Il Sinodo valdese approverà il ‘Documento sulla famiglia’. Contro la Bibbia, nell’anno del ‘SOLA SCRIPTURA’

Con il consueto disprezzo per le regole, prima che il Sinodo, massima autorità della

Casa Valdese di Torre Pellice. Qui si svolge il Sinodo

Chiesa (a parte ovviamente Gesù Cristo), abbia votato, abbondano annunci, conferenze stampa e interviste di giubilo per l’avvenuta approvazione del “Documento sulle famiglie”.

Il “Documento sulle famiglie” che il Sinodo sta per approvare è già stato oggetto di  una ampia analisi su questo sito, ma si può riassumere il tutto in poche parole:

–         il Documento sul Matrimonio del 1971 è basato sulla Bibbia;

–         il Documento sulle Famiglie del 2017 è basato su recenti ideologie e sulle mode culturali e sotto culturali di questi anni.

Non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro. Ma vale la pena approfondire.

Il documento esordisce affermando che “la Chiesa Valdese da alcuni anni sta affrontando un dibattito inerente la comunione di coppia e la vita familiare”. Di che dibattito stanno parlando? Quello dove il presidente del Sinodo 2010 ha proibito di parlare di un appello firmato da quaranta membri di chiesa tra cui un pastore? Quello dove l’unico organo di informazione che esprime dissenso, cioè valdesi.eu, viene “deplorato” dal Sinodo con un ordine del giorno che dice il falso? Quello dove di quanto hanno detto i pastori delle comunità “etniche” si viene a sapere solo indirettamente, un anno dopo, grazie ad allusioni che scivolano nel razzismo, contenute nella relazione al Sinodo seguente? Quello dove si nega addirittura l’esistenza di un dissenso, e dunque si ammette chiaramente di non aver nessuna intenzione di aprire un dibattito? Quello nel quale non si vuole far sapere che una pastora e professora di teologia ha detto davanti a un milione di telespettatori che avere relazioni sessuali con uomini e donne è un dono di Dio?

E, se anche ci fosse, a che serve un dibattito nel 2017, se fin dal 2007 una pastora

La toga con facciole che indossano i pastori e le pastore

ha pubblicamente dichiarato di benedire le coppie omosessuali e un altro lo ha fatto con tanto di giornalisti che lo hanno – non smentiti – definito “matrimonio” nel 2010, prima che il Sinodo decidesse in merito? Che senso ha approvare nel 2010 le benedizioni e modificare il Documento della famiglia solo nel 2017?

La Commissione che ha elaborato il Documento che – a quanto risulta – il Sinodo non modificherà di una virgola (magari si facesse così nell’affrontare la Parola di Dio), è totalmente composta da persone che in merito hanno le stesse idee e cioè erano fin dall’inizio per un radicale distacco dalle Scritture, e queste persone hanno dialogato anche con persone al di fuori della Chiesa, purché fossero schierate in partenza sulle stesse loro posizioni.

La commissione, del resto, “è stata ridenominata <<famiglie, matrimonio, coppie, genitorialità>>”. Un nome che è tutto un programma e sarebbe interessante sapere chi l’ha rinominata, visto che il testo usa un ambiguo verbo passivo. Il plurale “famiglie” significa che qualunque cosa è famiglia, dunque si cancella quanto scritto nel precedente atto, il Documento sul matrimonio, approvato dal Sinodo del 1971 con ben altre modalità, ad esempio mettendo al centro la Bibbia, ora praticamente accantonata. La parola “coppie” significa che si includono anche coppie non sposate e “genitorialità” dice che si accetta totalmente la disgiunzione tra procreazione e essere genitori per dare alle coppie omosessuali il diritto di privare un bambino di uno dei genitori al fine di farne “il loro figlio”, un vero e proprio sacrificio umano sull’altare del dio “Gender”.

Il Documento, anziché basarsi sulla Bibbia, fa ampio riferimento al Sinodo

Il Sinodo dei vescovi sulla famiglia

straordinario sulla famiglia in ambito cattolico romano”, o meglio, alle interpretazioni più ampie delle tesi più spinte presentate in quel consesso. Nel menzionare le differenze che permangono con i Cattolici, non viene menzionata quella vera, cioè che noi ci basiamo sulla Sola Scriptura (con tutto quel che segue, incluso il fatto che per noi il matrimonio non è un sacramento), di cui ci si dovrebbe ricordare con tutto il parlare dei 500 anni di Lutero, ma che “per noi” il matrimonio parrebbe essere qualsiasi aggregazione sociale “basata su un legame di solidarietà”, come sentiamo tante volte ripetere. Orbene, poiché mai la Scrittura dice né suggerisce questo, mentre sono ben chiare le sue parole contro l’omosessualità, la “colpa” dei cattolici –in questo caso – sarebbe quella di attenersi maggiormente alla Scrittura! Cosa peraltro in declino con l’avanzare del bergoglianesimo.

Il Documento afferma poi che “la famiglia presunta «naturale» è in realtà regolata dallo Stato che definisce per legge quali vincoli affettivi possano dirsi famiglia, ma non bisogna dimenticare che la legislazione è influenzata dai cambiamenti socio-culturali”. Non arriva proprio a dire che la famiglia è stata inventata dallo Stato, ma ci arriva molto vicino. Il fatto che, per natura, solo l’unione uomo-donna sia feconda non conta, né il fatto che la specie umana, avendo dei piccoli che per anni non sono autosufficienti, non sarebbe sopravvissuta senza un rapporto duraturo tra l’uomo e la donna. In nome della celebrazione dell’omosessualità dimenticano persino il tanto vezzeggiato Darwin, le cui teorie generalmente sono considerate dogma.

Il testo aggiunge che “[o]ltre alle leggi, lo Stato interviene a modellare la famiglia anche attraverso le politiche sociali”! Insomma, chi ha un legame di affetto, di attrazione e di fedeltà verso la propria moglie o il proprio marito lo fa perché lo Stato dà le detrazioni fiscali, un certificato di matrimonio e la pensione di reversibilità? Oltre allo statalismo, torna anche un iper-materialismo ideologico!

Segue il decisivo, fortemente ambiguo: “Il protestantesimo invita a concepire ogni famiglia come un nucleo di esistenze imperniate sulla vocazione, sulla formazione di un legame duraturo e sull’alleanza di grazia con Dio. Le nuove forme di famiglia sono a volte percepite come una messa in crisi della cosiddetta «famiglia tradizionale», in realtà possono essere un contributo alla riflessione sulla vocazione dei/ delle credenti: si creano così le condizioni per vivere tutte le forme di famiglia in modo cristiano, senza però «cristianizzarle» ma mantenendo quella distanza critica che consente di relativizzare ogni forma di famiglia.”

Nuovi tipi di “famiglie”

Belle le parole sul legame duraturo e molto suggestive quelle “sull’alleanza di grazia con Dio”, ma dove sta l’alleanza se si fa il contrario di quanto Dio, nella Sua parola, più volte dice? Notevole il tentativo – fallito – di spiegare che le cosiddette “nuove forme di famiglia” non danneggiano la famiglia tradizionale, perché sono “un contributo alla riflessione sulla vocazione dei credenti”: e che significa? Parole parole, finalizzate a “relativizzare ogni forma di famiglia”, cioè “relativizzare” anche la parola di Dio, che nella Scrittura è molto specifica su cosa è famiglia e cosa non lo è: chiamare “famiglia”, ciò che la Bibbia definisce “abominio” è un bell’esempio di relativizzazione. Detto più chiaramente, il punto vero è infischiarsene della parola di Dio e di Dio stesso, ma – per non scandalizzare troppo i contribuenti della Chiesa (non quelli che firmano l’8 per mille che non si scandalizzano per nulla) – lo si fa con frasi nebulose. Del resto, se la Parola di Dio non conta in generale, si può tranquillamente rottamare anche “il tuo parlare sia sì sì, no no”.

Il documento dice anche che per accedere alla benedizione/matrimonio occorre dichiarare la “volontà di vivere l’unione secondo l’insegnamento dell’evangelo”. Una unione omosessuale secondo l’insegnamento dell’evangelo? Evidentemente anche la parola “evangelo” è flessibile e peraltro usata qui in modo anomalo: da nessuna parte nella Confessione di fede valdese si dice o si suggerisce che i quattro Evangeli abbiano una natura diversa, men che meno contrastante, rispetto al resto della Bibbia. E comunque nell’Evangelo di Matteo si dice “Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento” (5:17). E nell’Evangelo di Luca: “è più facile che passino il cielo e la terra, piuttosto che cada un sol apice della legge” (16:17).

Nel punto 5 della “Introduzione” si leggono queste parole:

…includendo i rapporti tra persone dello stesso sesso che nelle chiese valdesi e metodiste sono accolte e che, dopo sofferto dibattito causato da una cultura plurisecolare di discriminazione, hanno potuto iniziare un cammino verso il riconoscimento della loro realtà di amore e comprensione reciproca con la richiesta di benedizione della loro unione”.

Qui il Documento potrebbe anche terminare: senza dare neppure l’ombra di una giustificazione scritturale, che infatti non esiste (l’unica brevissima citazione biblica nelle prime tre lunghe pagine in realtà è una citazione del Documento del 1971, e non c’entra nulla con l’omosessualità) dice tre cose molto pesanti.

1)      “Discriminare” in sé può non essere negativo: il giudice deve discriminare il colpevole dall’innocente, il medico deve discriminare il malato dal sano, ma qui è chiaro che si intende una cosa equivalente alla discriminazione razziale. Dunque il Documento sinodale dà qui dei “discriminatori”, nel senso di “razzisti”, a coloro che all’interno della chiesa si sono opposti alle benedizioni per le unioni omosessuali. Si noti che, nonostante la menzogna ripetuta cento volte della “larga maggioranza”, solo il 58% dei membri del Sinodo 2010 votarono a favore di queste benedizioni, dunque il restante 42% è marchiato di “discriminazione” para-razzista. Si noti anche che quell’ordine del giorno lasciava le chiese locali libere di approvarle o meno: ora però il Sinodo 2015 dice che chi non le approva è equiparabile al razzista. Viene fuori un’ipocrisia veramente straordinaria: nel 2010, pur di ottenere l’approvazione delle benedizioni gay si violò uno dei fondamenti dell’ordinamento della Chiesa Valdese (a partire dal patto dell’Unione del 1561, rinnovato con l’Unione delle Valli del 1571, confermato nel 1647 e nel 1658) che assegnano senza ombra di dubbio al Sinodo le decisioni di questa portata. Ma fu solo un meschino compromesso di cui gli artefici stessi non condividevano il contenuto, perché ora si dice chiaramente che chi non si adegua alla nuova dottrina è una persona, o una chiesa locale, indegna. Non era un compromesso, ma un inganno premeditato.

2)      A chi si oppone alla celebrazione liturgica dell’omosessualità non riconosce neppure la dignità di vedere menzionate le proprie motivazioni, magari per dire che sono sbagliate. No: solo il marchio d’infamia di essere equiparati ai razzisti.

3)      La Bibbia è ormai combattuta in modo talmente profondo che una presa di posizione su basi bibliche, in questo caso la contrarietà alla celebrazione liturgica dell’omosessualità, non può neppure più essere definita come tale.

4)      È chiaro che il giudizio di “discriminazione” equiparabile al razzismo non riguarda solo chi si oppone oggi alla celebrazione (si potrebbe quasi dire “adorazione”) dell’omosessualità, ma va esteso a tutti i valdesi del passato. Infatti si dice che è una discriminazione “plurisecolare”, e dunque tutti sono marchiati, fino a Valdo di Lione e a chi c’era prima di lui, e certamente fino all’apostolo Paolo e a Mosè, autore del Levitico. Sparisce dunque anche l’altra finzione ipocrita che giustifica la deriva omosessualista, quella secondo la quale l’evoluzione storica fa sì che oggi l’omosessualità vada considerata in modo diverso dal passato. No, per la nuova religione l’omosessualità è una verità assoluta fin dalla creazione, forse è il “logos” stesso del Vangelo di Giovanni. Dunque il marchio d’infamia va anche a Dio stesso, poiché la Bibbia, compresi i libri di Mosè e le lettere di Paolo, è parola di Dio. Siamo infatti alla bestemmia più radicale. La Parola di Dio è respinta in modo radicale, sostituita dall’ideologia gender-omosessualista. Abiura e apostasia.

E ciò può ben essere la fine di questo commento, e non solo di esso.

2 commenti

  1. Ringrazio al Dio che il vostro movimento esiste. Non capisco proprio perché una chiesa che seguiva da secoli la parola di Dio nel l’ultimi tempi si è allontanata da Lui, che segue il mondo. Accettare ,e che è peggio, benedire i matrimoni gay è una mossa fatale che fa impressione solo al mondo , e di sicuro non al Dio.
    Non vi fate sconfiggere nelle vostre battaglie i fratelli del movimento “Antichi Sentieri”, salvate i vostri giovanni.
    Vorrei tanto capire quando è cominciato tutto il cambiamento delle regole della chiesa valdese, come mai? Avete tra di voi delle spie gesuite che fanno ingannare il popolo di Dio? Sembra proprio un °lavoretto ° di questo genere.
    Mi dispiace tantissimo, visto la storia della vostra chiesa e tutte le persecuzioni che dovevate subire.Penso che la Chiesa di una volta avrebbe vergogna delle persone che si credono i valdesi , che si credono i cristiani e che non seguono la Bibbia.
    Sono però felice che esiste il vostro movimento,davvero. Anche perché sto preparando il viaggio per le chiese protestanti polacche che visiteranno i posti importanti per la storia di riforma protestante e volevamo visitare anche Voi a Torre Pellice e da quando ho saputo della storia dei matrimoni gay tenevo tanto per la reazione del gruppo.
    Che Dio vi benedica fratelli.

  2. Ciao, siamo il pastore della Chiesa della Moravia, Unitas Fratrum a Praga. Molte centinaia di anni fa, i nostri padri della fede si incontravano regolarmente con la vostra chiesa e si sostenevano a vicenda. Abbiamo letto questa storia ultimamente e mi ha commosso molto. Volevo dirti che ti pensiamo nella preghiera e ti auguriamo tanta benedizione di Dio nel tuo lavoro. Sono felice di incontrarti di persona a volte, perché credo nella nostra reciproca connessione e arricchimento spirituale, iniziata tra le nostre chiese al tempo dei nostri padri. Cordialmente, Tomáš Růžička, Pastore dell’Unità dei Fratelli a Praga

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