione di fede” era una esplicita negazione di quella valdese e dunque anche del Credo.

Qualche osservazione va però fatta. (continua)

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