Celebrazione dei 400 anni di Giosuè Gianavello – Rorà, 2 settembre 2017

Quattrocento anni fa, nasceva Giosuè Gianavello a Liorato. Un grande valdese, un grande combattente.

Oggi c’è un certo imbarazzo al suo riguardo. In un’epoca di pacifismo senza principi un guerriero indomito non va di moda, per quanto si cerchi di equipararlo a qualche personaggio.

Ma forse ciò che imbarazza di più di questo contadino divenuto suo malgrado capo militare, i cui scritti furono letti e ammirati da Napoleone è la fede. Quella fede che gli fece respingere la proposta di deporre le armi e convertirsi al cattolicesimo in cambio della libertà della moglie e delle tre figlie che gli erano state rapite, dicendo, rispetto alle minacce di vari tormenti alle donne della sua famiglia: “Non riesco a immaginare alcuna pena peggiore dell’abiura.”

In tempi in cui la confessione di fede – per la cui fedeltà Gianavello era disposto a vedere moglie e figlie torturate e uccise – viene cambiata come una cravatta, da un’occasione all’altra, il “Leone di Rorà” è imbarazzante.

Ma, proprio a Rorà sarà ricordato sabato 2 settembre. Un momento importante!

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