LA DECISIONE SINODALE SULLA FAMIGLIA (ANCORA MISTERIOSA) BASATA SU PRINCIPI ROVINOSI

Sono passati tre giorni dalla fine del Sinodo, e ancora rimane misterioso il testo della decisione su (sarebbe più corretto dire contro) famiglia e matrimonio – se non per le sue linee generali e per l’intenzione di annientare il Documento sulla famiglia del 1971, espressione di secoli di fedeltà biblica. Già due mesi fa valdesi.eu ha denunciato la pericolosità del lavoro della Commissione nominata dalla Tavola per approfondire il tema “Famiglia, matrimonio e coppie di fatto”. L’unica certezza è il frammento riportato da agenzie di stampa: “Non esiste un concetto statico ed immutabile di matrimonio, né un nesso imprescindibile tra famiglia e matrimonio o tra famiglia e filiazione”. Riprendiamo dunque qualcosa di quanto abbiamo scritto sul comunicato della commissione [contro] famiglia e matrimonio, che speravamo il Sinodo avrebbe respinto o almeno radicalmente modificato.

Il relativismo sul concetto di famiglia e di sessualità è ormai arrivato a livelli di dogma, proclamato con incrollabile certezza.

Nel comunicato si legge infatti che “la famiglia non è una realtà immutabile, data in natura, ma è in continua trasformazione. È piuttosto una formazione che cambia… e che si arricchisce delle culture e delle fedi degli altri, cioè dei numerosi immigrati che sono ormai parte integrante della nostra società”. Parlare degli immigrati è sempre chic per i seguaci del politicamente corretto, purché però gli immigrati si conformino agli stereotipi: la varietà di costumi, le tuniche colorate, la spontaneità un tantino primitiva, magari “ancestrale”… che carini! Ma gli immigrati veri, in carne ed ossa, membri delle chiese valdesi, sono notoriamente quelli che più si sono opposti alle benedizioni alle coppie omosessuali, tanto da meritarsi apprezzamenti con inquietanti venature razziste nella relazione al Sinodo del 2011: le loro opinioni, era scritto, sono dovute ad ancestrale omofobia. Infatti, hanno una concezione di matrimonio e famiglia conforme a quella che da tempo immemorabile ha avuto la Chiesa Valdese, confermata con il documento sinodale del 1971, mai abrogato o modificato!

Ma allora, chi sono gli immigrati di cui si parla nel comunicato della commissione “Famiglia, matrimonio, coppie di fatto”, dicendo che porterebbero trasformazioni del concetto di famiglia? Evidentemente, si tratta dei mussulmani poligami, gli unici, ci risulta, ad avere di matrimonio e famiglia un concetto significativamente diverso da quello tradizionale. Certo, sui gay hanno giudizi piuttosto drastici, la loro concezione delle donne non è per nulla paritaria e certamente nelle riunioni non dicono “tutti e tutte”, “benvenuti e benvenute”, non perché non hanno imparato la tiritera politicamente corretta, ma perché per loro le donne devono restare a casa e basta! Poco importa. Qui servono perché hanno una diversa concezione del matrimonio. Insomma, si esaltano gli islamici, purché conservatori e poligami, e si ignorano i valdesi, anche se africani immigrati.

La Commissione [anti] famiglia e matrimonio fa poi un lungo ragionamento sentenzioso. “Il protestantesimo invita a concepire qualsiasi famiglia come imperniata sulla vocazione…, la coppia diviene realtà primaria rispetto alla filiazione e a tale proposito non viene specificato l’orientamento sessuale… anche a partire dalla nuova ricerca  esegetica che consente di interpretare le Scritture in modo aperto e alla luce della Grazia”. Quante ferree certezze! Le certezze che un tempo venivano dalla Bibbia, oggi le si traggono dalle opinioni, queste sì figlie dei tempi, fatte passare per “nuova ricerca esegetica”. Che cosa significa “non viene specificato l’orientamento sessuale” della coppia ? Chi o cosa “non specifica” l’orientamento sessuale? Di sicuro, non la Bibbia in cui le coppie sono tutte uomo e donna, con qualche uomo che, eccezionalmente, costituisce più di una coppia con diverse donne, creando peraltro sempre problemi (le litigiose mogli di Giacobbe, la fratricida discendenza di Gedeone, l’adulterio con omicidio di Davide. le mogli idolatre di Salomone etc.). Ah sì, loro dicono: sono pregiudizi di una società patriarcale. Vengono in mente i Deutsche Christen nazisti che, indispettiti dai mille passi biblici in contrasto con la loro scellerata ideologia, affermavano che la Bibbia doveva essere de-giudaizzata. Oggi si dice: “liberarla dalle stratificazioni culturali”.

Ma non basta. Il documento afferma anche: “per il protestantesimo, i nuovi modelli e le nuove forme familiari (single con o senza figli, separati e divorziati, famiglie ricomposte, convivenze e aggregazioni di tipo familiare) non costituiscono un problema ma sono semmai una ricchezza per articolare una riflessione… sulla vocazione dei credenti, a partire dalle unioni attraverso cui si testimonia l’Evangelo nella società. Occorre continuare a vivere tutte (evidenziato nell’originale!) le forme di famiglia in modo cristiano, senza però ‘cristianizzarle’ ma mantenendo quella distanza critica che consente di relativizzare ogni (idem) modello di famigliaAll’interno della ricerca multiforme di relazioni coniugali e familiari, il credente trova uno degli spazi privilegiati di espressione della fede e dell’amore conosciuti in Cristo.

Ancora una volta, coloro che ci hanno condannato in Sinodo perché osiamo usare la parola valdesi, abusano in modo grossolano del nome di protestanti, in modo particolarmente protervo, perché attribuiscono le proprie recenti e discutibilissime teorie “teologiche” non a se stessi, come sarebbe giusto, non solo “ai valdesi”, che sarebbe ancora ingiusto perché la Confessione di Fede e l’ordinamento dicono tutt’altro, ma addirittura al “protestantesimo”! Chi leggesse queste righe, dovrebbe pensare che Lutero e Calvino, e anche Gianavello e Amedeo Bert fossero per i matrimoni gay! Giustamente, si lamenta spesso l’ignoranza diffusa in Italia sui protestanti e gli evangelici, ma questa non è ignoranza, questa è mistificazione. La stragrande maggioranza di coloro che si definiscono protestanti nell’Italia di oggi la pensa in modo del tutto diverso dalla commissione nominata dalla Tavola. Chi legge questo sito lo sa, chi si fida della comunicazione ufficiale valdese no.

Con questo comunicato della Commissione [contro] “Famiglia, Matrimonio e Coppie di fatto”, si va persino oltre l’ala estrema della “teologia” pro-omosessualità. Abbiamo evidenziato altre volte che, nonostante l’unità di azione, vi sono due “scuole di pensiero” nella Chiesa Valdese.

Una è quella, ad esempio, del pastore Aldo Comba, quella “moderata” che dice: “omosessuali si nasce, così come si nasce neri o amerindi, mancini o rom”. Dunque non accettare la pratica omosessuale è come non accettare che uno abbia la pelle di colore diverso e dunque è una mostruosità. Di qui a benedire liturgicamente ce ne dovrebbe passare parecchio, anche perché nessuno pensa di benedire i mancini in quanto tali, ma meglio non sottilizzare.

L’altra scuola di pensiero, è quella, ad esempio, della pastora e professora Letizia Tomassone, secondo la quale, grazie al fatto di essere valdesi, si ha la possibilità di “avere relazioni [sessuali/affettive] significative con uomini e con donne”. Dunque, par di capire, non è come dice Comba che non si può scegliere. Si può scegliere benissimo.

È comunque evidente che le teorie delle due “scuole” sono non solo diverse, ma in aperta contraddizione fra di loro. Questo però non è oggetto di alcun dibattito, ma solo di domande poste da questo sito. Perché? La modesta spiegazione che ci viene in mente è che in realtà le teorie non interessino né agli uni né agli altri. Quel che interessa è la presa di posizione pro-gay, che obbedisce ai dogmi e alla moda del politicamente corretto, e ha dei buoni riscontri nelle firme per l’8 per mille.

In ogni caso, il documento della Commissione va oltre entrambe le “scuole” su almeno tre punti:

  1. È proprio nella “ricerca multiforme di relazioni coniugali e familiari” che c’è uno spazio privilegiato di espressione della fede, dice la Commissione. Non è più una possibilità, ma è una opzione privilegiata. Chi, anziché fare ricerche di questo tipo si limita a cercare di applicare Genesi 2:24 (“Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne”) e il comandamento Non commettere adulterio e a fare crescere in quell’ambito l’amore che viene da Dio è un cristiano di serie B.
  2. Finalmente si risponde alla nostra domanda fatta fin dal 2010: se benediciamo le coppie dello stesso sesso, perché non benedire anche le unioni adulterine o incestuose (anch’esse proibite dalla Bibbia) o multiple o chissà come? La risposta della Commissione è chiara: dovremmo fare anche questo al più presto. Essa infatti afferma con sentenziosa certezza che si deve “vivere tutte le forme di famiglia in modo cristiano” e “relativizzare ogni modello di famiglia”, con tanto di corsivo per le parole “tutte” e la parola “ogni”.
  3. Ultima e micidiale novità: le multiformi relazioni “coniugali e familiari” (in pratica quelle sessuali, anche non molto durature, visto che si deve fare “ricerca”) non sono semplicemente una espressione di libertà. Sono molto di più: “spazi privilegiati di espressione della fede e dell’amore conosciuti in Cristo”. Siamo più o meno arrivati al “Non lo fo per il piacer mio, lo fo per piacere a Dio” la frase che si ritiene giustificasse le mogli nell’adempimento del “dovere coniugale” nelle epoche sessuofobiche che ci hanno preceduto. È proprio vero che gli estremi si toccano: in questo caso, entrambi sono stravolgimenti della parola di Dio, che non ha mai condannato il sesso, tanto meno ha mai benedetto quello fra persone dello stesso sesso.

Quanto sentito nella conferenza stampa fa pensare che le devastanti affermazioni di quel documento siano state tutte accolte dal Sinodo.

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