L’ispirazione e l’autorità della Bibbia

I moderni eruditi cianciatori, “esperti in dibattiti culturali”, affibbiano l’etichetta di “fondamentalista” a chiunque non condivida i loro punti di vista. Quell’etichetta, però, potrebbe pure essere data a 1900 anni di pensiero cristiano, includendo, naturalmente Gesù e gli apostoli. Ma, si sa, i “moderni” hanno “finalmente capito” come stanno le cose. O no? Inizieremo così da oggi esposizioni brevi di dottrine cristiane di base. Oggi: “L’ispirazione e l’autorità della Bibbia”.

In Genesi 1:1 leggiamo “Nel principio Dio”. Facendo eco alla dichiarazione iniziale della Bibbia, in Giovanni 1:1 leggiamo che “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio”. Ma Giovanni prosegue dicendo: “E la Parola è stata fatta carne e ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito venuto dal Padre” (Giovanni 1:14). Il fatto che Dio abbia scelto di rivelarsi nella persona di Gesù Cristo (la Parola eterna fattasi carne) ci porta al tema dell’ispirazione e dell’autorità della Bibbia. È qui che Dio sceglie principalmente di rivelare sé stesso e i suoi propositi al suo popolo, in una raccolta di sessantasei libri scritti che raccontano la storia delle potenti azioni e delle parole di spiegazione di Dio, che puntano tutti a Gesù, la Parola fatta carne.

La Bibbia non afferma mai di essere un libro “ispiratore” che garantisce al suo lettore una maggiore intuizione spirituale o auto-illuminazione. La Bibbia non è stata data per motivarci a vivere una vita migliore o per farci fare grandi cose. La Bibbia ci è data da Dio come testimonianza della Parola fattasi carne (Gesù), venuto a salvarci dai nostri peccati. Questo è ciò che i vari scrittori umani della Bibbia dicono della Bibbia stessa. Che tipo di libro è? Cosa testimoniano al riguardo?

Paolo dice nella sua seconda lettera a Timoteo che “Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:16-17). Sebbene il termine “ispirazione della Scrittura” sia spesso usato per descrivere la rivelazione di Dio di sé stesso a noi in forma scritta, gli esegeti notano correttamente che la parola tradotta notoriamente come “ispirata” (teopneusto) si potrebbe meglio tradurre come “espirata” da Dio. Ciò sottolinea il fatto che i vari libri della Bibbia (Scrittura) ci sono stati dati da Dio (“soffiati”) attraverso l’agenzia di autori umani. Questo è il motivo per cui in Romani 3:2, per esempio, Paolo può parlare dell’Antico Testamento come “le parole di Dio”.

In 2 Pietro 1:16-21, l’apostolo scrive:

Poiché non è con l’andare dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Poiché egli ricevette da Dio Padre onore e gloria quando giunse a lui quella voce dalla magnifica gloria: “Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto”. E noi stessi udimmo quella voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. Abbiamo pure la parola profetica più ferma, alla quale fate bene a prestare attenzione, come una lampada splendente in luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori, sapendo prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura procede da un’interpretazione personale, poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo.

In questo passaggio, Pietro afferma di essere un testimone oculare di eventi chiave nella vita di Gesù (cioè la trasfigurazione di Gesù). Pietro nega di aver inventato o seguito miti. Per Pietro, la Scrittura è il prodotto di uomini “portati” dallo Spirito Santo. La Scrittura non sorge nella volontà dell’uomo (“Penso che oggi scriverò un libro della Bibbia!”), ma solo quando gli uomini sono “portati” dallo Spirito Santo, assicurando che il peccato e la fragilità umana non rubino la Bibbia della sua autorità divina o della sua accuratezza fattuale in tutto ciò che affronta (inerranza).

E poi c’è la testimonianza di Gesù stesso. Nostro Signore afferma che la Scrittura viene dalla “bocca di Dio” (Matteo 4:4), “la Scrittura non può essere annullata” (Giovanni 10:35), che è la verità di Dio (Giovanni 17:17). Gesù dice ai suoi discepoli che lo Spirito Santo verrà, insegnerà loro ogni cosa e ricorderà loro tutto ciò che Gesù ha insegnato loro (Giovanni 14:26). Infatti, dice Gesù in Giovanni 16:13, “…però quando sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito e vi annuncerà le cose a venire”.

Dal momento che la Bibbia è la vera parola di Dio (non semplicemente contiene  la parola di Dio), essa ci giunge con l’autorità del suo autore principale, Dio stesso. Coloro per i quali il libro della Bibbia prende il nome, ci dicono che la Bibbia è la parola di Dio scritta e che deve essere vista come discorso divino dato attraverso l’intervento umano. E questo discorso ci istruisce, corregge e ci addestra alla giustizia, perché ci indica ripetutamente il suo personaggio centrale, Gesù, il Figlio di Dio che è venuto per salvarci dal nostro peccato.

Come dice così giustamente BB Warfield delle Scritture: “Essa lo dice, quindi Dio lo dice”.

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