Il Barba

di Daniela Michelin Salomon

Il primo e più antico significato del vocabolo dialettale “barba”, “barbo” è quello di zio, ovvero un uomo di una certa età, uomo attempato. Esso è derivato dal basso latino “barbanus” e adoperato con il termine di zio. Il termine deriva da “barba”, peli della faccia, passato poi ad indicare l’uomo di una certa età, l’uomo attempato.

I Barba valdesi erano persone che si dedicavano fedelmente a un’attività instancabile per la conversione delle anime, con veglie, digiuni e molte sofferenze, affrontando ingiurie, obbrobri, carcerazioni e morte. I Barba erano particolarmente attivi sia nell’educare i loro discepoli in pietà e timor di Dio, sia nell’esercizio di opere di carità sia nel trascrivere, per quanto era loro possibile, i libri della Sacra Scrittura. Ognuno di essi, oltre alle capacità proprie del loro ministerio, aveva pratica di qualche mestiere, specie medicina e chirurgia, in cui erano spesso erano così versati da essere tenuti in grande stima. L’esercizio di questa professione serviva loro da un lato per recare soccorso ai loro discepoli in caso di bisogno e dall’altro come copertura e fonte di reddito nei loro viaggi lunghi e pericolosi (notizie tratte dal libro Il Barba di Giorgio Tourn).

Anch’io, nella mia vita, ho incontrato un “vero” Barba. Questa che vi racconto è una storia molto particolare, eppure vera in ogni piccolo dettaglio. Sì, ho conosciuto un “Barba” che io definisco: “il mio campione”; e ogni volta che penso a lui il mio cuore si commuove e spero di commuovere anche il vostro.

Anni fa, avevo l’abitudine di andare, con un gruppo di persone, nelle case di riposo per anziani e tenere loro un po’ di compagnia cantando inni e leggendo la Bibbia. Lì, in un angolo, c’era un uomo che ascoltava; era sulla sedia a rotelle e gli mancava un occhio. Non parlava e sembrava sempre arrabbiatissimo. Non ho mai saputo come si chiamasse; il suo nome per tutti era: Barba. “Ciao, Barba. Come stai?” “Come vuoi che stia? Guarda come son ridotto! Nella mia vita ho vissuto alla grande; ero un uomo affascinante, e ho avuto tante donne e ora mi ritrovo su una sedia a rotelle e non ci vedo quasi più! Ho tentato cinque volte di suicidarmi e non ci sono mai riuscito! Le ho provate tutte…una volta mi sono arrampicato su un cancello e ho fatto in modo di rimanere infilzato sotto il mento dalla punta di ferro… niente da fare! Un’altra volta un “amico” mi consigliò un metodo sicuro: sedermi su una sedia, piegare la testa all’indietro e tagliarmi la gola che sicuramente il peso della testa avrebbe fatto il resto… Ho provato e neanche così ci sono riuscito!”. Infatti, aveva le cicatrici di un taglio terribile tutto intorno alla gola.

Ora vi spiego il perché lo chiamo “Barba”, oltre al fatto che tutti lo chiamavano così. Lui comprava le Bibbie e le regalava senza mai averne letta una o parti di essa.

Io: “Barba, questa è la mia Bibbia. È tutta sottolineata: io te la lascio, così sarà più facile per te darci un’ occhiata”.

Barba:”Beh! lasciala lì sul mio tavolino”.

Ritorno da lui dopo un po’ di tempo.

Barba: “Ciao, la tua Bibbia è lì sul tavolino, prendila pure.”

Io: “No! Te la lascio ancora!”

Barba: “Se muoio la ritroverai in portineria”.

Dopo forse un mese, ritorniamo nuovamente, ed io andai direttamente nella stanza di Barba ma… non c’era. Chiesi in portineria, c’era il direttore: “E dov’è Barba?”. “Ah! Non l’avete saputo? E’ morto, si è convertito, e al suo funerale ha voluto che si organizzasse un’evangelizzazione… c’era tanta gente!”

Io : “Gli avevo lasciato una Bibbia con la copertina verde…”. “Ah, sì! la Bibbia verde! Sai agli ultimi istanti della vita può succede che si desiderino delle cose strane e lui ha voluto che la Bibbia verde fosse messa nella tomba con sé!”.

Caro Barba, questa è la più bella sorpresa che potevi farmi: mi hai fatto sapere che la Parola di Dio è diventata per te la cosa più importante, ed hai voluto che essa fosse deposta dove il tuo corpo riposa in attesa della risurrezione.

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