Alleanza Evangelica Italiana e 850 anni del Movimento Valdese

UN CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE SU UNA RICORRENZA

4 domande aperte in occasione dell’850° anniversario del movimento valdese.

Nel 2024 ricorre l’850° anniversario della conversione di Pietro Valdo e della nascita del movimento valdese a Lione (1174). Si tratta di un’importante occasione per fare memoria di una lunga storia e per domandarsi quale ne sia l’eredità spirituale nel mondo contemporaneo.

Oltre all’anniversario valdese, quest’anno ricorre anche il 50° anniversario dell’Alleanza Evangelica Italiana (1974-2024). Entrambe le ricorrenze sembrano un’occasione propizia e legittima per una riflessione relativa alla mappatura dell’evangelismo italiano. Nell’Ottocento mondo valdese e Alleanza erano mondi omogenei (Paolo Geymonat docet[1]); ora non lo sono più. Perché? La speranza con queste quattro domande è di suscitare costruttive conversazioni sul senso della testimonianza evangelica oggi.

1. Il movimento valdese nasce nel Medioevo come risposta ad un’istanza evangelica basata sulla Scrittura come Parola di Dio prima di ogni altra autorità e sopra ogni altra verità. Essa imponeva di rinnovare e, se necessario, di “rompere” con gli schemi della cultura religiosa prevalente. Non a caso venne etichettato come “eretico”. Oggi la chiesa valdese è parte del “mainstream” cristiano e del mondo religioso caratterizzato dall’ecumenicamente corretto. E’ ancora la Bibbia intesa come Parola di Dio sufficiente, autorevole e veritiera a mobilitare la coscienza valdese? A distanza di 850 anni, che ne è di quell’impegno delle origini a seguire gli insegnamenti della Bibbia costi quel che costi?

2. Dopo l’adesione alla Riforma protestante, il movimento valdese si dota di una confessione di fede (1655) che include la piena ispirazione della Sacra Scrittura, il peccato originale, la salvezza in Cristo soltanto. Sono i cardini della fede evangelica storica. A distanza di secoli, quale importanza dà la chiesa valdese a quegli impegni confessionali? La domanda è: chi, nella chiesa valdese di oggi, crede, predica e vive gli articoli della Confessione di fede nel 1655?

3. Fino al primo Novecento, il movimento valdese è interprete del “sogno” evangelico di evangelizzare l’Italia, considerando la chiesa cattolica un ostacolo e il pensiero laico un oppositore di questo progetto. Nel corso del Novecento, la chiesa valdese è scesa a patti ecumenici con Roma e sostanzialmente si è pacificata col pensiero secolare. Il costo di questo compromesso sembra essere la perdita di mordente evangelico. Cosa è successo nel Novecento che ha portato la chiesa valdese (con poche e sparute eccezioni) ad abbracciare la corrente “liberale” del protestantesimo e poi, a cascata, tutte le sue evoluzioni, e a identificarsi nel movimento ecumenico? Cosa ha determinato la perdita progressiva del sogno di evangelizzare l’Italia?

4. Ogni storia è fatta di continuità e discontinuità. Dal punto di vista dottrinale e quindi spirituale, il movimento valdese oggi sembra essere interprete di significative discontinuità rispetto all’eredità del movimento valdese storicamente inteso, perlomeno dei suoi primi settecento anni. Le “rotture” rispetto ai cardini evangelici del movimento storico sono più profonde e rilevanti che le linee di continuità. Per l’occasione dell’850° anniversario sarà dato spazio a letture evangelicamente auto-critiche e critiche nel fare memoria del lungo percorso storico?

Come detto in precedenza, la speranza è che queste domande suscitino delle conversazioni e, nello spirito del movimento valdese delle origini, spingano a scelte radicali ispirate dalla fedeltà a Cristo e alla Sua Parola scritta.

Risposta alle domande:

1. “Sentieri Antichi Valdesi” è un movimento valdese che si prefigge di far conoscere , difendere  e promuovere i principi informatori dell’antico movimento valdese dei “Barba” (nome tipico dato ai missionari valdesi del XII secolo), dei quali l’esposizione e la predicazione erano semplicemente e fortemente bibliche, e della Riforma protestante classica fondati sul presupposto che la Bibbia è integralmente Parola di Dio e regola della nostra fede e della nostra condotta.

2. Questi principi sono testimoniati dalla Confessione di fede valdese del 1655 che insieme alle altre Confessioni di Fede della Riforma detta calvinista crediamo esprimere fedelmente l’insegnamento dell’Antico e del Nuovo Testamento.

3. Nella Chiesa valdese del Novecento è successa una piccola, quasi impercettibile declassificazione della Parola di Dio, con una semplice frase si sono aperte le porte alla corrente “liberale” che un poco alla volta è diventata un’inondazione; la frase che sembra di poca rilevanza è la seguente: “La Bibbia non è la Parola di Dio, ma la contiene”.

La perdita progressiva del sogno dell’evangelizzare l’Italia fu l’acquisizione del concetto  “universalista”. “Se tutti saranno salvati, per mezzo dell’esempio altruistico di Cristo, che bisogno c’è di evangelizzare? Che bisogno c’è di predicare il vangelo di salvezza dalla perdizione, a causa dell’incapacità morale e colpa reale davanti a Dio, attraverso la croce e le dottrine della grazia? Anzi eliminiamo (insegnano) dal nostro vocabolario i termini: peccato, redenzione, perdizione, espiazione, propiziazione ecc. (con la scusante) essendo parole incomprensibili alla gente comune nata dalle ideologie culturali emergenti. Ma si è andati oltre: l’evangelizzazione si è vista come un approccio al mondo valdese, perciò “l’evangelizzazione” viene attuata attraverso il “tempio aperto”, vale a dire: giornate evangelistiche visitando il tempio aperto per un approccio iniziale al mondo valdese impegnato per la libertà religiosa condivisibile ( di qualunque estrazione), di coscienza (influenzato dall’ecumenicamente corretto) e riconoscimento dei diritti (che non scaturiscono dalle leggi morali della Bibbia)

4. Per dare spazio a letture evangelicamente auto-critiche e critiche nel fare memoria del lungo percorso storico occorrerebbe come punto cardine rendersi conto che la Confessione di fede è un’ espressione di fede della chiesa, essa non può di per sé essere un oggetto di fede, ma è una norma vincolante della chiesa stessa. La Confessione di fede di una chiesa non può ridursi a un documento storico come è avvenuto per la Chiesa valdese perché questa è un’evidente completa incoerenza di fronte alla richiesta di affermazione del contenuto della propria fede e delle sue implicazioni.

Relegando inoltre la Bibbia come documento da sottoporre all’analisi storico-critica che tende alla conciliazione con idee ed esigenze proprie delle fasi più avanzate del progresso religioso, sociale e culturale e relegandola inoltre a un’esegesi con strumenti ideologici dettati dai cambiamenti e compromessi culturali, capovolge completamente il significato ultimo di “autorità”: la Bibbia non è più la norma autorevole della vita dei fedeli, non è più il centro della fede di conseguenza l’autorità della Scrittura non è più riconosciuta come referenza fondativa.

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