Nuove sorprese dalla Bibbia, fin “dal principio”. Con tanti saluti ai suoi odiatori

Mentre molti “teologi” si ingegnano ad affossare in ogni modo l’autorevolezza, la dignità e l’importanza della Bibbia, c’è chi invece – prendendola sul serio – fa scoperte straordinarie.

I primi cinque libri della Bibbia sono generalmente chiamati con il termine greco “Pentateuco”, che significa “i cinque contenitori”, “i cinque rotoli”, ma il nome ebraico si pronuncia “torà”, di solito si traslittera “torah” e significa “insegnamento, dottrina” più che “legge” come alcuni traducono. Il Pentateuco stesso, altri testi dell’Antico Testamento e Gesù stesso attribuiscono questi 5 libri a Mosè, ma – naturalmente – la cosiddetta critica moderna la pensa diversamente, e spesso concordano con essa anche “teologi” pagati da chiese cristiane (ovviamente anche valdesi) per dare torto

Un complicato schema che spiega la presunta eterogeneità delle varie parti del Pentateuco. Le prime “due tradizioni” sono ritenute separate sulla base del fatto che vengono usati due diverse espressioni per indicare Dio.

a Gesù. L’Enciclopedia Treccani, massimo repertorio di autorità culturale italiana spiega: “Si concorda dunque nel ritenere che la composizione dei libri del Pentateuco avvenne per epoche successive, sovrapponendo e mescolando materiale di stile e mentalità diversi, ma improntato a una sostanziale continuità culturale”. Notevole il “si concorda”,  dove, pur nell’ambiguità del verbo impersonale, si dà ad intendere che sono tutti d’accordo sull’eterogeneità dei cinque libri.

Troverete in giro grandi ragionamenti sul fatto che i termini con cui ci si riferisce a Dio sono diversi nelle varie parti del Pentateuco, il che dimostrerebbe che queste non possono essere state scritte dalla stessa persona. Argomento davvero pregevole perché consente di farsi una bella risata, cosa sempre apprezzabile e che fa bene alla salute. Prendiamo un verso della Commedia di Dante:

“fecemi la divina potestate, la somma sapienza e il primo amore” (Inferno, III, 5)

È la scritta sopra la porta dell’Inferno, dove è la porta stessa a parlare e a dire chi l’ha fatta. È evidente che le tre espressioni, “la divina potestate”, “la somma sapienza” e “il primo amore” indicano tutte Dio. Dobbiamo dunque concludere che quel singolo verso è stato scritto da tre persone diverse? Ovviamente nessuna persona sana di mente o in buona fede direbbe una stupidaggine del genere, che – a parte l’assodata certezza che l’autore dell’opera (figurarsi di un singolo verso)  è uno solo – è assurda già nel concetto astratto e si scontra con un dato di fatto tecnico, e cioè che le tre espressioni contribuiscono a creare un verso di undici sillabe, come tutti i versi della Commedia. Insomma: grazie per il buon umore.

Si dirà che per il Pentateuco non abbiamo prove come quella appena citata sul verso di Dante. Davvero? Vedremo.

Altra osservazione volta a inficiare l’autore Mosè e far propendere per l’ipotesi secondo cui la Torah sarebbe stata appiccicata insieme molto tempo dopo e che solo dopo ancora le sarebbe stato attribuito questo nome e questa caratteristica di “parola di Dio”, è il fatto che la parola “torah” non si trova nella Torah stessa, ma solo in libri successivi e nella tradizione ebraica. Per la verità, in Levitico 10:11 si trova ???? (“lehorot”), voce del verbo da cui viene “torah”, pero è effettivamente un po’ poco. Ma la Bibbia va studiata a fondo, e dopo tanti anni non smette di stupirci. Ora, con l’uso dei computer, si possono fare nuove ricerche e trovare cose sorprendenti.

Prendiamo il testo ebraico dei primi versi della Genesi, ricordando che

I primi cinque versi del libro della Genesi, cioè della “Torah”. I cerchietti rossi indicano le quattro lettere della parola “torah”, separate l’una dall’altra da 49 lettere. Il rettangolo verde evidenzia la parola “bereshit” (“in principio”) che costituisce il titolo ebraico del libro.

l’ebraico si legge da destra a sinistra. Cerchiamo la prima ?, cioè “t”: la troviamo già alla fine della prima parola, che significa “nel principio”. Poi saltiamo 49 lettere e troviamo una ?, cioè “o”. Ne saltiamo altre 49 e troviamo una ?, cioè “r”. Saltiamo altre 49 lettere e troviamo una ?, cioè “ah”. Risultato: “torah”! Dunque, la parola “torah” è nella Torah, e proprio all’inizio.

Per oggi chiudiamo qui e diamo tempo ai detrattori della Bibbia di provare a spiegare che si tratta di una coincidenza fortuita, che non significa nulla, che è già stato dimostrato che questo tipo di ricerca dà risultati casuali del tutto inattendibili, che con questo sistema si trova qualunque cosa ecc. ecc.  Torniamo presto con delle sorprese.

(prima parte – segue)

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