Profonda crisi vocazionale

Il dibattito sinodale 2015, tra le molte “oscurità” ha riservato anche qualche sprazzo di luce. Per la prima volta ha sollevato il problema dell’ormai evidente (ma sempre ignorata, quando non negata) crisi vocazionale che attraversa la nostra Chiesa. Purtroppo la questione è stata proposta soltanto da quell’esigua minoranza che ancora si oppone alla linea ufficiale ed è stata subito zittita dalla sapiente regia sinodale, nondimeno è stata coraggiosamente ripresa proprio da due dei nostri maggiori Pastori e Teologi, Paolo Ricca e Giorgio Tourn, in una “libera chiacchierata” su Riforma (“Una Chiesa in torpore” – 4 settembre).

In buona sostanza i due pastori, cui hanno fatto eco anche i Pastori Pasquet e Garufi (di cui SAV ha già dato notizia) hanno evidenziato come la Chiesa Valdese sia in preda ad una profonda crisi vocazionale, che si concreta poi nel calo dei membri, delle contribuzioni, della presenza ai culti e anche dei candidati al pastorato. Una diagnosi molto interessante e anche toccante perché mette a nudo tutte le criticità della nostra Chiesa, così com’è ora, a causa delle discutibili scelte teologiche degli ultimi venti/trent’anni (teologia liberal), che l’hanno portata lontano dal suo ruolo di fedele testimone dell’Evangelo.

Ricca parla di “incapacità di motivare l’impegno sociale della Chiesa, di disaffezione al culto, di predicazione mediamente insoddisfacente da parte dei nostri pastori”, sottolinea anche come nelle opere diaconali, su cui l’establishment attuale sembra puntare tutto, “la fede si esaurisce lì… e non è in grado di motivare evangelicamente il tuo rapporto con Dio”.

Tourn è ancora più duro e si chiede : “Tu ti illudi che ci sia la fede?” (nella nostra Chiesa), poi attacca la carenza di formazione teologica, lanciando nel contempo un’accusa altrettanto grave contro le opere diaconali: “(i progetti di accoglienza) sono la traduzione in termini evangelici della politica di papa Bergoglio. Un fare la carità”.

L’analisi dei due pastori propone una diagnosi molto interessante, quella già toccata nel dibattito sinodale e ripresa in uno dei culti sinodali dal Pastore Langeneck. La carenza teologica risiede nel fatto che, sostiene Ricca: “C’è una scuola di pietà che non è stata insegnata (anzitutto in Facoltà!) perché probabilmente non è stata vissuta” e anche “tutto il campo delle opere risponde all’amore del prossimo, ma dov’è l’amore per Dio? La malattia è che siamo tutti rivolti al sociale, …ma nel sociale esauriamo il discorso cristiano, fuori da lì siamo muti”.

Ricca quindi conclude dicendo: “Ne usciamo solo con una presa di coscienza. E’ questo che mi manca nel Sinodo. La Chiesa riconosca la sua situazione di malattia”.

Una presa di coscienza che purtroppo la Chiesa, il Sinodo, i pastori, e tutto l’establishment si rifiutano categoricamente di fare, perché di fatto vorrebbe dire “rinnegare se stessi”, rinnegare trent’anni di fallimentare teologia liberal, di studi storico critici della Bibbia, di aperture teologiche su temi controversi e contrari all’insegnamento evangelico.

C’è tuttavia una nota di speranza, derivante dal fatto che nella nostra Chiesa ci sono ancora credenti che sentono l’amore per Dio come l’unica forza che possa guidare un credente.

E c’è purtroppo una nota dolente derivante dal fatto che questi sono spesso soltanto pastori e credenti anziani, formatisi alla luce delle teologia evangelica classica (barthiana), mentre i giovani, in particolare i pastori che sono usciti dalla facoltà negli ultimi decenni, sono schierati su di una teologia che ha prodotto soltanto dei professori laici e non più dei pastori d’anime.

Soltanto Dio potrà a questo punto salvare la sua Chiesa e dobbiamo sperare e pregare affinché questo avvenga, per ora rallegrandoci che dopo decenni di silenzio sinodale, abbiamo potuto udire queste voci di autentiche coscienze cristiane evangeliche.

Nikodemos

Domanda (è una domanda aperta in attesa di risposta, non una domanda retorica): cos’hanno fatto in questi decenni i pastori nominati nell’articolo per contrastare la tendenza di cui commentano con lucidità le conseguenze? Forse tantissimo, ma quasi sempre in modo così “riservato” che il normale membro di chiesa non se ne è accorto. Forse in qualche incontro di pastori, o tra pochi amici. Ma non soffriamo certo di mancanza di pastori, bensì di fedeli. E siamo d’accordo che il vero problema è la qualità, più che la quantita, ovvero: più preoccupante dei templi vuoti, sono i sermoni vuoti, vuoti perché Gesù Cristo è a volte solo di passaggio (vedi l’inaugurazione del Sinodo). Ma, certo, la vocazione non si trova dentro i banchi di un tempio, ma dentro il cuore degli uomini e delle donne. Quanti sono stati allontanati da quell’andazzo che appariva e appare incontrastato?

7 commenti

  1. A Nikodemos. Il prof. Ricca teneva, fino a qualche anno fa, su ‘Riforma’ una rubrica di colloquio con i lettori dove l’annunzio del Vangelo era limpido e chiaro, senza tentennamenti. Poi la rubrica è stata chiusa (e magari questo è coerente con la premessa di cui sopra). Ed ancora il prof. Ricca ha duramente criticato la posizione teologica di benedizione fatta a Milano, credo la prima volta, di una unione omosessuale.
    Ma al di là di tutto credo che l’attuale andazzo sia dovuto alla ossequiente adesione a ciò che è politicamente corretto. Quindi allo strepito di molti, non all’asserito silenzio di pochi.

  2. La causa del male è l’entrata nella Chiesa di pastori sensantottini e di pastore femministe che si sono illusi di ingannare gli eletti con le loro promesse di libertà. La vera libertà è quella dal peccato per mezzo dell’opera di Cristo ed è questo “l’annuncio del Vangelo limpido e chiaro!”…Ma da quanto tempo questo non si ode più? Siamo sprofondati nel più profondo umanesimo, dove l’uomo con i suoi desideri e voglie carnali è al centro, e questo è stato definito “così si nasce”, bella roba! Allora per che cosa Cristo ha sofferto?…per che cosa ha patito l’ira di Dio? I pastori dicono che è per un semplice atto di generosità verso il mondo…non si possono più nominare termini come “espiazione”, “giustificazione”, “redenzione”, parole incomprensibili, troppo difficili per una cultura moderna!
    E questo avviene nella Chiesa i cui membri rimangono nel loro peccato, compiacenti e ingannati proprio da coloro che dovrebbero condurli sulla via della Vita eterna per mezzo di Cristo e in Cristo.

  3. Però se l’alternativa è tutti pastori maschi e donne con il velo in testa…
    Tra valdesi e ADI… sto seriamente pensando di chiedere accoglienza a Papa Francesco…

  4. Io credo che sia sbagliata la contrapposizione fra i “pastori sessantottini” ed i conservatori alla Lucio Malan. Credo che entrambi stiano esagerando. Parliamo di omosessualità, un tema che divide. Mi sembra sbagliato celebrare “nozze gay” equiparate alle “nozze normali”, ma mi sembra sbagliato anche sabotare il DDL Cirinnà con migliaia di emendamenti oggettivamente ridicoli, come l’emendamento che chiede gli estremi della patente di guida a chi vuole contrarre unione civile. Gli omosessuali non rispettano il disegno dell’Eterno? OK, neanche i fumatori. Avete mai cacciato un fumatore dalla comunità?

  5. Mai cacciato i fumatori, vero, ma neppure mai celebrato la benedizione liturgica delle sigarette o della fumata. Mi pare davvero una differenza decisiva

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