Prima nostra risposta alla moderatrice Trotta sul “caso Malan”.

In riferimento al “Intervento istituzionale” della moderatrice della Chiesa Valdese, Alessandra Trotta, ecco alcune prime osservazioni:

Forse la moderatrice Trotta, che conia un nuovo termine in lingua italiana: “moderatora”, non è a conoscenza della censura avvenuta nei confronti dell’ Appello al Sinodo 2010, perché infatti fu occultato. Il pastore che iniziò a parlarne al Sinodo fu subito interrotto e non gli fu permesso di proseguire. La Chiesa valdese ufficiale usava un tipo di censura silente, immerso nel silenzio, usando il silenzio come arma di censura.

Sinodo Valdese 2010. Si riunisce il Corpo Pastorale. Il pastore Gianni Genre, che  non è certo un pastore qualsiasi, ma uno dei predicatori più apprezzati, nonché ex moderatore, prende la parola, accenna all’Appello al Sinodo per la fedeltà alla Confessione di Fede, dicendo che la Commissione d’Esame dovrebbe averla letta, ma viene interrotto dal Presidente del Sinodo Marco Bouchard:  “Dell’Appello al Sinodo non si parla”. Genre non replica e prosegue il suo ragionamento su altro tema.
I dussenzienti, insomma, “fatti fuori” da una gerarchia che non ama nemmeno i suoi stessi membri di chiesa, benché li chiami “fratelli”. La moderatrice ignora forse che persino al Sinodo era stato occultato, sottratto alla conoscenza dei suoi deputati e dei membri di chiesa, in una silente censura, che i patrimoni immobiliari dell’Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste sarebbero passati per intero in mano alle banche creditrici, dalla Casa Valdese di Torre Pellice, a tutti i templi, ai siti storici, se di proprietà, oltre naturalmente agli ospedali. Tutto questo non accadde perché dopo una trattativa per l’approvazione di una legge regionale, mediata dal senatore Lucio Malan, gli edifici furono salvati. Ma la faccenda non doveva venir fuori, ma è conosciuta da una parte del popolo Valdese.
Il popolo valdese non è la chiesa, come ci aveva insegnato un pastore valdese di Villar Pellice, concetto che fu tramandato alla sua parrocchia; il pastore fu Pietro Enrico Tron. “Il popolo e la chiesa sono due società divise ed ognuna deve avere la sua propria esistenza, riconosciuta e rispettata, Il popolo e la chiesa sussistono dunque l’uno accanto all’altra, magari anche l’una nel seno dell’altra. Ci sia dunque la parrocchia che comprende tutti gli abitanti Valdesi entro certi limiti territoriali, questo rappresenta il popolo. Ci sia poi la Chiesa che comprende tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito di Dio e che vivono nei limiti di quella parrocchia” (Pastore Tron).
Il discorso può essere fatto anche all’inverso: il popolo valdese ha una sua autonomia e di conseguenza non è tenuto a sottostare a un diktat, a una imposizione tassativa di una gerarchia che non consente, in nessun modo di pensarla diversamente dalle ideologie dominanti. E questo popolo valdese è libero pure di seguire le direttive della Chiesa storica Valdese riconosciuta attraverso la sua Confessione di Fede valdese proclamata, insegnata e rispettata,
Daniela Michelin Salomon
(segreteria S.A.V.)

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