La testimonianza di Felix Neff (1797-1829), predicatore del Risveglio

Felix Neff,  nato l’8 ottobre 1797 a Ginevra e morto il 12 aprile 1829, nella stessa città, era un pastore protestante svizzero che ha esercitato quasi tutto il suo ministero in Francia, essenzialmente nel Delfinato, dove opera come evangelista, insegnante, agronomo e ingegnere. Contribuisce a cambiare moralmente, socialmente ed economicamente la situazione di queste alte valli. Viene spesso paragonato a Jean-Frédéric Oberlin, il pastore di Waldersbach (Le Ban de la Roche) in Alsazia .

Gioventù e conversione  

Félix Henri Neff nasce in una famiglia protestante separata. Il padre, Jean Henri Neff, perderà interesse molto presto e completamente per suo figlio. Vive a Parigi dove si era rifugiato dopo aver preso parte agli eventi rivoluzionari di Ginevra alla fine del xviii secolo. Con spirito volterriano e completamente conquistato dallo spirito illuminista del tempo, crede nel futuro di un’umanità “illuminata” e combatte sulle barricate nel 1830 a Lione. Sua madre, Jeanne-Pernette Bonneton, non essendo religiosa e tutt’al più deista, lo fa battezzare il 14 ottobre 1797 al tempio di Saint-Germain, ma non riceve educazione religiosa; amava, però, frequentare gli incontri dei “Cristiani per la nuova Chiesa”. Leggeva i Salmi, Plutarco, Jean-Jacques Rousseau, mentre un pastore gli dava lezioni di latino.

Giovanissimo, è affidato a un giardiniere che suggerisce alla madre di facilitare il suo ingresso nel Jardin des Plantes di Parigi. Lavora poi lavorato per diversi fioristi dove mostrato grande interesse per la sua attività, arrivando anche a scrivere un libro sulla coltivazione degli alberi. La situazione economica della famiglia diventava difficile, sua madre lo manda da un pastore che gli offre un posto come assistente farmacista, che Félix Neff rifiuta. In mancanza di altre soluzioni, accetta di arruolarsi nel reggimento di artiglieria della Guardia della città, cosa che fa a diciassette anni, raggiungendo anche il grado di brigadiere due anni dopo.

E’ durante l’esercizio delle sue funzioni di sottufficiale che conosce i “Momiers” della Chiesa indipendente nata dal Risveglio. Questa “setta” essendo mal percepita dalla popolazione, i suoi membri sono oggetto di molte vessazioni e violenze ed è per difenderli che interviene la Guardia. Neff non condivide assolutamente le loro concezioni del cristianesimo e si offende persino che li voglia difendere. In questo momento, ovviamente, è ben lungi dal sospettare che presto aderirà alle loro idee. E’ dopo aver letto un breve trattato tradotto dall’inglese, “Miele che scorre dalla roccia” , che attraversa una profonda conversione personale e decide di dedicare la sua vita all’annuncio della Parola di Dio. Poi lascia l’esercito, nel 1819, e va ad annunciare l’Evangelo, prima in Svizzera.

 Prime missioni  

Non avendo fatto studi biblici, Félix Neff inizia a perfezionarsi nello studio della Bibbia con i pastori della Chiesa indipendente, in particolare Émile Guers , poi, alla fine del 1820, inizia una campagna di evangelizzazione come evangelista indipendente e itinerante. Dopo Ginevra, attraversa i cantoni vicini (Neuchâtel , Basilea, Giura bernese), predica nelle carceri, mentre lavora per guadagnarsi da vivere. Il suo stile di predicazione è molto poco accademico, mostrando una grande libertà di tono, essenzialmente centrata sulla corruzione dell’uomo e sulla necessità della conversione. Questo discorso non si adatta bene ai pastori affermati che lo accusano di causare problemi nelle loro chiese. Si sente subito incompreso nel suo paese e cerca di andarsene per ottenere un po’ di indipendenza. Avendo saputo che il parroco di Grenoble, César Bonifas, cercava un evangelista che lo sostituisse per un po’, Félix Neff se ne va immediatamente. Rimane presto deluso perché trova lo stesso conformismo di Ginevra e il peso del formalismo ecclesiastico in un ambiente “essenzialmente refrattario”. È quindi con sollievo che risponde al Mens a Trièves, che a sua volta è alla ricerca di un sostituto provvisorio.

 Missione a Mens nel Trièves  

Neff arriva al Mens il 28 dicembre 1821 dove, in assenza del pastore Scipion Raoux, lavora con il suo collega Aimé Blanc. Pensava di trovare lì una parrocchia i cui abitanti, di costumi più semplici, sarebbero stati, almeno per tradizione, più attaccati alla fede cristiana di quelli di Grenoble. Il pubblico era considerevole (circa milleduecento persone) ma, per Félix Neff: “Tutte queste belle persone sono morte”. Analoga è anche la sua opinione sul collega: “Blanc secondo me, sebbene molto ortodosso, bonario e anche molto zelante, dorme ancora con tutte le sue forze nel protestantesimo”.

Ben presto dubita molto di poter restare alla Mens perché gli svizzeri avevano scritto al parroco e al Concistoro per metterli in guardia contro il suo insegnamento e i suoi metodi. Félix Neff non si scoraggia e si mette al lavoro con zelo, arrivando a imparare il patois per farsi capire dal suo pubblico. Ben presto il Risveglio irrompe in tutte le parrocchie, soprattutto tra i giovani e Félix Neff scrive: “Ho visto risvegliarsi in due comuni che fino ad ora avevano dormito nel sonno più profondo”. Ritornato il parroco titolare, la maggior parte dei capifamiglia si rivolge al Concistoro per chiedergli di mantenere Félix Neff come parroco catechista, offrendosi di pagarlo con il proprio denaro, che il detto Concistoro accetta in data 11 giugno 1822. Durante l’assenza del pastore titolare, Neff vive in perfetta sintonia con il suo collega Blanc, che riesce insensibilmente ad attrarre alle sue vedute, ma il pastore Raoux, che era tornato, non amava i “mistici di Ginevra, gli innovatori” e rimprovera a Neff le assemblee serali e quelle che, d’estate, tiene in campagna la domenica pomeriggio. La faccenda si infittisce, quindi Neff deve recarsi a Parigi per giustificare la sua azione davanti al Concistoro. Ma durante la sua assenza il Risveglio si è diffuso a tal punto che i credenti stessi tengono assemblee nelle loro case. Al suo ritorno, Neff continua il suo lavoro con lo stesso zelo e lo stesso successo. Tuttavia, poi ritiene necessario essere ordinato da una chiesa ufficiale

Tuttavia, non avendo fatto studi regolari, deve chiedere questa ordinazione alle chiese indipendenti d’Inghilterra, che richiedevano meno conoscenze e favorivano fervore e profondità spirituale. Félix Neff parte quindi per Londra dove è consacrato il 19 maggio 1823 nella Cappella Congregazionalista di Poultry. Non si sofferma nella capitale britannica e, dal 28 maggio è a Parigi, anche valutando di approdare quanto prima al Mens. Vi rimarrà però fino al 28 luglio perché nel frattempo ha ricevuto pessime notizie per il suo futuro pastorale a Trièves.

Durante l’assenza di Neff, il pastore Raoux non ha mai smesso di intrigare contro di lui. Contrario alle convinzioni e ai metodi di Neff, ma incapace di combatterlo su questo terreno, spera di scacciarlo istituendo una cabala politica. Professando lui stesso opinioni molto monarchiche, presenta Neff come “l’inviato del partito inglese per alienare i francesi dal governo e dai Borboni”. Neff viene addirittura denunciato alla polizia generale di Parigi e il prefetto dell’Isère viene colto della vicenda. Il pastore Bonifas, di Grenoble, indignato e spaventato, consiglia a Neff di non tornare. “Il prefetto, gli scrive, è talmente prevenuto che parla di farti arrestare se vieni nel dipartimento dell’Isèree non soffrire”. Anche Blanc teme il ritorno di Neff e gli chiede di rimandarlo. Inoltre, Neff è stato avvertito che sarebbe stato ucciso se fosse tornato a Mens!

Neff però non si lascia intimidire e il 28 luglio torna a Mens dove ricevette un’accoglienza entusiastica, gli abitanti non esitano a percorrere chilometri per venire ad ascoltare le sue prediche. Fa però di tutto perché questo ritorno non fosse percepito come un trionfo personale ed evita di presiedere alle veglie. Ben presto capisce che deve rinunciare a qualsiasi assemblea e che ogni riconciliazione con Raoux è impossibile. Dice poi al prefetto che il Concistoro avrebbe cercato un altro parroco e che era pronto a ritirarsi. Neff lascia Mens alla fine dell’agosto 1823. Durante il mese di settembre visita le chiese di Bourgoin, Vienne, esorta per lettera i Mensois e si tiene in contatto con loro. Fa anche un’escursione nell’Alta Drôme e un breve viaggio a Lione. E’ allora che gli sono offerti due posti di lavoro, uno nelle Hautes-Alpes , un altro vicino a Montpellier. Neff non esita a lungo e alla fine di settembre ha scelto le Hautes-Alpes perché: “Nelle Alpi sarei l’unico pastore, e quindi libero; al Sud, circondato da pastori, per lo più amici nel mondo, sarei costantemente preoccupato”.

 Il campo di missione Hautes-Alpes  

Neff lascia Grenoble il 9 ottobre 1823, risale la valle della Romanche e si ferma a Le Chazelet, presso La Grave, prima frazione della sua futura parrocchia dove erano presenti cinque o sei famiglie protestanti. I pochi protestanti in questo villaggio erano tutti nati cattolici; erano stati convertiti al protestantesimo vent’anni prima da un uomo del loro villaggio, educato a sua volta dal padre del pastore Blanc di Mens, allora residente a Briançon. Da allora, molto raramente ricevevano visite di pastori, ma Félix Neff osserva che “conoscono la Bibbia meglio di me”. Scende poi a Briançon dove il sottoprefetto gli nega l’autorizzazione a svolgere le funzioni di pastore, perché è straniero e non di Orpierre.

Dopo Briançon, Félix Neff si affretta a visitare gli altri villaggi della sua immensa parrocchia nelle valli di Freissinières, Champsaur e Queyras; li lascerà solo per missioni veloci al Mens o nelle valli valdesi in Piemonte.

 Un pastore illegale ma tollerato  

Félix Neff in realtà viveva e lavorava in Francia nella più totale illegalità. Infatti, gli articoli organici della legge del 18 anno Germinale X (8 aprile 1802) richiedevano che i pastori fossero francesi e che avessero ricevuto una vocazione dal concistoro locale, in questo caso quello di Orpierre; dovevano anche prestare giuramento al governo. Tale dispositivo doveva essere rafforzato da una circolare del Ministero dell’Interno inviata il 30 maggio 1820 a tutti i presidenti di concistori in cui si specificava che sarebbero stati autorizzati solo i pastori in possesso di una laurea in teologia rilasciata dalle Facoltà.

Félix Neff cercherà di regolarizzare la sua situazione chiedendo ufficialmente la sua naturalizzazione il 15 gennaio 1824 presso la prefettura di Gap. Verrà respinta il 10 giugno dal Guardasigilli sulla base degli incidenti avvenuti a Mens, anche se, presso la prefettura di Isère, si è riconosciuto che le accuse non erano suffragate da alcun elemento di prova. Si trattava infatti di una congiura messa in piedi dal pastore Raoux de Mens sostenuto da alcuni parrocchiani che inviavano rapporti alla prefettura dell’Isère accusando Félix Neff di dividere i protestanti, di provocare uno scisma, di tenere adunanze segrete e di cercare di accaparrarsi sostenitori per il governo inglese.

La presenza di Félix Neff è quindi solo tollerata dalle autorità e questo, pare, perché il presidente del concistoro di Orpierre, il parroco di Aldebert, e le locali comunità protestanti gli sono favorevoli e perché non vi erano incidenti da segnalare. Félix Neff non sarebbe stato ancora ammesso come parroco se fosse stato integrato nella nazionalità francese perché non possedeva il diploma ufficiale richiesto, il suo riconoscimento da parte di una chiesa inglese non aveva valore legale in Francia.

Félix Neff non è riconosciuto come pastore concordatario, quindi non ha riceve cure dallo stato. Sappiamo che ricevette aiuti materiali dalla Society of Continental Missions di Londra, ma non sappiamo se le chiese di Queyras, Freissinières e Saint-Laurent-du-Cros lo sostenevano economicamente. Non è impossibile poiché gli abitanti del Queyras chiesero nel 1827 “un pastore che potesse prelevare lo stipendio del governo”. Allo stesso tempo, inoltre, il presidente del Concistoro ha intimato a Neff di rispondere se intendeva ancora servire questo Paese. Sappiamo che per far fronte alle sue necessità manteneva un piccolo giardino, a Dormillouse situato nel fondovalle di Freissinières.

 La parrocchia di Félix Neff  

La parrocchia di Félix Neff si estendeva su diverse valli con accesso molto difficile, dove vivevano alcuni gruppi di protestanti che a volte ignoravano persino l’esistenza l’uno dell’altro.

Questo campo di missione copriva essenzialmente Queyras, Le Champsaur, la valle di Freissinières così come alcuni villaggi isolati in diversi settori delle Hautes-Alpes: Queyras  : Arvieux (La Chalp), Molines , Saint-Véran e molti altri borghi; Champsaur  : Chabottes , Chaillol , Forest-Saint-Julien , Saint-Bonnet-en-Champsaur , La Motte-en-Champsaur e Orcières;Freissinières  : Dormillouse , Les Mensals, Les Viollins, Les Ribes; Oisans  : Le Chazelet, vicino a La Grave; Guillestre, Vars, Villar-Saint-Pancrace (vicino a Briançon).

Questo campo di missione era difficile da visitare a causa delle sue dimensioni e della difficoltà di accesso, soprattutto in inverno. Félix Neff quindi trascorre una notevole quantità di tempo viaggiando; gli orari che si dà consentono una visione più precisa. Sono stati quindi quasi trecentoventi chilometri in totale che doveva percorrere, sempre a piedi, nel caldo dell’estate così come nel gelo dell’inverno, per visitare tutti i suoi parrocchiani. Come scrive lui stesso dopo un giro durante il quale non visitò né le frazioni di La Grave né quelle di Champsaur: “Ecco la storia di uno dei miei giri; Ho così tanto da fare tutto il tempo. Mi prendono ventuno giorni; poi è ricominciare”.

 L’organizzazione della parrocchia  

Dal giugno 1824 la parrocchia di Félix Neff è annessa alla Chiesa Concistoriale di Orpierre, creata nell’ambito degli articoli organici del 18 Germinaio anno X (18 aprile 1802), che riuniva tutti i protestanti delle Hautes-Alpes, la grande maggioranza di loro vive altrove nel sud del dipartimento.

Questa parrocchia contava quattrocentocinquanta protestanti nel Queyras, quattrocento a Freissinières, un centinaio a Champsaur e poche famiglie sparse a Villar-Saint-Pancrace, Chazelet, Guillestre e Vars. Aveva quattro templi, a Saint-Véran (costruito nel 1804), Arvieux (1806), Les Viollis (1824) e l’antica cappella di Dormillouse; altre cappelle erano state date al culto protestante nel 1808, ma i protestanti non avevano potuto impossessarsene, vuoi perché la loro collocazione geografica non era loro consona (La Grave), vuoi per l’opposizione dei comuni (Villar-Saint -Pancrace, Vars-Sainte-Marie, Orcières).

Sebbene considerato il pastore di Freissinières, Félix Neff è ufficialmente assegnato al Queyras dove fa costruire il presbiterio di Arvieux, a La Chalp, nel 1819-1820. Quando si trovava nella valle di Freissinières, risiedeva a Dormillouse in una casa presa in affitto, o messagli a disposizione, nel quartiere dei Romani.

All’arrivo di Félix Neff non c’era più un pastore titolare di stanza nelle valli, che quindi venivano servite solo saltuariamente, i pastori nominati non rimanevano a lungo nelle loro posizioni e gli aspiranti accettavano solo raramente proposte. Per il periodo prima dell’arrivo di Félix Neff, sappiamo che nel 1798 Queyras, Freissinières e Vars erano ancora serviti da un pastore ginevrino stabilito ad Arvieux e che Champsaur non aveva pastore dalla Rivoluzione. Complessivamente, e per tutto il dicastero, alla fine dell’Impero, la Chiesa riformata aveva un solo pastore mentre la Chiesa cattolica aveva duecentosette chierici.

 Stato sociale, morale, economico e religioso delle valli  francesi

Gli alpigiani lo accolgono calorosamente, meravigliandosi della sua agilità nell’arrampicarsi sulle loro rocce e della facilità con cui si abituava al loro modo di vivere, ma fu profondamente segnato dalla situazione che scopre, soprattutto a Freissinières, sul piano sociale, morale, economico e religioso. La maggior parte delle case non ha camini o finestre e durante i sette mesi invernali la famiglia vive accanto agli animali per un po’ di calore, rimuovendo il letame solo una volta all’anno. Ovviamente non c’è il medico e gli abitanti non sanno fare il brodo o la tisana; arrivano persino a dare ai malati vino e acquavite. Gli abitanti sono sporchi, vestiti male e non hanno nemmeno l’igiene alimentare; il pane, di pura segale macinata grossolanamente, viene cotto solo una volta all’anno, per mancanza di combustibile. Sono estremamente selvaggi, soprattutto i giovani, al punto che si precipitano nelle loro case non appena vedono uno sconosciuto. Infine, le donne sono trattate con durezza e disprezzo. Non si siedono a tavola e non mangiano con gli uomini che gli danno un po’ di cibo senza nemmeno voltarsi.

Sul piano religioso la situazione non è molto migliore e Félix Neff non trova più in questi puri discendenti dei valdesi “la conoscenza del Signore”. I più hanno ancora rispetto per le Sacre Scritture ma non conoscono quasi nulla della dottrina protestante, e questo a tal punto che non avevano capito nulla di ciò che aveva insegnato loro un pastore che era venuto a visitarli pochi mesi prima. Questa situazione è la diretta conseguenza della quasi totale assenza di educazione religiosa da quasi un secolo e della mancanza di libri religiosi. A Freissinières, Félix Neff trova in tutta la valle solo poche Bibbie cattoliche e Nuovi Testamenti (Bible de Louvain 16e NT di Padre Amelot).

 Il lavoro di Félix Neff nelle valli  francesi

Di fronte a questa situazione piuttosto catastrofica, Félix Neff dedicherà tutte le sue energie e tutto il suo tempo a cercare di migliorare la vita degli abitanti e a restituirli alla fede dei loro antenati.

Il lavoro sociale. Félix Neff privilegierà l’istruzione dei suoi parrocchiani perché la loro ignoranza è veramente profonda. Non potendo portare insegnanti quando arrivò nell’autunno del 1823, va lui stesso a dare lezioni a tutti coloro che erano disposti a riceverle, sia adulti che bambini. L’anno successivo porta a Dormillouse due insegnanti del Queyras e inizia a creare una scuola in un edificio comune che riesce ad allestire completamente, anche con una stufa, grazie ai sussidi della Svizzera. L’insegnamento è incentrato sulle materie essenziali (lettura, scrittura, grammatica e geografia) e la giornata scolastica dura quattordici ore. Le lezioni si svolgono solo in inverno, tuttavia, con i bambini che lavorano tutti nei giorni di sole. Il progresso è molto lento perché gli alunni (circa venticinque) parlano solo patois, ma alla fine dell’anno alcuni riescono a leggere discretamente. Félix Neff è persino riuscito a convincere i genitori a lasciare che le loro figlie frequentassero le lezioni almeno due volte a settimana. Un anno dopo fonda finalmente una scuola normale destinata a fornire insegnanti a tutti i villaggi della parrocchia (questa scuola normale operava per due anni sotto la direzione dell’insegnante di Champsaur). Gli studenti che non sono del villaggio vivono insieme. Sono alloggiati gratuitamente presso la gente del posto e mangiano insieme, Félix Neff si occupa di tutta la gestione. fonda finalmente una scuola normale destinata a fornire insegnanti a tutti i villaggi della parrocchia (questa scuola normale operò per due anni sotto la direzione del maestro di Champsaur). Gli studenti che non sono del villaggio vivono insieme. Sono alloggiati gratuitamente presso la gente del posto e mangiano insieme, Félix Neff si occupa di tutta la gestione. fondò finalmente una scuola normale destinata a fornire insegnanti a tutti i villaggi della parrocchia (questa scuola normale operò per due anni sotto la direzione del maestro di Champsaur). Gli studenti che non sono del villaggio vivono insieme. Sono alloggiati gratuitamente presso la gente del posto e mangiano insieme, Félix Neff si occupa di tutta la gestione.

Avendo notato l’arcaismo dei metodi agricoli degli abitanti, Félix Neff riesce a persuaderli ad evolversi. Così, insegna loro a coltivare le patate distanziando maggiormente la piantagione per poterle cavalcare durante l’estate e ottenere così un raccolto migliore; la resistenza al cambiamento è forte ma i risultati finiscono per convincere i più riluttanti. Poiché i contadini di Dormillouse non irrigavano i loro prati, ripulisce i canali da tempo abbandonati e nomina un commissario incaricato della distribuzione dell’acqua; approfitta anche delle circostanze per scavare un lungo canale attraverso la montagna per alimentare le tre fontane del borgo. Riesce persino a convincere una famiglia dei Minsars (i Mensals), nella valle di Freissinières, per ricostruire la loro casa per migliorare la loro igiene di vita e non lasciare il letame nella stalla che funge da stufa per tutto l’inverno.

Lavoro spirituale. Félix Neff dedicherà la maggior parte del suo tempo a cercare di riaccendere la fede nei cuori dei suoi parrocchiani che considera totalmente addormentati in pratiche religiose di cui non sempre comprendono le basi essenziali. Svolgerà una duplice azione di rievangelizzazione in emergenza, con la predicazione ovunque e in ogni tempo, e di formazione approfondita dei catecumeni.

Al suo arrivo nelle Hautes-Alpes, inizia l’istruzione dei catecumeni. Nel febbraio 1824 erano cinquanta a Champsaur, quaranta nel Queyras e ottanta a Freissinières, alcuni dei quali molto anziani perché nessuno faceva catechismo da vent’anni; faceva catechismo la sera, perché i ragazzi lavoravano nelle cave di ardesia e le ragazze di giorno badavano alle pecore. Gli incontri duravano fino alle undici di sera e i partecipanti, che a volte provenivano da altre frazioni della valle, dovevano illuminare il percorso con fiaccole di paglia. Il suo insegnamento era molto semplice ma completo, coprendo la totalità della dottrina cristiana, dalla caduta alla salvezza. Nonostante tutti questi sforzi, i catecumeni progrediscono molto lentamente e, nel giugno 1824, il Neff non ne ha ancora ammesso alcuno.

Contemporaneamente ai catechismi e alle scuole, Neff istituisce dovunque può gli incontri di mutua edificazione che erano stati lo strumento del Risveglio a Mens. Al Champsaur, in sua assenza, lasciò l’incarico di queste assemblee al maestro Ferdinand Martin, che insegnava anche catechismo e servizi nei templi. Neff trascorre le veglie nelle stalle; Si cantano i salmi; spiega alcune parole della Bibbia. Nelle stalle si svolgono spesso prediche e catechismo. Altrove è alla locanda, al cabaret, che ci incontriamo, e Neff spiega un capitolo. Parla con i contadini e a volte deve rimproverarli un po’ aspramente perché ha difficoltà a indurli a conversazioni spirituali.

Fino al marzo 1825 non nota alcun cambiamento tra i suoi parrocchiani, ma da quella data il Risveglio cominciò a manifestarsi, prima a Mensals, la frazione meno civilizzata e più povera di Freissinières, presso i fratelli Besson. Si è poi diffuso gradualmente ma inesorabilmente a Dormillouse, grazie a una parrocchiana, Suzanne Baridon, che non ha lasciato spegnere la fiamma, soprattutto tra le ragazze, quando Félix Neff non era presente. L’intera valle è quindi conquistata, il Risveglio aveva toccato le anime in tutte le frazioni, il che costringe Neff a viaggiare costantemente per predicare.

Félix Neff continua il suo lavoro in Queyras e Champsaur ma non vede alcun segno di rinascita. A luglio si reca nelle valli valdesi del Piemonte dove trova lo stesso calore che in Francia. Nel maggio 1827, però, André Blanc, suo collega della Mens, nota durante una visita un vero progresso e, nella primavera del 1828, un vero risveglio.

 Felix Neff e i valdesi in Piemonte 

Gli anni venti dell’Ottocento furono segnati sul piano religioso e spirituale dalla diffusione del Risveglio, con l’arrivo nel 1825 del predicatore di Félix Neff, il quale fece un giro di evangelizzazione alle Valli, che portò alla formazione di una chiesa “dissidente” a San Giovanni (ora Luserna San Giovanni), curata dal giovane pastore Giovanni Gay, la quale si riuniva in case private, tenendo culti e scuole domenicali. Vi furono atteggiamenti discriminatori e aggressioni nei confronti della comunità risvegliata, mentre la Tavola Valdese cercava di sopire i conflitti ed evitare le scissioni. Dell’esperienza del Risveglio l’impronta forse più duratura si ebbe nella formazione della generazione pastorale successiva, che spesso studiò nelle scuole svizzere di orientamento risvegliato, in particolare in quella ginevrina.

“Le Lettere sulle valli piemontesi, abitate dai Vaudois” è un’opera scritta da Félix Neff nel 1823. Quest’opera è composta da lettere indirizzate ai suoi amici e alla sua famiglia, in cui racconta la sua esperienza di pastore presso i Valdesi. Félix Neff era stato inviato in missione fra i valdesi nel 1821 dalla Società Evangelica di Ginevra. Lavora per due anni in questa regione montuosa, dove incontrò difficoltà materiali e deve affrontare l’ostilità delle autorità locali nei confronti della comunità protestante. Nonostante ciò, continua la sua opera di predicazione e insegnamento, istituendo scuole per bambini e lavorando per migliorare le condizioni di vita dei valdesi. Nelle Lettere sulle valli piemontesi, Félix Neff descrive la vita quotidiana dei valdesi, la loro storia, la loro cultura e la loro religione. Descrive anche i paesaggi grandiosi di questa regione alpina, così come le difficili condizioni di vita degli abitanti delle valli. Il libro di Félix Neff ha avuto un grande successo al momento della sua pubblicazione, in particolare in Francia e in Svizzera, dove ha contribuito a sensibilizzare sulla situazione dei valdesi e a suscitare solidarietà nei confronti di questa comunità perseguitata. Le Lettere sulle Valli piemontesi sono state tradotte anche in inglese e tedesco, contribuendo così alla diffusione della storia dei valdesi su scala internazionale.

 Primi attacchi della malattia e partenza dalle Hautes-Alpes  

L’anno 1826 e la primavera del 1827 sono pieni per Neff quanto gli anni precedenti. Nonostante il suo stato di salute, ha continuato a dirigere la sua scuola a Dormillouse, a viaggiare attraverso il Queyras, la valle Freyssinières e Champsaur.

Dall’estate del 1826, Felix Neff comincia a sentire i primi morsi del male che doveva prevalere. Attribuisce i suoi disturbi di stomaco all’uso di cibi grossolani, all’irregolarità della dieta e anche alla sporcizia degli utensili di rame. All’inizio presta poca attenzione a queste indisposizioni e decide di trascorrere un altro inverno nelle Hautes-Alpes, ma questo inverno, più lungo e rigido dei tre precedenti, completa la distruzione della sua salute. Ben presto, non potendo sopportare alcun cibo, neppure leggere infusioni, e vedendo le sue forze diminuire rapidamente, capisce che era giunto il momento per lui di farsi curare e quindi di lasciare il Paese.

Félix Neff inizia salutando Queyras e lascia Arvieux il 27 aprile 1827. Giunto a Freissinières, predica nel tempio dei Violini poi, potendo mangiare poco, risale nel pomeriggio sul pulpito prima di recarsi la sera stessa a Dormillouse, dove tiene ancora una riunione al tempio. Lunedì si sente così bene che prende la risoluzione di non partire ancora e di rifare un giro completo delle frazioni della valle, in attesa della grande fiera di Guillestre dove sperava di vendere la maggior parte delle Bibbie, dei Nuovi Testamenti e altri libri che aveva ancora. Scendendo martedì da Dormillouse, tiene dunque degli incontri nella valle e poi si reca a Champcella e Le Serre dove era iniziato un Risveglio tra i cattolici.

Poi va alla fiera Guillestre per vendere le sue Bibbie prima di prendere la diligenza di Gap per Mont-Dauphin. La buona qualità del cibo nelle locande di Embrun e di Gap, avendogli temporaneamente ridato un po’ di forza, gli permette di attraversare a piedi il Col Bayard per raggiungere Champsaur, dove predica più volte il sabato e la domenica.

Prende di nuovo la strada e la diligenza per andare a La Mure, poi va a Mens dove erano venuti a prenderlo a cavallo. Durante la sua permanenza alla Mens predica diverse volte ogni domenica e tiene molte adunanze serali. Gli abitanti di villaggi remoti venivano a prenderlo perché potesse predicare nelle loro case. Lo chiamavano da tutte le parti. Tuttavia, e sebbene il suo stato di salute fosse leggermente migliorato, decide di andarsene. Domenica 11 giugno predica tre volte nel tempio e tiene tre o quattro riunioni; non si riposava un attimo dalla mattina alle dieci di sera.

L’indomani, lunedì 12 giugno, molto presto, è accompagnato a cavallo alla Mure; la strada era piena di gente in attesa di salutarci. A La Mure prende una diligenza per Grenoble, dove arriva malato dopo aver sofferto tutto il giorno martedì.

Mercoledì parte per Ginevra dove arriva il giorno dopo, 15 giugno 1827.

 Il soggiorno a Plombières e la fine  

Arrivato a Ginevra, le sue sofferenze si aggravar ancora di più, al punto che non riesce nemmeno più a scrivere. Qualche tempo dopo, però, si sente meglio e per due settimane predica dalle sette alle otto volte.

Approfittando di questo momentaneo miglioramento, Félix Neff torna a scrivere anche agli amici delle valli, a Suzanne Baridon di Dormillouse, a quelli di Arvieux per indicare quando e come organizzare gli incontri serali, a un suo ex allievo, Jean Rostan, che non poteva iscriversi alla Facoltà di Teologia protestante a Montauban, a Émilie Bonnet de Mens, dove continua il Risveglio, ecc. Tuttavia, Neff non si sbagliava sulle sue condizioni.

Un anno dopo il suo arrivo in Svizzera, il suo medico, dopo molte prove, gli ordina le acque di Plombières.

Partito da Ginevra il 19 giugno, attraversa la Svizzera e incontra molti suoi amici che non lo riconoscono perché era invecchiato; dovunque la gente prendeva sua madre per moglie, nonostante i suoi sessantasette anni.

Arrivato a Plombières il 6 luglio, Félix Neff inizia subito ad evangelizzare le persone che lo circondavano, cattolici o protestanti. Accetta persino di presiedere il culto, su richiesta della moglie del prefetto dei Vosgi che era protestante. La sua salute, tuttavia, continua a peggiorare e dalla fine di settembre mangia a malapena e rimane a letto per gran parte della giornata. Quando inizia anche a soffrire di insonnia ribelle, scrive molte lettere. Si provano nuove cure, altre diete, ma senza molto successo.

Infine, considerando che le cure di Plombières non gli portavano alcun miglioramento, decide di tornare a Ginevra, tanto più che trovava molto onerose le spese di soggiorno per sé e per la madre. Aveva lasciato i Vosgi il 29 ottobre.

Tornato a Ginevra, la sua salute peggiora ulteriormente. Il suo cibo consisteva in poche tazzine di latte d’asina che aveva difficoltà a digerire, quindi si alzava a malapena dal letto. Circa quindici giorni prima di morire, guardandosi allo specchio e scoprendo sul volto segni inequivocabili di decomposizione, si lascia sfuggire una gioia: “Oh! sì, presto, presto, andrò dal mio Dio! “. Riusciva a malapena a dettare le sue lettere e non poteva portare avanti alcuna conversazione; approfitta, però, di miglioramenti temporanei per dettare ancora brevi lettere agli alpigiani.

Sentendo avvicinarsi la morte, si confessa al suo amico pastore Guers. I suoi amici venivano a turno a sorvegliarlo, ma lui non voleva chiamarli per non disturbarli. Spesso metteva loro le braccia al collo per abbracciarli, ringraziarli, esortarli con tutta l’anima a dedicarsi al Salvatore. La sua voce si era indebolita al punto che bisognava stargli molto vicino per sentirla e solo con fatica parlava ma, dopo, sentiva dei dolori acuti.

Félix Neff muore la mattina del 12 aprile 1829, dopo quattro ore di agonia.

Due giorni dopo, i suoi amici accompagnano i suoi resti mortali. I pastori Bost, Empaytaz, Malan e Guers leggono alcuni versetti della Bibbia sulla sua residenza temporanea. E poiché aveva espresso il suo desiderio, i suoi numerosi amici hanno cantato versi di Alexandre Vinet, le cui strofe si concludono con questo: “Non sono perduti, ci hanno preceduto!”».

 La fede di Felix Neff  

Nato da madre deista e padre volterriano, il suo ambiente familiare non lo dispone particolarmente a diventare un ardente predicatore dell’Evangelo. E’ certamente un ottimo catecumeno, applicato allo studio delle Scritture e intransigente nell’applicazione rigorosa delle tesi calviniste insegnate dalla Compagnia dei Pastori di Ginevra, ma prima della sua conversione mostra solo avversione per le “mummie” della Chiesa Indipendente. Anche la sua fede si risveglia attraverso la lettura di un piccolo opuscolo, “Le Miel emanant du roque”, che presentava essenzialmente la dottrina della salvezza per fede e per grazia, che provocò una conversione immediata, profonda e duratura poiché decise la direzione di tutta la sua vita.

Félix Neff era profondamente convinto che Dio lo avesse chiamato a dedicare la sua vita all’annuncio della Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo. La sua vocazione al ministero riposa su questa chiamata interiore che, secondo lui, era confermata dal fatto che era stato chiamato molte volte dai Concistori a predicare nelle loro chiese e che ne erano seguite molte conversioni.

Félix Neff non aveva intrapreso alcuno studio teologico o biblico e si lancia subito nell’evangelizzazione. Riteneva infatti che gli studi teologici non solo non fossero necessari per toccare il cuore della gente, ma anche che fossero più atti a distruggere la semplicità della fede che a edificarla. Se ha inviato alcuni dei suoi studenti da Dormillouse a fare studi preparatori a Parigi e poi alla Facoltà di Teologia protestante a Montaubanè soprattutto perché possano ottenere l’ordinazione ufficiale della chiesa protestante concordataria. Li avverte anche in una lettera, scrivendo loro: “È auspicabile che possiate trattare queste cose come un farmacista tratta i veleni”.

Tuttavia non disprezzava tutta la cultura e chiedeva ai suoi ex studenti inviati a Parigi di seguire i corsi alla Sorbona, al Museo, al College de France. Félix Neff raccomandava loro di acquisire una cultura generale quanto più ampia possibile, di ampliare le loro vedute, di formare il loro giudizio, di diventare “capaci di comprendere tutto ciò che si legge o si sente da persone istruite”.

 Il Risveglio  

Félix Neff non era un pastore ma un evangelista o un “revivalista” come diremmo oggi. In generale, dal punto di vista dogmatico, la Réveil reagisce con forza contro l’allora tendenza dominante nel protestantesimo, che viene generalmente chiamato “liberale moderato” derivante dall’elaborazione teologica del XVIII secolo sotto l’influenza delle idee dell’illuminismo e  che riduce il cristianesimo alla religione delle buone opere dettate dalla coscienza e dalla moralità.

A differenza di altri predicatori del Risveglio per i quali il Risveglio dovrebbe essere un ritorno ai dogmi dei primi riformatori, Félix Neff predica essenzialmente la conversione personale di tutti i cristiani, sia protestanti che cattolici. Giudica anche l’evoluzione della Chiesa protestante modernista più severamente della Chiesa cattolica: “La Chiesa romana è un albero il cui cuore è sano, ma la cui corteccia è sovraccarica di muschio, vischio e altre piante parassite. La Neologi Churc hè un albero il cui legno è marcio, ma la cui corteccia è ancora sana e ha un bell’aspetto (…) Per ricondurre la Chiesa romana alla vera fede, basta grattarne la corteccia, ma se si vogliono grattare via i neologi, non resta che la polvere”.

Félix Neff non cercava di convertire i cattolici al protestantesimo e non ha evitato il dialogo con parroci o semplici parrocchiani. Questo dialogo era però difficile a causa dei reciproci pregiudizi dell’epoca e dell’impossibilità di instaurare un dialogo religioso al di fuori di ogni controversia dottrinale, che Félix Neff rifiutava, anche con i pastori protestanti. È comunque certo che il Risveglio nelle valli ebbe ripercussioni anche tra i cattolici che talvolta assistevano alle prediche di Félix Neff e che alcuni si converto nel Queyras e a Champcella (vicino a Freissinières).

Felix Neff annunciava Cristo e Cristo crocifisso e non voleva entrare in discussioni su punti dottrinali controversi tra cristiani di tutte le tendenze.

Così, a un sacerdote che voleva organizzare contraddittori per “spiegare il punto fondamentale della nostra religione”, risponde: “Sono ben lontano dal considerare l’oggetto che lei vuole trattare come il punto fondamentale della religione, e, anche se in questo ha ragione, resta pur sempre vero che è lo spirito che dà la vita. È il cristianesimo spirituale, interiore e pratico quello che probabilmente manca di più ai nostri greggi, e non credo che una disputa sia più adatta a ispirarlo in noi”.

Rifiuta anche di schierarsi tra i discepoli di John Wesley che propugnano un Arminianesimo puro e duro  e i calvinisti difensori della doppia predestinazione. Per lui “temendo gli estremi, mi trovo spesso costretto a prendere il contrario di chi va oltre in ogni senso; e io sono arminiano perché la maggior parte di voi è troppo calvinista. Io sono calvinista, al contrario, se voi foste arminiani. Del resto non ricordo di aver mai creduto alla predestinazione né più né meno di quanto ci creda ora”.

Su questo punto si oppone persino a un altro pastore del Risveglio, César Malan , al quale rimprovera il suo dogmatismo intransigente: «La causa principale di tutti i mali è questo famoso Malan, sempre più esclusivo e vero papa, che condanna a licenziare tutti libri religiosi di cui non è autore; accusando di eresia tutti i predicatori che non prendono quotidianamente da lui la parola d’ordine e proibendo al suo gregge di ascoltarli; lavorando per formare dai suoi seguaci tanti agenti della sua alta polizia e del suo santo ufficio. Preferirei, in verità, predicare tra i turchi che tra tali cristiani”.

 Aneddoti  

Quando Neff va in Francia, gli capita di trovarsi in compagnia di un prete cattolico romano che non lo conosceva. Stavano andando nello stesso posto e, mentre viaggiavano insieme, la conversazione cade su questioni religiose. Il nostro parroco, con il suo comune buon senso e la sua mente giusta, parlato con calore della fede e dei doveri di un ministro del Vangelo; ma non dice una sola parola che potesse offendere i pregiudizi o destare i sospetti del suo compagno di viaggio, che a poco a poco si compiaceva sempre di più delle nuove idee religiose che Neff andava sviluppando davanti a lui. Arrivano ad una Chiesa Cattolica Romana, ed il prete esorta il suo ignoto consigliere ad entrare nel santo Santuario, ed invocare le benedizioni del Cielo sulla loro pia manutenzione. Neff si affretta ad accettare l’invito ei due pregarono in silenzio davanti all’altare. Poi si separarono, senza che il prete avesse il minimo sospetto della differenza che esisteva tra le loro rispettive credenze..

Un protestante e un cattolico discutevano all’osteria di Guillestre, sulla superiorità della loro rispettiva comunione, bevendo molto. Neff non dice nulla. Alla fine il protestante si rivolge a lui e lo sfida: “Non è vero, signor Pastore, che la nostra religione è la migliore?”. Risponde: “Ahimè! amici miei, rispose loro, sbagliate di grosso a ragionare così; entrambi avete la stessa religione: il culto della bottiglia!».

Per la bibliografia completa vedi la Wikipedia francese: https://fr.wikipedia.org/wiki/F%C3%A9lix_Neff

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