“Semper reformanda” da chi?

Nell’ultimo numero (20 novembre) di Riforma il posto d’onore è riservato all’articolo “Semper reformanda” della pastora ed ex presidente dell’Ucebi, la principale – non l’unica – organizzazione battista in Italia. Come mai? La frase latina, da molti attribuita a Martin Lutero (che però non l’ha mai detta né scritta), è stata pronunciata da Papa Francesco nel convegno ecumenico di Firenze di qualche giorno fa. La pastora Maffei racconta che quando lei e altri amici presenti hanno udito dal pontefice le parole “la Chiesa è semper reformanda” si sono scambiati sguardi e sorrisi di intesa.

Nell’intero articolo la pastora non nasconde né frena l’entusiasmo per il primo papa gesuita: “è riuscito a dire parole evangeliche”, “ha predicato Cristo”, “mi ha comunque comunicato speranza”, “abbiamo ritrovato il sorriso”.

Dunque, un giudizio estremamente positivo in generale, ma che ha trovato il suo apice nella frase “filo-riformata”, oggi molto di moda nella sua interpretazione liberal. Si tratterebbe, insomma, di una autorevole (specie se attribuita a Lutero) autorizzazione, anzi, esortazione a innovare pur che sia, a non farsi problema alcuno nel cambiare cose accettate da secoli, a buttare via ciò che non piace più.

Come, assai più approfonditamente che in questo breve articolo, ha scritto il pastore Paolo Castellina l’anno scorso, la frase ha ben altro significato.

In breve: la Chiesa deve essere sempre attenta ad essere riformata dalla Parola di Dio. La Parola di Dio non è l’oggetto del cambiamento, ma il soggetto. In altre parole: chi usa questa frase per infischiarsene della Bibbia in nome di dottrine fallaci o delle proprie inclinazioni, non applica il “semper reformanda”, ma fa l’opposto, e crea le premesse perché un giorno lo si debba fare, proprio per cancellare le innovazioni insensate o anti-bibliche. Chissà che cosa intendevano quei sorrisi d’intesa tra i pastori liberal presenti a Firenza al cospetto del Papa?

Leonista

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