Lo dicono 50 scienziati in un libro intitolato per l’appunto In sei giorni – Perché cinquanta scienziati scelgono di credere nella Creazione.
Una delle ragioni che indebolisce il messaggio cristiano è che anche la grande maggioranza dei credenti intende il racconto della creazione come un simbolo, una metafora, o addirittura una ingenua favola per bambini. Come abbiamo scritto altrove, anche l’attuale chiesa denominata “Valdese” accetta completamente la visione prevalente fra gli scienziati, inclusa la teoria evoluzionistica di Charles Darwin, a dispetto della nostra confessione di fede che afferma la divinità della Bibbia. La Chiesa Cattolica Romana non è stata da meno.
Certo, il centro della nostra fede è Gesù, il Cristo, la sua morte per i nostri peccati e la salvezza per fede. Si può credere a questi fondamenti e contemporaneamente a Darwin, ma sorgono due ordini di problemi. Il primo è la tentazione di dire che se i primi capitoli della Genesi sono metafore o simili, anche il resto della Bibbia può esserlo, anche la resurrezione di Gesù, che potrebbe essere risorto nel senso che “vive dentro i nostri cuori” come si dice spesso dei propri cari trapassati. Il secondo ordine di problemi è di carattere strettamente teologico: il mondo così com’è, è tutt’altro che perfetto. Come può Dio, sia pure attraverso il big bang, l’evoluzione e le altre teorie naturalistiche, aver creato un universo con la malattia, la morte e l’ingiustizia? E come la mettiamo con il fatto che il disordine è causato dal peccato di Adamo ed Eva, se questi sono arrivati milioni, miliardi di anni dopo la Creazione, anni in cui malattia e morte erano già presenti? Vedremo però che una storia del mondo così come viene insegnata oggi dalla scuola dell’infanzia all’università e nei mezzi di informazione (e persino nelle chiese), cozza non solo con la teologia, ma in modo ancora più evidente con principi e ragionamenti strettamente scientifici. Ecco perché pubblicheremo alcune sintesi delle tesi contenute nel libro In sei giorni. Ecco la prima.

Le teorie naturalistiche sull’origine dell’universo e della vita sono in contrasto con i principi della termodinamica e la realtà osservabile.
L’età della Terra non può essere provata né smentita perché abbiamo solo interpretazioni delle evidenze scientifiche.
Lo scrive Jeremy L. Walter, capo del Dipartimento di analisi ingegneristica e design presso il Laboratorio di Ricerca Applicata dell’Università Statale della Pennsylvania, dove ha ottenuto il Ph. D. (il dottorato) in Ingegneria Meccanica. È stato a capo di diversi progetti per la propulsione sottomarina per la Marina degli Stati Uniti
L’età della Terra – scrive – non può essere provata o dimostrata falsa. Non abbiamo alcun resoconto della più remota antichità, ma solo interpretazioni di osservazioni recenti.
Le teorie che vogliono un’età della terra di miliardi di anni son tutt’altro che dimostrate e sono difese con lo strumento di ignorare o cancellare

ogni evidenza che la contraddica. Chi dice cose diverse viene trattato da cialtrone o mentecatto, da ignorante della scienza, senza però confutare scientificamente le sue tesi. Si assume che le cose oggi osservabili si siano formate nel corso di milioni di anni, nel presupposto che tutto nel passato si sia svolto al ritmo in cui si svolge oggi, ad esempio l’avanzare dei delta dei fiumi. Ma in occasione dell’eruzione del Monte St. Helen nello Stato di Washington del 1980 si è constatato che il deposito di sedimenti, l’erosione causata da acqua e fango e la conseguente formazione di un grande canyon può avvenire nel corso di pochi giorni. Ora il canyon formatosi a seguito del depositarsi di fango e dell’erosione successiva ha un aspetto non diverso – se non per le dimensioni – da quelli che sono ritenuti vecchi di milioni di anni come il Grand Canyon. Si insegna che le montagne si alzano o si abbassano per fenomeni tettonici o sismici o di erosione, di pochi millimetri all’anno, ma sappiamo benissimo che il St. Helen perse 400 metri di altitudine in poche ore, la gran parte in decine di minuti.
(continua)

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