Riflessione sulla famiglia – Seimila anni di civiltà

Nel corso degli ultimi seimila anni, ossia da quando esiste una società umana costituita, la stessa si è sempre retta su un delicato equilibrio di regole, risultato di una serie continua di aggiustamenti, resi necessari dal naturale mutare delle condizioni evolutive (progresso) che l’umanità ha saputo realizzare

Una famiglia nell’antico Egitto

in questo lungo periodo di tempo. Ogni nuovo progresso (scoperta scientifica, mutamento socio-economico etc.) ha reso necessario un adeguamento delle regole sociali, al fine di mantenere quest’equilibrio che permette alla società umana di esistere e progredire e le impedisce di dissolversi e, (ipoteticamente parlando) di tornare allo stato selvaggio in cui l’uomo viveva prima del sorgere della prima civiltà.

Questa serie di “aggiustamenti” hanno interessato prima di tutto la legislazione, ossia le regole che gli uomini si sono dati per vivere insieme. Per un credente (ebreo e/o cristiano) queste regole sono prima di tutto contenute nella Bibbia, ma ovviamente altre religioni hanno a loro volta dei testi sacri che fungono allo stesso scopo.

Mantenere l’equilibrio nella società, nonostante gli inevitabili cambiamenti avvenuti nel tempo, ha

Una famiglia oggi

richiesto dei correttivi, a volte anche profondi, nelle regole sociali, e tuttavia questi seimila anni di civiltà umana hanno permesso di identificare alcuni “principi fondamentali”, (nel nostro caso contenuti nella Bibbia), che sono stati posti alla base stessa della civiltà umana e che non sono mai stati cambiati nel corso dei millenni. Laddove questi principi fondamentali sono stati ignorati o modificati, infatti, la società umana ha finito per collassare o comunque ha subito danni enormi che hanno portato dolori e perigli agli uomini che li hanno ignorati.

Uno di questi “principi fondamentali” alla base della società umana è senza dubbio “la famiglia”. La Bibbia recita fin dalle sue prime parole: “Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, …” (Ge 1:7-8) “Perciò l’uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne” (Mt 19:5).

Durante gli ultimi seimila anni la società umana si è retta sulla famiglia, sia pure regolata con norme diverse a seconda del luogo o dell’epoca (monogama o poligama, allargata o ristretta etc.), alla base della famiglia c’è sempre il rapporto (l’unione) tra un essere di sesso maschile e uno di sesso femminile, e la famiglia è stata sempre il luogo dove l’uomo ha ricevuto le prime cure, il primo sostentamento, la prima educazione. Quindi la famiglia come (naturale) fonte di concepimento, proprio perché non esiste altra possibile fonte di procreazione se non l’unione di un uomo e di una donna, e anche come primo nucleo sociale, perché il sostentamento della prole ha sempre trovato nella famiglia stessa il suo punto di inizio.

Sempre nel corso dei seimila anni di civiltà, tuttavia, non sono mancati tentativi di modificare questo principio fondamentale, non tanto riguardo la procreazione, quanto nel mantenimento e nell’educazione della prole. Alcune società hanno provato a superare il concetto di famiglia come nucleo primario della società, per sostituirlo con altre forme, dove, dopo il necessario atto sessuale, uomo e donna cessavano di considerarsi famiglia e l’educazione della prole era demandata a forme collettive. Cito ad esempio l’antica Sparta dove i figli erano educati dalla comunità, o alcune società tribali dell’Amazzonia dove tutti gli adulti sono chiamati papà e mamma e i figli sono gestiti in comune, o l’etnia cinese dei Mosuo, che vive isolata tra le montagne dello Yunnan, dove non esiste matrimonio ma le donne, dopo aver ricevuto la “visita” di un uomo, allevano per loro conto la prole, per arrivare fino ai tentativi posti in essere dalle società totalitarie del secolo scorso (comuniste e naziste) che, volendo lo stato controllore della società, avevano sottratto alle famiglie la prole per essere curata direttamente da grandi strutture pubbliche. In tutti questi casi le conseguenze di tali scelte sono state disastrose. Questi esperimenti sono falliti miseramente e/o non hanno avuto un seguito nel resto della cultura umana, proprio perché inefficaci e contrari ai principi fondamentali che reggono la società umana stessa.

Nikodemos

(prima parte – continua)

Lebensborn nazista: bambini programmati senza famiglia

 

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*