LA BIBBIA DICE IL VERO (2) – Gli antibiblici, atei o “teologi” che siano, non si arrendono neppure davanti all’evidenza.

Continuiamo con qualche considerazione sulle polemiche che atei e “teologi” ultra liberali (anche valdesi) portano avanti sulla Bibbia. È utile precisare che non sono solo “teologi” estremisti a sostenere posizioni che sminuiscono l’autorità del Libro, ma molti danno per scontato elementi che poi si sono rivelati infondati, senza mai o quasi mai pagare il dazio di una sana autocritica. Anche in ambienti “cristiani” se uno sostiene che in questo o quel passo la Bibbia è errata, ad esempio su dati storici, e poi arriva la prova che invece è veritiera, non c’è nessun problema. Viceversa, a sostenere la veridicità di una dato biblico di cui non ci siano ancora le prove certe, si viene spesso guardati con sospetto come dei bigotti, e etichettati come “fondamentalisti”. Ma è scritto: “se costoro tacessero, griderebbero le pietre” (Luca 19:40). E con l’archeologia, le pietre gridano davvero!

Prendiamo la datazione del Pentateuco: quante volte abbiamo sentito da tronfi professoroni “biblisti” che Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, non solo non sono stati scritti da Mosè (come più e più volte lo stesso Gesù mostra di credere, vedi fra i tanti Luca 12:26), ma sono databili a molto dopo, durante l’esilio babilonese del sesto secolo. Alcuni si spingono a dire che è solo in quell’occasione che gli Ebrei sarebbero diventati monoteisti, per l’influenza degli zoroastriani.

Ma nel 1979 archeologi israeliani hanno trovato nella valle dello Hinnom, presso Gerusalemme, due minuscoli rotoli, grandi quanto un filtro di sigaretta. Dopo anni di delicatissime procedure tecniche volte a non danneggiarli, sono stati aperti, letti e datati con certezza al settimo secolo a.C. (proprio quello precedente all’esilio). La cosa più stupefacente era il contenuto: la benedizione di Aronne, “il Signore vi benedica e vi guardi…”, di Numeri 6:24-26!

Un colpo durissimo alla teoria di chi pretende che il Pentateuco, i libri che persino Gesù affermava scritti da Mosè, sia stato scritto nel

Il luogo di ritrovamento dei rotoli, vicino a Gerusalemme

VI secolo a.C. In qualsiasi altro campo, i sostenitori della vecchia tesi accetterebbero l’evidenza scientifica e la nuova datazione. Nel XIX secolo, ad esempio, gran parte degli studiosi si erano convinti che le città di Troia, Micene e Cnosso non fossero mai esistite, o tutt’al più fossero insignificanti villaggi, ingigantiti dai racconti epici di Omero o chi per lui. Ma quando il commerciante senza titoli di studio Heinrich Schliemann, usando proprio i testi omerici come guida, portò alla luce Troia e Micene, poi tentò inutilmente anche con Cnosso, il cui mitico palazzo fu trovato pochi anni dopo da Arthur Evans,  dopo breve resistenza, anche gli accademici con la puzza sotto il naso e meno calli sulle mani di Schliemann accettarono la realtà dei fatti.

Questo non avviene con la Bibbia: imperterriti gli antibiblici, atei o “teologi” che siano, continuano con la vecchia datazione, incuranti non solo dell’opinione di Gesù – il che la dice lunga sui “teologi”, ma anche delle evidenze archeologiche. Tutt’al più, alla luce dei rotoli della valle del Hinnom, possono arrivare ad ammettere che magari “qualche verso del Pentateuco poteva già sussistere” prima dell’esilio. Una logica che porterebbe probabilmente ad affermare che le opere di autori latini e greci conservateci intere solo grazie a copie redatte nel medioevo nei monasteri, ma di cui si hanno frammenti papiracei del I o II secolo, “sono state composte nel Medioevo raccogliendo anche alcuni versi già noti nell’antichità”. Una logica piuttosto debole, evidentemente, ma che quando si tratta di Bibbia viene molto spesso applicata. Magari da “teologi” che vengono persino retribuiti da chi continua a ritenere che la Bibbia sia parola di Dio e dunque sia veritiera.

 

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