SINODO VALDESE. Nel timido ma lodevole accenno ai cristiani perseguitati hanno infilato la “omofobia”.

Meglio tardi che mai!
Dal comunicato stampa finale del Sinodo Valdese, sul discorso del moderatore Eugenio Bernardini citiamo integralmente due frasi:

<<Uccidere, violentare e torturare nel nome di una fede è un abominio – ha denunciato Bernardini -, tutti noi dobbiamo denunciarlo come tale: come un peccato blasfemo che offende il volto e il cuore di Dio”. E’ il “virus feroce dei fondamentalismi” che ritroviamo come “un’erba cattiva nei nostri orticelli europei e italiani: antisemitismo, nazionalismo, xenofobia, omofobia, pregiudizio”.>>

Per un verso va apprezzata la, sia pur generica, allusione ai cristiani e alle altre minoranze religiose che subiscono la violenza del califfato islamico, peraltro non citato. Giusto anche sottolineare la blasfemia di chi uccide nel nome della fede. Anche se essere uccisi, torturati e imprigionati nel nome dell’ateismo razionalista, come accade ancora oggi in Cina o in Corea del Nord non è meno grave, e neanche meno blasfemo. Massacrare un credente in nome dellla non esistenza di Dio non è meno blasfemo che farlo in nome di un altro dio. Il vero problema arriva però nella frase seguente, che mette sullo stesso piano dei massacri del califfato fenomeni ben diversi fra loro, pur di parlare di omofobia. Ecco, mentre in Siria e Iraq, migliaia di cristiani, yazidi e altre minoranze, vengono convertiti a forza, oppure massacrati in modi orribili, crocifissi, decapitati e così via, le donne sottoposte a ulteriori sevizie in quanto tali, ad esempio vendute come mogli, o più probabilmente schiave, da gente che afferma di voler dominare il mondo, mentre in Europa continuano a verificarsi omicidi e altri attentati contro gli ebrei, mettere sullo stesso piano la fantomatica omofobia, più che un ragionamento logico sembra un tributo pagato all’ideologia dominante. Ormai, nell’uso comune, essere contro il matrimonio gay è considerato “omofobo”, ma in tutta Europa, Russia compresa, gli omosessuali possono avere relazioni con chi pare loro, senza rischiare né la vita né il carcere.

E ricordiamo che proprio un anno fa, nello stesso numero in cui un altro articolo sosteneva la necessità “come cristiani” di sostenere il disegno di legge che punisce con il carcere l’omofobia, un autorevole pastore parlava di “passi biblici affetti da omofobia”. E ricordiamo anche che negli ultimi anni il solo reato per cui in Europa dei cristiani sono finiti, sia pure brevemente, in carcere in quanto cristiani, è proprio quello di omofobia.

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