SINODO VALDESE: LA SOTTOSCRIZIONE DELLA CONFESSIONE DI FEDE DI NUOVO NASCOSTA NEI COMUNICATI UFFICIALI

Ci si prepara a cambiarla o ad abolirla?

Ecco la parte riguardante la consacrazione di nuovi pastori nei comunicati ufficiali sull’inaugurazione del Sinodo degli ultimi anni:

2007. Dopo il sermone, il Sinodo ha consacrato al ministero pastorale tre giovani candidati: Peter Ciaccio, Armando Casarella e Laura Testa, tutti trentenni, che hanno sottoscritto l’antica Confessione di Fede del 1655.

2008. Durante il culto, sono state consacrate tre nuove pastore: Giuseppina Bagnato, Caterina Griffante e Joylin Galapon, che hanno sottoscritto l’antica Confessione di Fede del 1655.

2009. Durante il culto, sono stati consacrati due nuovi pastori: Stefano D’Amore eAlessandro Esposito, che hanno sottoscritto l’antica Confessione di Fede del 1655.

2010. Durante il culto, è stato consacrato Michel Charbonnier, che ha sottoscritto l’antica Confessione di Fede del 1655.

2011. Durante il culto, è stato consacrato (ordinato) al ministero pastorale Francesco Mayer, che ha sottoscritto l’antica Confessione di Fede del 1655.

2012. Nella chiesa gremita – oltre che dai “deputati” che compongono il Sinodo, presenti anche decine di ospiti internazionali ed ecumenici – sono stati consacrati il pastore William Jourdan e la diacona Rossella Luci. Il primo, trentenne, originario di Luserna San Giovanni (Valli valdesi) ha svolto l’anno di prova presso le chiese di Vicenza e Bassano del Grappa; la seconda, romana, lavora presso la libreria Claudiana di Roma. Come da tradizione, la consacrazione è avvenuta con l’imposizione delle mani da parte della comunità che ha invocato la benedizione del Signore per i due consacrati e per il loro servizio nella Chiesa.

2013. Nel corso del culto di apertura sono stati consacrati al ministero pastorale Rosario Confessore e Marco Fornerone, che ieri hanno superato “l’esame di fede”, mentre Nataly Plavan è stata consacrata al ministero diaconale.

Ovviamente, ciò che manca nel 2012 e 2013  – e che era sempre stato scritto in passato – è la menzione del fatto che i consacrandi hanno sottoscritto la Confessione di Fede del 1655. È chiaro che essi hanno compiuto tale atto, indicato dall’ordinamento valdese come una delle sei condizioni per la consacrazione (le altre sono: domanda alla Tavola, laurea in Teologia, diciotto mesi di prova, esame di fede, sermone di prova): “accettare e sottoscrivere davanti al sinodo la Confessione di Fede della Chiesa secondo la formula approvata dal Sinodo”.

È però indicativo che le comunicazioni ufficiali non abbiano citato questo atto fondamentale. Ciò è purtroppo coerente con quanto scritto dall’autorevole pastore Aldo Comba su Riforma il 24 dicembre 2010, a pagina 10: “Nel sottoscrivere la Confessione di Fede valdese del 1655, i pastori valdesi si impegnano a esercitare il loro ministero nella linea della tradizione teologica riformata, ma non ad aderire a ogni singola formulazione del documento.” Dopo quasi tre anni, nessun pastore ha ritenuto di prendere le distanze da tale sconcertante dichiarazione. In compenso, il Sinodo ha condannato – con motivazioni in parte false, in parte generiche – questo sito, che ha denunciato la gravità del fatto. Sappiamo che molti non condividono quelle parole, ma il dissenso silenzioso, o tutt’al più in privato, non serve. Quella del pastore Comba è una dichiarazione fatta sul giornale ufficiale della Chiesa e non a titolo personale. Non ha detto “quando io ho sottoscritto la Confessione, non ho aderito a ogni singola formulazione”: ha detto “i pastori valdesi” – coinvolgendo tutti.

Ecco perché quella omissione nei comunicato degli ultimi due anni rischia di non essere una semplice scelta giornalistica, ma mette in secondo piano un atto senza il quale la Chiesa è un’associazione come qualunque altra.

In realtà, se noi non avessimo smascherato l’enorme incoerenza delle due cose, sarebbero tranquillamente andati avanti dicendo qualunque corbelleria teologica e sottoscrivendo solennemente una confessione tra le più antiche e “blasonate”, consacrata anche dal sangue dei martiri valdesi. Oggi, invece, provano imbarazzo e la sottoscrizione della Confessione di Fede diventa un atto privato, roba da sacrestia più che da assemblea dei credenti.

Il prossimo passo sarà l’abolizione della Confessione di Fede o la sua sostituzione con qualche tiritera terzomondista, generica, all’insegna del “Dio vuole l’amore e non ci scocci troppo con i suoi insegnamenti”? Probabile, anche se l’ipocrisia non manca per continuare a sottoscrivere una cosa e professare il contrario. Ci auguriamo che questo non sia l’intento dei consacrati di quest’anno; anche se, dopo quattro anni di Facoltà a Roma, è molto difficile che non si siano uniformati all’andazzo.

3 commenti

  1. E pensare che, personalmente, come Maria Bonafede sa bene, io sono passato dalla confessione cattolica a quella valdese, proprio dopo aver esaminato e sottoscritto punto per punto quella confessione… Mi spiace non avere più una copia del mio testo. Una è rimasta a lei, l’altra… al Card. Ruini! (sarà in qualche archivio del Vicariato di Roma)…

  2. Le confessioni di fede della Riforma (delle quali quella valdese sono esempio) sono ovviamente imbarazzanti per i teologi moderni e i pastori che “ancora” le devono sottoscrivere perché ciò che esse esprimono non riflette i presupposti e la mentalità del moderno metodo storico-critico di interpretazione della Bibbia. Facendo uso di tale approccio al testo biblico ed alla storia, insieme alla “dogmatica” sottoscrizione delle teorie evoluzioniste, di fatto ogni articolo della “fede antica” viene messo in questione e relativizzato, come pure gli articoli dello stesso Credo (documento storico fondante di tutte le chiese trinitarie). Questa relativizzazione e revisione della fede “una volta per sempre trasmessa ai santi” (Giuda) traspare chiaramente pressoché in ogni predicazione e scritto dei teologi modernisti. Ci troviamo quindi di fronte alla radicale revisione di tutta la fede cristiana e, di fatto, ad un’apostasia di prim’ordine (nascosta dall’ipocrita detto e non detto di coloro che non osano dirlo apertamente), ma espresso con baldanza dai teologi moderni “più coraggiosi” (conosciuti come radicali). Ecco quindo il motivo del mettere in ombra la sottoscrizione obbligatoria della Confessione Valdese, perché ovviamente oggi diventa falsa promessa /spergiuro o sottoscrizione “per puri motivi storici e tradizionali”. Per essere davvero coerente con l’andazzo moderno, necessariamente la chiesa valdese dovrà giungere ad una nuova confessione di fede “riveduta e corretta” e “in linea con la sensibilità moderna”, cioè soggetta alle ideologie moderne. Non farlo rivela solo rivela vigliaccheria ed inganno del popolo di Dio. Vigliaccheria perché facendolo si allontanerebbero esplicitamente dalle persuasioni della maggioranza dei cristiani (del passato e del presente), mettendo in questione il “caro ecumenismo”, inganno perché “conviene” illudere “il popolo ignorante” facendogli credere che essi sono quello che non sono. Troveranno magari sofismi ed abili ragionamenti per “conciliare” la loro apostasia con la fede antica.

  3. Ogni documento va letto almeno una volta prima di firmarlo altrimenti che senso ha? Io mi chiedo se questi pastori, la Confessione di Fede, l’abbiano letta almeno una volta, se è sì allora la loro firma rasenta l’ipocrisia, sé è no sono degli incoscienti!
    Comunque sarebbero molto più onesti, a mio parere, se la facessero sparire come documento da firmare dall’attuale chiesa ufficiale valdese, in questo modo sarebbero più leali.

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