Prosegue la riflessione sul Credo letto nel culto inaugurale del Sinodo Valdese.
Davvero siamo sempre e comunque “figli e figlie di Dio”, come dice il testo scelto dal pastore Manna? L’apostolo Paolo sembra dire un’altra cosa:
Romani 8:14-17: “Poiché tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitù per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre». Lo Spirito stesso rende testimonianza al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati.”
Essere figli di Dio non è un fatto naturale e scontato, tant’è vero che Paolo parla di Spirito di adozione. Solo così possiamo dire “Padre”.
E ancora, Romani 9:6-8: “Tuttavia non è che la parola di Dio sia caduta a terra, poiché non tutti quelli che sono d’Israele sono Israele. E neppure perché sono progenie di Abrahamo sono tutti figli; ma: «In Isacco ti sarà nominata una progenie». Cioè, non i figli della carne sono figli di Dio, ma i figli della promessa sono considerati come progenie.”
Addirittura, dice che non tutti gli ebrei sono popolo d’Israele e solo i figli della promessa lo sono, anche se non ebrei. L’evangelista Giovanni dice (1:11-12): “Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto, ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome.” Dunque è chiaro che chi (per usare un’espressione del Credo letto domenica) “tratta Dio come se fosse morto” non è figlio di Dio. Può diventarlo, ma solo per la misericordia divina, non certo “sempre e comunque”.
Più avanti questo Credo dice un’altra cosa discutibile: “crediamo che la Chiesa debba essere una comunità aperta e accogliente dove ci sia posto per tutti e per ciascuna”.
In primo luogo, la Chiesa deve essere certamente aperta e accogliente, ma in essa non c’è posto “per tutti e per ciascuna”. Non ci può essere posto nella Chiesa di Cristo per chi lo rifiuta, per chi lo ignora, per chi lo riduce a un profeta qualsiasi o a un agitatore politico, per chi nega la sua divinità. Sono tutte opinioni protette dalla libertà di opinione garantita dalla Costituzione, ma la Chiesa non è uno stato liberale, perché “non ha se non un solo Capo e fondamento, cioè Jesu Christo”; essa “è la compagnia de’ fedeli, i quali… vengono ad unirsi per seguitare la Parola di Dio”, come dicono gli articoli 24 e 25 della nostra Confessione di Fede. Non è un’accozzaglia di gente che ogni tanto si ritrova insieme per abitudine o per un’agenda mondana. “La Chiesa professa le dottrine contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento e formulate nella sua Confessione di fede”, dicono le discipline valdesi. Potrebbero queste essere precisazioni superflue, ma quando i fondamenti della fede vengono apertamente contraddetti e ciò viene tollerato, è essenziale la chiarezza. Vogliamo ricordare il pastore per il quale è “ineccepibile” che Gesù o credesse alle menzogne o “mostrava di credere” ad esse? O la moderatora per la quale “è biblica al cento per cento” la decisione di benedire le coppie omosessuali? O il professore di teologia che avalla teorie devastanti secondo le quali l’Antico Testamento è quasi totalmente inventato, e quell’altro professore che ebbe a dire: “vivere con uno sguardo di benevolenza, che è lo sguardo del Vangelo, le situazioni di vita, che non sempre ci è dato scegliere, che incontriamo. Investiamo ciò che incontriamo di un impulso che non sia un impulso giudicante. L’Evangelo, se non è questo, ma che cosa sarà mai?” (Tutta la conferenza stampa in cui furono pronunciate queste parole è stata sconcertante e ne trovate un resoconto qui).
Infine, sempre riguardo alla chiesa “aperta e accogliente dove ci sia posto per tutti”, qual è stata la realtà di questi ultimi decenni? Una chiesa aperta e accogliente per chi la pensa come la nomenklatura, anche se, come abbiamo visto sopra, esprime posizioni in totale contrasto alla confessione di fede. Per gli altri, come noi, divieto di parlare del nostro appello al Sinodo nel 2010, censura e divieto persino di inserzioni a pagamento nel 2011, deplorazione sinodale(nientemeno) nello stesso 2011, “colpevoli” tra l’altro di aver pubblicato altrove informazioni che il settimanale della chiesa “aperta e accogliente” aveva rifiutato, censura anche nel 2022, esclusione sempre.
Si tratta ora di vedere se questo culto inaugurale senza le cose strampalate o offensive degli anni passati (quando abbiano anche visto l’organista con la maglietta del gruppo rock satanista, la “spirita santa” e altro) è un segno di una inversione di tendenza o solo una operazione di facciata? Cercheremo di capirlo.
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