Confessione di Fede e Attualità: Articolo 3

Cosa dice la Confessione di Fede della Chiesa Valdese – Cosa professa la Chiesa oggi

Il più pesante attacco alla Chiesa valdese di oggi: l’articolo 3 della sua Confessione!

“Con che coscienza dunque il papa aggiunge egli tante cose oltre alla Sacra Scrittura?”

Dalla lettera del 5 ottobre 1661 con cui Antonio Legero (così si firma) la presentava ai Valdesi:

L’amor sviscerato verso [le Chiese vostre] m’ha obligato, ricordandomi che tutti li ministri di Cristo deono imitar quel gran pastor delle anime, e sommo sacerdote della nostra professione, portando… sopra le  spalle… li nomi di tutte le tribù d’Israele, come San Paolo ce n’ha dato l’esempio…

Confessione di fede delle Chiese Riformate, Cattoliche et Apostoliche del Piemonte, confermata per testimonianze espresse dalla Santa Scrittura (1655)

Noi crediamo

Articolo 3 – Sacra Scrittura 

Che conviene ricevere, come riceviamo, questa Santa Scrittura per divina e canonica, ciò è per regola della nostra fede e vita; e ch’ella è pienamente contenuta ne’ libri del Vecchio e Nuovo Testamento; che nel Vecchio Testamento deono esser solo compresi i libri ch’Iddio fidò alla Chiesa Judaica, da lei sempre approvati e riconosciuti per divini, cioè i cinque libri di Moise, Josue, li Giudici, Rut, 1° e 2° di Samuel, 1° e 2° de’ Rè, 1° e 2° delle Cronache, ossia Paraloipomenon, il 1° di Esdra, Nehemia, Ester, Job, i Salmi, Proverbi di Salomone, l’Ecclesiaste, il Cantico de’ Cantici, i quattro gran Profeti, i dodici piccoli: e nel Nuovo i quattro Evangelij, i Fatti delli Apostoli, le Epistole di Santo Paolo, una a’ Romani, due a’ Corinti, una a’ Galati, una alli Efesi una a’ Filippesi, una a’ Colossesi, due a’ Thessalonicesi, due a Timoteo, una a Tito, una a Filemone, l’Epistola agli Hebrei, una di Santo Jacopo, due di Santo Pietro, tre di Santo Giovanni, una di Santo Juda e l’Apocalisse.

 

Attualità

È difficile immaginare qualcosa che sia più radicalmente lontano dalla concezione che della Bibbia viene diffusa dalla Chiesa Valdese di oggi di questo terzo articolo della Confessione di fede, che sembra scritto oggi come un attacco alla nomenklatura. Potremmo anche dirla in questo modo: se nel 1655 avessero voluto spiegare come la Chiesa Valdese non intende la Sacra Scrittura, sarebbero andati molto vicini a descrivere la deriva odierna.

Se poi andiamo ad analizzare le Prove scritturali allegate all’articolo abbiamo un vero e proprio scontro, punto per punto con la realtà odierna:

 

PROVE della Confessione di Fede del 1655

 

REALTÀ ATTUALE

Esodo 24:4: “Poi Mosè scrisse tutte le parole del Signore”. Esodo 34:27: “Poi il Signore disse a Mosè: Scrivi queste parole, perciocché su queste parole io ho fatto patto teco e con Israele”.

 

Oggi, a dire che Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio sono stati scritti da Mosè si passa per qualcuno che crede alle favole. Se fate notare che anche Gesù glieli attribuisce, le reazioni sono di fastidio. Naturalmente, questi sapientoni non hanno alcuna prova che ciò non sia vero, se non che lo dicono loro.
II Pietro 1:21 : “Perciocché la profezia non fu già recata per volontà umana; ma i santi uomini di Dio hanno parlato, essendo sospinti dallo Spirito Santo”.

 

Anche oggi piace menzionare lo Spirito Santo, perciò sembra che almeno su questo la Confessione di Fede sia rispettata. In realtà, però, oggi lo Spirito viene inteso in modo opposto. La Confessione, o meglio, l’apostolo Pietro, ritiene che esso operi innanzitutto nell’ispirare, meglio, nel ”sospingere” gli autori materiali dei libri biblici in modo da renderli divini. Oggi invece si tira in ballo lo Spirito Santo come strumento per “interpretare” i testi biblici e far loro dire quello che si vuole, anche l’opposto della lettera. Più semplicemente, coloro che si ergono a unici interpreti della Bibbia ritengono lo Spirito, se non una proprietà, una loro esclusiva. In particolare, ritengono di averne ricevuto – chissà perché – più di Mosè, di Paolo, di Pietro e tutti gli altri autori materiali dei testi biblici. Non è ampiamente sufficiente a squalificarli?
Romani 3:2: “[1. Qual è dunque il vantaggio del Giudeo?…] Grande per ogni maniera; imprima invero; in ciò che gli oracoli di Dio furon loro fidati” – Romani 15:4: “Perciocché tutte le cose, che furono già innanzi scritte, furono scritte per nostro ammaestramento; acciocché, per la pazienza, e per la consolazione delle scritture, noi riteniamo la speranza” – II Timoteo 3:15-16: “Tutta la scrittura è divinamente inspirata, ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere, ad ammaestrare in giustizia”.

 

Come se avesse intuito che un giorno qualcuno avrebbe deciso che la Bibbia è in parte buona in parte da rifiutare, l’apostolo Paolo in questi tre passi precisa che l’intera Scrittura è divinamente ispirata. Oggi, invece, persone che parlano a nome della Chiesa Valdese vi raccontano che una parte delle stesse lettere di Paolo sono da buttare, per non parlare del Levitico e di molti singoli passi di altri libri. Con quale criterio? Dietro lambiccati e intellettualistici ragionamenti, il criterio è di brutalmente semplice: ciò che a loro non garba, va considerato come non divinamente ispirato. Quanto al resto, è comunque meglio sentire prima il loro parere. Un’esaltazione clericale che capita di vedere presa di mira in personaggi cattolici di certi film sul Medioevo.
I Tessalonicesi 4:8: “[2. Perciocché voi sapete quali comandamenti vi abbiamo dati per lo Signore Gesù.] Perciò chi sprezza queste cose non isprezza un uomo, ma Iddio, il quale ancora ha messo il suo Spirito Santo in noi”.   Un ammonimento severo, di cui molti oggi sembrano non curarsi, proprio in nome di quello Spirito Santo.

 

Deuteronomio 12:32: “Prendete guardia di far tutto ciò che io vi comando; non sopraggiungetevi nulla e non diminuitene nulla”.   Oh, quanto oggi si aggiunge, magari dicendo che è “biblico al cento per cento”, e quanto si toglie perché sarebbe “incrostazione culturale”!
Romani 1:1-2: “Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’Evangelo di Dio, il quale egli avea innanzi promesso, per li suoi profeti, nelle scritture sante” – Giovanni 5:39 e 45: “39. Investigate le scritture, perciocché voi pensate per esse aver vita eterna; ed esse son quelle che testimoniano di me. 45. Non pensate che io vi accusi appo il Padre; v’è chi vi accusa, cioè Mosè, nel qual voi avete riposta la vostra speranza”. Paolo e Giovanni (che riporta parole di Gesù!) sembrano prendere le Scritture assai più seriamente dei sedicenti teologi che ci affliggono. Il paradosso è che l’unica autorità di questi ultimi sarebbe proprio la maggiore conoscenza delle Scritture stesse! Ma questa presunta conoscenza li fa sentire autorizzati a dare “dispense” agli altri e a se stessi dall’osservarle, secondo una logica così clericale che ormai anche la romana chiesa cerca di usare con prudenza.
Fatti 17:11: Or costoro furon più generosi che gli altri ch’erano in Tessalonica; e con ogni prontezza ricevettero la parola, esaminando tuttodì le scritture, per vedere se queste cose stavano così [12. Così molti di loro credettero]” .

 

Questi primi cristiani cercano nelle Scritture le prove di ciò che è stato loro detto da degli uomini. E sì che questi uomini sono Paolo e Sila! Va notato che “molti di loro credettero”, infatti. Oggi, invece, i soliti teologi cercano le prove per capire se quanto la Bibbia dice è vero nelle proprie personali convinzioni e inclinazioni, queste sì, fortemente influenzate dall’epoca in cui vivono. Se le loro sensibilità personali divergono dai passi biblici, decretano che questi sono influenzati dal loro tempo! Quanti, uditi questi spropositi, credono, si convertono? I numeri parlano.
Luca 16:29: “Hanno Mosè e i profeti, ascoltin quelli” […31. Se non ascoltano Mosè e i profeti, non pur crederanno, avvegnaché alcun de’ morti risusciti]”. Ecco quanta fide si dee dar alli libri della Santa Scrittura; più che ad uno huomo che fosse risuscitato da’ morti.

 

Questo versetto, tratto dalla parabola del ricco e Lazzaro è di grande forza. Il ricco è fra i tormenti dell’aldilà per non aver dato retta alle Scritture e chiede ad Abrahamo di mandare Lazzaro dai suoi fratelli ancora vivi per ammonirli, ma Abrahamo dice che se non hanno creduto “a Mosè e i profeti”, cioè alla Bibbia, non crederanno neppure a uno che torni dalla morte. E si noti la chiosa del valdese del ‘600: “Ecco quanta fide si dee dar alli libri della Santa Scrittura”! Lo dice anche a noi, valdesi di oggi.
Luca 24:44 : “Poi [Gesù risuscitato] disse loro: Questi sono i ragionamenti che io vi teneva, essendo ancora con voi: che conveniva che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, e ne’ profeti, e ne’ salmi, fossero adempiute”.   Lo stesso Gesù usa le Scritture come prove a proposito di se stesso. Oggi i “teologi” fanno l’opposto: cercano in se stessi le prove per capire se le Scritture hanno ragione o torto. E si pongono così al di sopra del Cristo!
Isaia 8:20 : “[Il popolo d’Israele andrà a]lla Legge ed alla Testimonianza; se alcuno non parla secondo questa parola, certo non vi è in lui alcuna aurora”.   Anche Isaia ribadisce il concetto “Sola scriptura”. Ma Isaia va “interpretato”, dicono i “teologi” di oggi.

 

I Corinzi 4:6 : “Ora, fratelli, io ho rivolte queste cose, per una cotal maniera di parlare, in me, e in Apollo, per amor vostro, acciocché impariate in noi a non esser savi sopra ciò ch’è scritto; affin di non gonfiarvi l’un per l’altro contro ad altrui”.

 

Ecco che cos’è l’attualità della Bibbia. Ed era già attuale ai tempi di Paolo: non credere di saperne di più della Scrittura, quanto a saggezza. Quanti sedicenti teologi ne sanno più di Paolo, più degli Evangeli, più dei profeti, di Mosè! Insomma, credono di “essere savi sopra ciò che è scritto”. Quanta gonfiezza, e quanta arroganza “contro ad altrui”, contro coloro che invece pensano di saperne meno della Scrittura e ad essa si rivolgono per avere una guida, delle risposte!
Galati 6:16: “E sopra tutti coloro che cammineranno secondo questa regola sia pace, e misericordia; e sopra l’Israele di Dio”.   Amen!

 

Galati 3:15: “Fratelli, io parlo nella maniera degli uomini: se un patto è fermato, benché sia un patto d’uomo, niuno l’annulla, o vi sopraggiunge cosa alcuna”. Molto manco è egli lecito mutare o aggiunger cosa veruna al testamento di Dio contenuto nella Santa Scrittura, confermato con la morte di Cristo nostro Salvatore.

 

Ancora una volta, sembra che Paolo scriva per la Chiesa Valdese del XXI secolo. Ci ricorda che anche un patto tra uomini è cosa seria, e non vi si aggiunge né toglie nulla. “Nessuno” lo fa, dice, forse con ottimismo, forse non considerando neppure degni di menzione coloro che invece lo fanno. L’estensore della Confessione di Fede, solennemente sottoscritta da tutti i pastori consacrati negli ultimi tre secoli e mezzo, incluso tutti quelli oggi viventi, sottolinea che a maggior ragione non si deve né cambiare né aggiungere nulla alla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento. Ebbene, il monito del versetto anche limitato alla semplice lettera, andrebbe ricordato a quei pastori che, sottoscrivono la Confessione di Fede e poi fanno come pare loro. Come ha scritto su Riforma uno di loro (nel numero datato alla vigilia di Natale 2010), da nessuno smentito, nonostante i nostri appelli, “Nel sottoscrivere la confessione di fede Valdese del 1655 i pastori valdesi si impegnano a esercitare il loro ministero nella linea della tradizione teologica riformata, ma non ad aderire ad ogni singola formulazione del documento.” La consacrazione di un pastore, oltre ad essere un solenne impegno davanti a Dio, è un patto tra uomini, tra il consacrando e tutti i membri di chiesa, a proposito di come il futuro pastore metterà in pratica l’articolo 2 delle Discipline Valdesi: la Chiesa professa le dottrine contenute nell’Antico e nel Nuovo Testamento e formulate nella sua Confessione di fede”. Se egli professerà qualcosa di diverso annullerà quel patto. Una cosa in sé gravissima, che Paolo neppure prende in considerazione: “niuno” fa questo. E annulla questo patto tra uomini, attraverso il mutare l’aggiungere al “testamento di Dio contenuto nella Santa Scrittura, confermato con la morte di Cristo nostro Salvatore”. Sembra davvero difficile immaginare qualcosa di più radicalmente, tragicamente, violentemente contrario alla Confessione di fede e a Galati 3,16.
Galati 1:8 : “[7. …vi sono alcuni che vi turbano, e vogliono pervertir l’evangelo di Cristo.] Ma, quand’anche noi, od un angelo del cielo, vi evangelizzassimo oltre a ciò che vi abbiamo evangelizzato, sia anatema. [9. Come già abbiam detto, da capo ancora dico al presente: Se alcuno vi evangelizza oltre a ciò che avete ricevuto, sia anatema. 10 Perciocché, induco io ora a credere agli uomini, ovvero a Dio? o cerco io di compiacere agli uomini? poiché, se compiacessi ancora agli uomini, io non sarei servitor di Cristo. 11 Ora, fratelli, io vi fo assapere, che l’evangelo, che è stato da me evangelizzato, non è secondo l’uomo. 12 Perciocché ancora io non l’ho ricevuto, né imparato da alcun uomo; ma per la rivelazione di Gesù Cristo]”. Con che conscienza dunque il Papa aggiunge egli tante cose oltre alla Sacra Scrittura?

 

Ancora parole durissime, di una attualità inquietante. Se qualcuno scrivesse cose del genere nella Chiesa Valdese di oggi, potrebbe essere pubblicato solo da questo piccolo e modestissimo sito internet. Gli organi di informazione ufficiali, in gran parte impegnati in battaglie politiche, potrebbero farlo solo a condizione di farlo seguire da commenti di “teologi” che chiamerebbero l’autore “bigotto”, “fondamentalista” e altro, che nella loro testa può sembrare più grave. Solo il commento finale potrebbe suonare loro accettabile, in quanto è un attacco al Papa. Per molti valdesi neo-sadducei, attaccare la Chiesa Cattolica appare infatti un ottimo surrogato ad essere fedeli alla fede dei padri (e delle madri, naturalmente!). “Attacco i cattolici, dunque sono un buon valdese”, pensano. Anche l’estensore della Confessione di Fede, infatti se la prende con il Papa. Ma lo fa accusandolo di una cosa che è precisamente ciò che oggi si può attribuire, putroppo, a tanti valdesi, tra quelli cui sono attribuite le maggiori responsabilità nel condurre la Chiesa.
Apocalisse 22:18: “Io protesto ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro, che, se alcuno aggiunge a queste cose, Iddio manderà sopra lui le piaghe scritte in questo libro. [19 E se alcuno toglie delle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell’albero della vita, e della santa città, e delle cose scritte in questo libro].” San Giovanni imponendo fine all’Apocalisse, che è l’ultimo libro della Santa Scrittura, ha voluto suggellarla tutta con questa santa protestatione, apposta come freno all’audacia e temerità de gl’huomini.

 

L’unica cosa che si può aggiungere è il versetto 22 dello stesso capitolo, l’ultimo versetto della Bibbia: “La grazia del Signor Gesù Cristo sia con tutti voi. Amen”.

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*