Nessuna immagine

Appello al Sinodo

14 Novembre 2012 admin 0

  Noi sottoscritti, membri della Chiesa Valdese, consapevoli che – come scrisse Giosué Gianavello nelle Istruzioni – “se la nostra Chiesa è stata ridotta in Leggi Tutto »

Nessuna immagine

“MA SE DIO MI HA FATTO COSÌ?”

9 Giugno 2011 admin 0

 

Pubblichiamo un articolo di John Frame (1939), teologo e filosofo calvinista americano. Attualmente è professore di Teologia Sistematica e Filosofia al Reformed Theological Seminary di Orlando in Florida. Frame è laureato alla Princeton University, al Westminster Theological Seminary (dove ha anche insegnato) e alla Yale University.

Ringraziamo il membro di chiesa valdese che ce l’ha inviato, chiedendo di rimanere anonimo (il che la dice lunga sulla diffusione dell’intolleranza nella nostra chiesa.

Aggiungiamo che l’articolo si spinge molto più in là di quanto chiedemmo con l’appello al Sinodo dell’anno scorso, dove ci limitammo ad “appellarci umilmente” all’alto consesso affinché ricordasse i numerosi passi biblici che condannano l’omosessualità prima di addirittura benedirne la pratica. Fummo ascoltati solo da quel 41% dei deputati che non votarono l’ordine del giorno.

MA SE DIO MI HA FATTO COSÌ?

di John Frame.

Oggi è comune che gli omosessuali affermino di non poter essere aiutati ad uscire dalla loro situazione; l’omosessualità, affermano, è innata; forse è geneticamente determinata, in ogni caso è così profondamente connaturata, tale da essere una condizione dalla quale non si può uscire. Concludono, quindi, che la chiesa e la società devono accettare l’omosessualità come una condizione naturale e normale; insistono, infatti, che le persone non possono essere condannate per quello di cui non sono responsabili.

A loro volta, gli omosessuali che vogliono essere considerati cristiani interpretano questa “ineluttabilità” della loro condizione in maniera teistica: “Dio mi ha fatto così.” Possono mai i cristiani condannare qualcosa che Dio ha creato?

Questa domanda viene posta in molte altre discussioni diverse dalla questione dell’omosessualità.

I rapidi progressi della genetica hanno condotto a un acceso dibattito sulla se alcuni comportamenti possano essere considerati innati. Qualche anno fa veniva insegnato che un’alta percentuale di ragazzi col doppio cromosoma “y” assumeva dei comportamenti antisociali. Questa scoperta, allora, implica che la criminalità, in alcuni casi almeno, sia un’innata ed ineluttabile condizione? Che fare? Dovremmo abortire tutti i bambini che presentano questa combinazione genetica? Dovremmo esaminare tutti i neonati ed impegnarci a guidare tutti i bambini con i cromosomi “xyy” in un sentiero formativo differenziato ? Dovremmo cercare di cambiare la mappatura genetica di questi bambini?

Nessuna immagine

L’EVANGELO TRADITO di Paolo Brancé

21 Aprile 2011 admin 0

Una delle frasi suggestive, potenti, efficaci dell’Evangelo che mi colpisce è la seguente: “In questo mondo avete da soffrire, ma abbiate coraggio: Io ho vinto il mondo”(Giov. 16:32-33). Non trovo stimoli così incisivi in frasi dette dai grandi uomini del passato, in quanto quelle di Gesù si inseriscono nel processo di trasformazione dell’uomo che crede, e ne sono la causa.

Ma interroghiamoci: cos’è il mondo per Gesù? La parola greca “kosmos” significa in italiano il mondo fisico, l’universo. Tuttavia, l’idea che sottende alla parola greca “kosmos” per Gesù è quella spirituale e morale: essa pone in contrasto la parola di Gesù con il mondo politico-religioso che lo ha inchiodato alla croce. Sembra paradossale la frase di Gesù, perché in fondo il “mondo” lo avrebbe di lì a poco crocifisso, i capi religiosi sarebbero riusciti ad eliminarlo, sebbene con l’ausilio dell’amministrazione romana. Ma Gesù affermò che ha vinto il mondo. Come?

Nessuna immagine

ISAIA DERIDE L’IDOLATRIA

4 Settembre 2010 admin 0

Isaia deride l’idolatria.

 

 di J. Gresham Machen (1881-1937)

Presbiteriano, professore di Teologia.Fondatore dei

Westminster Theological Seminary and the Orthodox Presbyterian Church

 

Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!» Con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice: «Salvami, perché tu sei il mio dio!» Isaia 44:16-17

 

In questo passo vediamo il profeta mentre deride l’idolatria, è difficile trovare un’ironia più acuta in tutto il resto della letteratura. Isaia non poteva essere più chiaro. Tuttavia è necessario che il lettore comprenda tale chiarezza. Sembra sia impossibile non comprendere il messaggio del profeta, nonostante ciò gli uomini moderni fanno proprio questo. Ricordo un sermone udito pochi anni fa. Questa predicazione era introdotta dai versi che abbiamo davanti e che danno voce alla derisione dell’antico profeta nei confronti dell’uomo che si fa un idolo intagliando un pezzo di tronco. “Ne brucia la metà nel fuoco, con l’altra metà prepara la carne, la fa arrostire, e si sazia. Poi si scalda e dice: «Ah! mi riscaldo, godo a veder questa fiamma!» Con l’avanzo si fa un dio, il suo idolo, gli si prostra davanti, lo adora, lo prega e gli dice:

Nessuna immagine

FULVIO FERRARIO, PROFESSORE DI TEOLOGIA, CI SCRIVE FRATERNAMENTE E CI METTE IN GUARDIA DALLO SPIRITO POLEMICO

11 Agosto 2010 admin 0

 

Care sorelle e cari fratelli,

 

ho letto con interesse il Vostro Appello al Sinodo e ho visitato il sito che avete allestito. Mi auguro che i problemi che sollevate nell’Appello trovino riscontro nella discussione sinodale. E’ bene che membri di chiesa esprimano le loro perplessità su tematiche del genere. Siamo una chiesa presbiteriana, nella quale il contributo dei laici ha spesso indicato ai teologi strade importanti e non sempre ritenute, almeno di primo acchito, comode. Bene, dunque, che il disagio, quando c’è, si faccia sentire.

appello

Appello al Sinodo per la fedeltà alla nostra Confessione di Fede

23 Luglio 2010 admin 0

appello

Noi sottoscritti, membri della Chiesa Valdese,

 Casa Valdese di Torre Pellice

consapevoli che – come scrisse Giosué Gianavello nelle Istruzioni – “se la nostra Chiesa è stata ridotta in in” queste “contingenze, causa prima ne sono i nostri peccati, dobbiamo quindi umiliarcene quotidianamente e sempre di più innanzi a Dio, chiedendogli perdono”;

certi che la Confessione di Fede del 1655, mai mutata da alcun Sinodo, sia il fondamento incrollabile della Chiesa Valdese;

ribadendo, in particolare, con gli articoli 2 e 3 di essa, che “Iddio s’è manifestato agli huomini nelle sue opere della Creazione e della Provvidenza, di più nella sua Parola rivelata dal principio con oracoli in diverse maniere, poi messa in iscritto ne’ libri chiamati la Scrittura Santa” (“nessuna profezia della Scrittura proviene da un’interpretazione personale, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” 2 Pietro 1,20-21) e “che conviene ricevere, come riceviamo, questa Santa Scrittura per divina e canonica, ciò è per regola della nostra fede e vita; e ch’ella è pienamente contenuta ne’ libri del Vecchio e Nuovo Testamento” (“se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema” Galati 1,9);

ritenendo che l’ordinamento valdese sia un prezioso strumento per custodire la buona dottrina che viene tramandata di generazione in generazione, da tempo immemorabile, poiché esso regola il nostro essere chiesa;

avendo a mente che la storia della Chiesa Valdese, di tanti uomini e donne che per secoli tutto hanno fatto, tutto hanno rischiato, tutto hanno dato, inclusa la vita, per restare fedeli alla propria fede, sia un patrimonio incomparabile, di cui è forse impossibile essere degni, ma che impone di fare del nostro meglio perché non paia vano;

rammaricandoci del fatto che da tempo la Chiesa Valdese, sola o insieme ad altre, impegna il proprio nome in iniziative, a volte anche lodevoli, almeno nelle intenzioni, che per la loro fallacia creano divisioni e non hanno nulla a che fare con ciò che essa deve essere: “la compagnia de’ fedeli” che “vengono ad unirsi per seguitare la Parola di Dio; credendo ciò ch’egli vi ci insegna e vivendo nel suo timore” (articolo 25 della Confessione di Fede);

affermiamo la verità di quanto Gesù disse: “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24,35), mentre sappiamo che le umane dottrine che oggi trionfano domani cadono nell’oblio o nel discredito, come tante volte abbiamo visto accadere, anche di recente; e riteniamo pertanto che la Chiesa possa sì prendere posizione su temi dove l’Evangelo indichi inequivocabilmente la strada; ad esempio, contro il razzismo o a favore della libertà religiosa; quanto, però, ad essere pro e contro partiti o specifiche iniziative, riteniamo che la prudenza debba essere massima per non nuocere, con scelte imprudenti, all’unica missione della Chiesa: essere testimoni di Gesù Cristo fino alle estremità della Terra (Atti 1,8) e cooperare a far risplendere la Luce nelle tenebre (Giovanni 1,5); resta sempre ai singoli membri di chiesa la possibilità di impegnarsi su qualunque tema, assumendosene personalmente le responsabilità, senza farsi scudo della Chiesa o, peggio ancora, della Parola di Dio;

constatiamo inoltre che nella Chiesa si affermano progressivamente interpretazioni sempre più personali di ciò che essa debba fare o 

credere: apprendiamo che un pastore nega pubblicamente la Trinità e la divinità di Cristo (in aperto contrasto con l’articolo 1 della Confessione di Fede);

apprendiamo anche che, facendosi forti di un documento sinodale che parla di “accoglienza” delle persone omosessuali, quello stesso pastore, con l’appoggio del Consiglio di Chiesa, ha celebrato a Trapani ciò che gran parte dei mezzi di informazione e lui stesso hanno definito “matrimonio” tra due donne, neppure appartenenti alla Chiesa Valdese, che egli ha poi affermato di essere consapevole che ciò “può provocare una spaccatura in seno alle nostre chiese” e “incrinare i rapporti ecumenici e inter-evangelici”, ma che “questa spaccatura può anzi deve essere provocata”, che la Moderatora, pur riconoscendo che “nelle nostre chiese si è” solo “cominciato a dibattere della possibilità di testimoniare anche a livello liturgico dell’accoglienza e del riconoscimento di unioni di vita di persone dello stesso sesso” ha difeso tale atto affermando che si era solo “pregato con convinzione e affetto per due persone che si impegnavano a vivere insieme la loro vita”, che a Roma un altro pastore ha amministrato il battesimo a due bambini su richiesta del padre di uno di loro e del suo compagno presentati davanti all’assemblea come “genitori”, benché la donna che aveva partorito i bambini fosse presente; autorevoli esponenti della Chiesa chiedono ora che il Sinodo “aggiorni” le norme in modo da rendere leciti, sia pure ex post, parte o tutti questi comportamenti;

ci appelliamo umilmente al Sinodo affinché:

non si allontani mai dalla Confessione di Fede e vegli perché essa non venga mutata nella lettera, o vanificata nei fatti con la tolleranza o il riconoscimento di comportamenti che la contraddicono;

ricordi qual è la ragion d’essere della Chiesa e sia attento a non gettare discredito sulla sua dottrina quando prende posizione su temi politici e di attualità;

prenda adeguati provvedimenti verso i comportamenti che violano l’ordinamento valdese, per evitare che la prassi del fatto compiuto e delle decisioni unilaterali sopprimano nei fatti quel modo di prendere le decisioni in modo collegiale e democratico, che si conservò anche nelle circostanze in cui il pericolo dell’annientamento totale era imminente;

esaminando la questione omosessualità, ricordi i numerosi passi biblici che la condannano e temperino la tendenza a ritenerli semplicemente riflessi di una società non abbastanza evoluta, considerando che il principale di questi passi, Levitico 18, che riassume tutti i divieti biblici in materia sessuale, ne include solo sei: incesto, rapporti durante il ciclo mestruale, adulterio, sacrificio dei primogeniti, omosessualità, accoppiamento con animali; ricordi altresì le parole del pastore Alessandro Esposito, secondo il quale questo argomento “può provocare una spaccatura in seno alle nostre chiese” e “incrinare i rapporti ecumenici e inter-evangelici” e valuti se è conforme ai nostri fondamenti creare quella spaccatura.

Possa la Grazia di Dio essere sempre su tutti noi e sulle nostre chiese e illuminare in particolare coloro cui sono affidate le decisioni più importanti.