Sinodo Valdese – Consacrazioni

IL TESTO DI QUESTO ARTICOLO E’ STATO MODIFICATO A SEGUITO DEI COMMENTI DI RETTIFICA GIUNTI

Dai commenti giunti al testo originario di questo articolo risulta che i cinque consacrandi pastori abbiano effettivamente sottoscritto la confessione di fede valdese.

Ciò è avvenuto nell’aula sinodale prima che il corteo portasse tutti quanti nel vicino tempio dove è avvenuta la consacrazione durante il culto, che è stato possibile seguire non solo di persona per presenti, ma anche via internet (dove è tutt’ora visibile). Queste cose non succederebbero se il Sinodo applicasse il Regolamento e consentisse ai membri di chiesa di assistere a tutte le sue sedute.

Ci scusiamo tuttavia con i lettori, con il pastore Ferrario e con i cinque pastori consacrati. Ci piacerebbe che anche le menzogne deliberatamente dette e scritte su di noi fossero smentite quando si dimostra che sono tali, cosa non avvenuta  neppure quando le menzogne sono venute da un solenne ordine del giorno del Sinodo. Ma non ce l’aspettiamo di certo! Né ricordiamo i commentatori di oggi o altri si siano sdegnati.

Resta il fatto che non si capisce ormai quale sia la “la confessione di fede della nostra chiesa”, visto che negli ultimi due Sinodi, 2016 e 2017, il Sinodo ne ha solennemente ascoltato e letto collettivamente una, quella del poeta svizzero, incompatibile con l’unica che abbia avuto una consapevole e ufficiale approvazione sinodale, ancora riportata nei documenti ufficiali, quella del 1655, alla quale noi dissidenti valdesi, cioè veri valdesi, aderiamo senza riserve. Il gentile lettore Demartini dice che la confessione di fede letta nel culto “non è certo quella che sottoscrivono i pastori”. Piccola domanda: allora perché la si legge come confessione di fede, in piedi e tutti insieme? L’ambiguità induce all’errore e non è conforme all’Evangelo.

Resta purtroppo anche il fatto che le sedute sindali dal lunedì al venerdì, sono tutte tenute in violazione dell’articolo 9 del Regolamento Sinodale e le votazioni non rispettano l’articolo 26.

7 commenti

  1. Mi sfugge il senso di scrivere un articolo del genere, pieno di errori che, voglio sperare siano in buonafede e non menzogne pensate appositamente. Si fa una confusione enorme: i candidati non hanno mai sottoscritto la Confessione di fede nel Tempio, durante il Culto. La sottoscrivono in Aula Sinodale prima che si formi il corteo e che il Culto abbia inizio. Perciò il momento che voi riferite non va a toccare l’art. 6 (f). Nel Culto, al momento delle promesse, si è semplicemente ricordata la sottoscrizione avvenuta in precedenza. E inoltre la Confessione di fede a cui fate riferimento nel punto 3) dell’articolo non è certo quella che devono sottoscrivere i pastori! Nel culto, nel 2016 e nel 2017 sono state lette delle “confessioni” in sostituzione del Credo apostolico. Decisioni che si può discutere, ma che non nulla c’entra con la Confessione di fede che sottoscrivono i pastori prima della consacrazione! Come fate a dirvi valdesi e a vendere per buono il fatto che la Confessione di fede del 1655 venga letta durante il Culto di Apertura del Sinodo? Ribadisco ancora: l’articolo è pieno di errori ed imprecisioni. Se sono errori in buonafede, voglio sperare che vengano corretti. Se sono in malafede, la questione diventa grave ma soprattutto triste, perché qui non si parla di opinioni su temi etici, ma del mettere in dubbio, senza motivo se non quello del rancore personale, la validità delle consacrazioni di tanti fratelli e sorelle che in questi anni hanno servito, con i loro pregi e difetti, il Signore e la Chiesa come predicatori della Parola.

  2. Mi risulta da informazioni attinte in modo diretto dai consacrati che la Confessione di fede del 1655 sia stata sottoscritta dai cinque in aula sinodale subito prima del corteo che li ha condotti al Tempio. Con i migliori saluti, Giuseppe Stilo, Pinerolo

  3. E’ molto apprezzabile la rettifica, che ristabilisce la verità (tra l’altro appunto facilmente documentabile, sia per mezzo dei diretti interessati, che tramite le tante foto postate su internet in questi giorni). Resta il dispiacere per la scelta di pubblicare un articolo zeppo di errori grossolani, senza darsi pena di verificare prima la veridicità di quanto si riportava, a maggior ragione che le accuse mosse erano gravi e pesanti. Per quanto riguarda le confessioni di Kurt Marti lette durante il Culto di Apertura di questo e dello scorso anno, ribadisco ancora che non si è trattato di sostituire con quella la Confessione di fede del 1655, perché quella non è mai stata letta nel corso del Culto (fosse anche solo per la lunghezza che non la rende adatta all’occasione, e voi che la conoscete dovrete convenire!). Quelle confessioni sono state lette, come spesso si fa, in sostituzione del Simbolo Apostolico o Niceno. Che poi siano opinabili, che possano essere criticate, è fuor di dubbio. Ma certamente non vanno ad intaccare, per il solo fatot di esser state scelte dal predicatore designato, l’autorità dottrinale della Chiesa Valdese, né la sua adesione alla Riforma. Tanti saluti.

  4. Gentile Andrea Demartini, lei continua a parlare di un articolo “zeppo di errori grossolani”, ma riesce a menzionarne uno solo. E naturalmente non ha mezza parola su come il Sinodo si sia rifiutato di rettificare le sue menzogne nei nostri confronti, benché contenute in un suo ordine del giorno, insieme a molte altre pubblicate da Riforma, che pure usufruisce di un lauto finanziamento pubblico attraverso l’8 per mille. Non ci stupisce, perché sappiamo bene che per l’establishment valdese la pagliuzza nell’occhio altrui è motivo di grandissimo turbamento e sdegno.
    Lei poi afferma con certezza che la confessione di fede di Kurt Marti non intacca quella del 1655. Ci spiega perché? Ci spiega perché i pastori sottoscrivono solennemente una confessione di fede per la quale la Bibbia è tutta divina e canonica e quanto in essa è contenuto è regola della nostra fede e vita e poi il Sinodo ne legge ancor più solennemente un’altra, che dice tutt’altro? Le faccio notare che la “confessione di fede” di Marti non è stata “scelta dal predicatore designato”, perché stata usata anche l’anno scorso con altro predicatore. E comunque, la confessione di fede non può essere “scelta dal predicatore” di turno, essendo alla base della vita e dell’attività della chiesa. Solo il Sinodo (e solo molto limitatamente) potrebbe apportare delle correzioni. La fedeltà alla confessione di fede è ciò che fece affrontare ai valdesi secoli di atroci persecuzioni. Si fossero accontentati di una qualunque tiritera che menzionasse Gesù, potevano benissimo accettare le direttive papali e vivere tranquilli. Se la confessione di fede si può cambiare come le cravatte, e farlo senza che neppure si sappia chi l’ha deciso, non ha senso mettere su una chiesa. Ricambio i saluti.

    • Gentile Leonista(certo, dal momento che io per commentare sono obbligato a mettere nome e cognome, sarebbe bello sapere con chi ho il piacere di confrontarmi). Il mio insistere sulla grossolanità di quell’errore è legato al fatto che l’argomento oggetto dell’errore era di estrema importanza (la validità delle consacrazioni degli ultimi 11 pastori e pastore!). E che la questione posta era facilmente verificabile, sia per quelle di quest’anno che di quelle degli anni precedenti. Per cui mi sorge il dubbio che la superficialità con cui è stato redatto quell’articolo fosse intenzionale e deliberata. Cioè avesse il solo scopo di attaccare a testa bassa. E se nessuno lo avesse fatto notare, quell’articolo sarebbe ancora lì. Pensiamo ad un esterno che non conosce la diatriba tra questo “movimento” e la Chiesa Valdese. Ne avrebbe dedotto delle conseguenze tragiche. Qui sta il punto. E purtroppo, se un articolo che trattava un argomento di tale importanza è stato redatto su dei presupposti falsi, può anche sorgere il dubbio che anche gli altri nascano con le stesse intenzioni. Io sono per natura sempre propenso al dialogo: ma quale dialogo può esserci con chi ha scelto di attaccare a qualsiasi costo, sacrificando persino la verità dei fatti? Per voi tutto si riduce ad un “essere parte dell’establishment valdese che vede solo la pagliuzza nell’occhio altrui”. Beh, io non sono parte dell’establishment valdese. Per motivi geografici non possono, ahimé, frequentare una comunità valdese o metodista. Ma mi sono sentito in dovere di intervenire perché è nella Chiesa Valdese e grazie alla Chiesa Valdese, con tutti i suoi difetti ed errori, che io ho incontrato l’Evangelo di Gesù Cristo. Ed è per me motivo di dolore assistere a questi scontri tra fratelli. Queste sono le motivazioni che mi hanno fatto intervenire. Per concludere e tornare sulla questione della confessione di fede: ribadisco che nel corso del Culto, la scelta è affidata al predicatore designato. E il fatto che l’anno scorso o questo siano state scelte delle riadattazioni di Kurt Marti, non va a cozzare con la Confessione di fede del 1655. Che, ribadisco (e sono sicuro che voi lo sappiate meglio di me) non è mai stata letta nel Culto. Quelle di Marti sono state lette nel momento in cui viene solitamente recitato il “Credo”. Ma, ripeto, sono scelte del predicatore (l’anno prossimo ad esempio sarà chiamato a predicare il pastore Emanuele Fiume. Probabilmente lui farà una scelta diversa). Ora, stabilito una volta per tutte questo passaggio, la lettura di produzioni di Kurt Marti o altre rimane opinabile, va benissimo (io stesso, per quella che è la mia sensibilità, farei altre scelte). Ma il fatto che siano criticabili non può spingersi fino a mettere in dubbio l’ortodossia di un pastore come Fulvio Ferrario. E se ci fossero dubbi basterebbe rileggere con cuore sincero il sermone che ha predicato: una vera testimonianza evangelica che esorta a convertirsi a Cristo. Mi duole notare che anche in quel caso si si presa a pretesto una frase per costruirci sopra una presunta “tendenza filogovernativa” (sic!). E si torna al punto di prima. Questi sono i motivi del mio intervento, questi sono i punti critici che personalmente mi sento di sottolineare rispetto alle accuse mosse. Che, ripeto, mi addolorano. In ogni caso penso di aver detto tutto e di essere anche ripetuto troppo, rischiando di annoiare. Auguro una buona domenica.

      • Gentile Andrea Demartini,
        noi nell’appello del 2010 abbiamo messo nomi e cognomi e chiesa di appartenenza e ne abbiamo guadagnato insulti, menzogne, censura e muro di gomma. Lei può pure tornare a parlare mille volte su un nostro singolo errore, di cui ci siamo scusati e cui avrenno potuto porre rimedio cassando il nostro articolo e basta. Ma noi siamo diversi. Lei – che si sdegna senza fine per un singolo errore – non dice nulla delle proprie “affermazioni non vere” e cioè che il nostro articolo era “zeppo di grossolani errori”, quando invece, al terzo intervento conferma che ce n’era uno solo. Non dice nulla delle menzogne su noi dette in un ordine del giorno sinodale. Non dice nulla della censura. Ritiene del tutto normale che il predicatore di turno decida in che cosa tutti i valdesi dovrebero credere e fondare la propria vita, anche in aperto e dichiarato contrasto con quanto egli stesso, sottoscrivendo la confessione di fede del 1655, ha pubbicamente promesso di dedicarsi.
        Giustamente sospetta che chi mente una volta menta sempre: ecco, chi sottoscrive una confessione di fede e poi la rinnega ogni giorno nella pratica, e nel culto del Sinodo lo faccia anche formalmente merita il suo sospetto anche perché – a differenza nostra – non se ne è mai scusato. Lei non farà parte della nomenklatura della chiesa ma ne ha assorbito pienamente i metodi e gli atteggiamenti mentali. Il professor Ferrario ha detto tante belle frasi condivisibili, l’abbiamo anche scritto, ma poi ha parlato di “Spirita Santa”, ha fatto fare un annuncio del perdono dei peccati, trasformato in “perdono della vita”, ha fatto leggere solennemente in piedi una (s)confessione di fede, non apostolica, non valdese, non cristiana, il tutto contro la confessione di fede da lui a suo tempo sottoscritta. Qual è il vero pastore Ferrario? Non lo sappiamo.
        Infine: se la dirigenza valdese non avesse cessato di menzionare la sottoscrizione della confessione di fede nei comunicati stampa, se non avesse violato il Regolamento del Sinodo impedendo ai membri di chiesa di asistervi il nostro “gravissimo” errore non si sarebbe mai verificato. Cordiali saluti

Rispondi a Andrea Demartini Annulla risposta

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*