ORA ANCHE LA “TEOLOGIA FINOCCHIA”, LA BIBBIA GAY, E UNA MISTERIOSA CONFESSIONE DI FEDE

 

Lo racconta Riforma

Il settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi Riforma, nel numero del 7 giugno, ci informa che nella chiesa battista di Mottola si è parlato della “teologia queer che vede nell’incarnazione un ‘travestimento’ di Dio, un Dio che è un Dio della Liberazione”.

L’articolo non spiega che cosa sarebbe la teologia queer. Queer è una parola che, nel suo significato più ampio, vuol dire “strano” o “obliquo”, ma nel passato era usato come dispregiativo per “omosessuale”. Un po’ come l’italiano “finocchio”, parola di per sé non negativa indicando un ortaggio con ottime qualità nutritive. Negli Usa, però, questo termine è stato rivendicato proprio da omosessuali più ideologizzati, con una sfumatura più raffinata, che avrebbe qualcosa a che fare con la teoria dei generi, secondo la quale, detto approssimativamente, essere uomo o donna è una questione di influenza ambientale ovvero scelta che non ha nulla a che fare con l’essere anatomicamente maschio o femmina. Quanto alla teologia queer, secondo Wikipedia è quella che “cerca di indagare e di esplorare la sessualità umana e le identità di genere (gay, lesbiche, bisex, transessuale, transgender, ecc) e il loro rapporto con Dio”. e “si pone l’obbiettivo di far nascere una riflessione su Dio a partire dal contesto queer”. Mah!

Tra le “conquiste” di questi “teologi” vi è la “bibbia gay”, detta anche la Queen James Version. In inglese la traduzione più nota della Bibbia è nota come King James Version, cioè la versione del Re Giacomo, da James I, re d’Inghilterra dal 1603 al 1625. Secondo questi “teologi”, il Re Giacomo, che pure ingravidò la moglie almeno dodici volte, avrebbe auto anche relazioni sessuali con maschi, e veniva perciò sarebbe stato anche chiamato Queen James, cioè Regina Giacomo. In realtà il nome di Regina deriva da un’accusa politica, secondo la quale il suo predecessore, Elisabetta I, aveva governato da re, e lui – troppo debole – da regina. Questa cosiddetta nuova traduzione, è in realtà uguale alla versione del Re Giacomo, con la sola eccezione dei passi dove si condanna, esplicitamente o implicitamente, l’omosessualità. Pertanto, in Genesi 19, dove gli abitanti di Sodoma chiedono a Lot di portare fuori i due angeli “affinché li possiamo conoscere”, il verbo “conoscere”, lo stesso che in tutte le altre circostanze viene indicato per rapporti sessuali del tutto consenzienti, viene “tradotto”, o meglio falsificato, con “stuprare e umiliare”. L’argomento, insomma, sarebbe che gli abitanti di Sodoma sono stati puniti da Dio non perché volevano avere rapporti sessuali con gli angeli ospiti di Lot, ma perché volevano averli in modo non paritario e con la sopraffazione. Ma, salvo pensare che gli angeli non vedessero l’ora di fornicare con i sodomiti, nessuno aveva mai dubitato che il pericolo paventato da Lot era per l’appunto una violenza, peraltro evidentemente omosessuale, con l’ulteriore aggravante di avere come vittime degli ospiti, per di più angeli. Non c’era bisogno di fare una traduzione falsa per questo.

Molto più interessante, per il totale dispregio della verità, è la traduzione del passo di Levitico 18, “Non giacer carnalmente con un maschio: ciò è cosa abominevole”, falsificato con “Non giacere carnalmente con un maschio davanti all’altare di Moloch: ciò è cosa abominevole”. Un goffo tentativo di sostituire la proibizione di rapporti omosessuali con un monito contro l’idolatria. Sarebbe come sostituire “Non rubare” con “Non rubare per poi dare i soldi al tempio di Baal”, o “Non uccidere”, con “Non fare sacrifici umani agli idoli”, e certamente come sostituire “Non commettere adulterio” con “Non praticare la prostituzione sacra”.

Gli stessi trucchetti sono usati anche per gli altri passi che condannano l’omosessualità, ma ciò non soddisfa i curatori della “bibbia gay”, che preannunciano ulteriori falsificazione perché “la Bibbia è ancora piena di affermazioni che vanno contro al principio di eguaglianza e contraddizioni di cui non ci siamo ancora occupati”. Sembra di sentire certi “teologi”, e “teologhe” valdesi. Altro dettaglio interessante: mentre tutti le altre versioni della Bibbia sono presto consultabili su internet, questa si deve comprare.

L’articolo di Riforma si riferisce anche che nella riunione è stato “intenso… il momento in cui è stata recitata la confessione di fede di Bangkok”. Addirittura “recitato”! E pensare che noi, proprio su RIforma siamo stati ferocemente attaccati perché sosteniamo troppo la confessione di fede. E questi addirittura la recitano in un momento intenso. Peccato che non ci sia verso di sapere che cosa sia questa fantomatica confessione di fede di Bangkok, di cui l’unica menzione nell’oceano di internet è proprio nel resoconto della memorabile riunione di Mottola. Poiché queste cose, però, accadevano in una chiesa battista, vale la pena di citare la frase iniziale di quella che è tuttora conosciuta come “la confessione di fede battista”, quella del 1689:

“La Sacra Scrittura è l’unica, bastevole, certa e infallibile regola di ogni conoscenza di salvezza, di fede e obbedienza.”

Sospettiamo che la confessione di Bangkok dica ben altro.

8 commenti

  1. Ma questi “curatori della bibbia gay” stanno completamente dando i numeri? Non si rendono conto di aggiugere scandalo su scandalo?
    Daniela Michelin Salomon

  2. Prima che qualcuno ci dia degli ignoranti, la “Confessione di Fede di Bagkok” è propriamente detta: “Dichiarazione ed Appello di Bagkok” ed è stata prodotta nel 2009 dalla Conferenza Ecumenica Globale su Giustizia per i Dalit” del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Con il sottotitolo “Comunità giuste ed inclusive”, essa mira a difendere la dignità dei Dalit. Paria o dalit (o erroneamente intoccabili, ma la traduzione corretta è oppressi) sono definiti i fuori casta nel sistema sociale e religioso induista, includendo anche gli aborigeni indiani e gli stranieri.Gandhi si riferì ai dalit più poveri ed emarginati come agli Harijan, cioè “figli di dio”.Il diffuso termine paria è il singolare della parola paraiyar che sono il gruppo etnico dalit più cospicuo nel Tamil Nadu. Il termine “dalit” (in sanscrito dal significa “spezzare, spaccare, aprire”). Il movimento gay la utilizza strumentalmente per affermare che gli omosessuali sono una casta oppressa la cui dignità ed uguaglianza è da affermare.Vedasi (in inglese) resources/documents/wcc-programmes/unity-mission-evangelism-and-spirituality/just-and-inclusive-communities?set_language=en

  3. Per conoscenza, vi posto quanto ho pubblicato sul mio profilo Facebook condividendo quwsto articolo: Di fronte a questa vergogna, ci tengo a sottolineare di non aver più nulla a che spartire con la chiesa valdese cosiddetta ‘ufficiale’. Siamo arrivati alle traduzioni di comodo, stile testimoni di Geova, pur di giustificare dottrine che sono solo verità umane, fasulle e parziali.

  4. qui andiamo molto peggio che i testimoni di Geova. di questo passo dove andremo a finire? o si ravvedono o alla fine di questa vita rimarranno delusi. i primi valdesi della storia non avevano nulla a che fare con queste novità di oggi, volevano vivere il vero evangelo e pagarono un prezzo molto alto per questo

  5. per correttezza devo aggiungere infatti che, come il commentatore precedente, non includevo di certo valdesi.eu, che so essere contrarissimi a queste novità pro gay, nè i valdesi contrari a tali novità e chiunque del protestantesimo non le approvi. lo stesso vale per i battisti, anch’essi sono divisi sul punto e quelli che vogliono conservare il vero Vangelo non approverebbero mai una cosa del genere

  6. Leggo qui e là vari commenti e una cosa mi ha colpito. Spesso viene esaltata la caratteristiche democratiche della chiesa valdese e va bene se intesa nell’ambito cioè nella comune adesione ad un Re, una monarchia, cioè la Parola di Dio che é Gesù. Ma questo lodevole concetto di considerazione reciproca sembra più essere ormai intesa come una Parola di Dio fatta a colpi di maggioranza e consenso. Un pò meno esaltazione della democrazia umana e un più di esaltazione di monarchia divina, di Gesù Cristo, potrebbe essere la giusta ricetta. Queste cose/dottrine/persone,non sono piombate dal giorno alla notte in uan chiesa valdese. Evidentemente gli é stato dato modo di proliferare per anni. Spero con tutto il cuore che i fratelli in Cristo valdesi dissidenti possano trovare modo di vincere in Cristo tutti i turbamenti che quelli che erano loro stessi fratelli gli stanno provocando. Ed anche il concetto di fratello va meditato proprio su ciò che insegna il Re in Luca 8: 19 “Or sua madre e i suoi fratelli vennero da lui, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20 E da alcuni gli fu riferito: «Tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori e ti vogliono vedere». 21 Ma egli, rispondendo, disse loro: «Mia madre e i miei fratelli sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica».
    Dobbiamo stingerci forte, pregare, raccoglierci insieme per essere pronti ad affrontare una probabile nuova persecuzione.

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