Una bestemmia è il titolo dell’ultimo libro della casa editrice valdese Claudiana – Ma il contenuto è anche peggio

Nel 1855 i Valdesi decisero che per l’opera di missione alla quale si sentivano chiamati non bastavano più sporadiche pubblicazioni, ma occorreva una vera e propria casa editrice. Per il nome scelsero di ispirarsi a colui che all’epoca era considerato dai più l’iniziatore del movimento valdese, colui che aveva segnato il distacco dalla chiesa di Roma all’epoca in cui questa aveva introdotto il culto delle immagini e pretendeva di avere, in materia di dottrina, più autorità delle Scritture: Claudio, vescovo di Torino, di cui tante volte abbiamo parlato in questo sito. Nei quasi centosessant’anni di vita molti sono stati i libri pubblicati dalla Claudiana, spesso molto importanti: commenti alla Bibbia, storia valdese e molto altro, libri originali e altri tradotti da altre lingue. Ha svolto sia funzione di servizio per la chiesa sia operazioni commercialmente riuscite, sempre in un ambito culturale particolare.

Certo, non può esimersi dall’editare testi ritenuti importanti per i vertici valdesi ed è probabilmente questa la ragione della pubblicazione del testo di cui parliamo oggi. L’autrice è Marcella Althaus-Reid, nata in Argentina nel 1952 e morta in Scozia nel 2009, professoressa di Teologia Contestuale all’Università di Edimburgo, la prima donna titolare di cattedra teologica in Scozia, membro della Chiesa Evangelica Metodista d’Argentina. Titolo del libro? Non possiamo pubblicarlo, poiché è una bestemmia, non nel senso di eresia, ma proprio una brutale giustapposizione del Nome che non si dovrebbe nominare invano con una parola dai vari usi, ma quello principale è un dispregiativo, un insulto. Una “provocazione intellettuale”? Un modo, magari stupido, per dissociarsi da chi usa quell’espressione ? Neanche per sogno. Basta dare un’occhiata al sottotitolo (Dalla teologia della liberazione alla sovversione sessuale) e all’agghiacciante indice del volume. Ecco alcuni paragrafi del primo capitolo, intitolato “Inginocchiarsi, ovvero le teologie devianti”: “Ogni teologia è bisessuale”, “Docilità: immagini dall’inferno etero”, “La salvezza sessuale, ovvero (segue bestemmia che non pubblichiamo)”… Il titolo del terzo capitolo paragona Colui il cui nome non va usato invano a una orgia, e i titoli dei paragrafi propongono di portarlo a spasso con il collare. Il quarto capitolo, “Aperture libertine”, ha solo quattro paragrafi: il primo è intitolato con una bestemmia che si occupa di sodomiti, segue “Condividere la moglie del teologo”, segue bestemmia. Nel quinto capitolo si trovano i paragrafi “(Sotto)missioni nella camera da letto: la Bibbia” e “Sodomizzare l’ermeneutica”, nel sesto, “La trascendenza nei bordelli”, troviamo: “Teologia della liberazione pubica”, “Raab in un bordello parigino” e altre amenità. Non manca un paragrafo che sembra ammiccare a una bestemmia dello Spirito Santo, “Gli spiriti santi, ovvero sulla seduzione”, seguito da ”Polifedeltà, ovvero costruire una fedeltà comunitaria”.

A scanso di equivoci, al termine di questo stomachevole delirio, arriva la post-fazione di una nostra vecchia conoscenza:  Letizia Tomassone, personaggio a noi ben noto, attualmente pastora nelle chiese metodiste di Carrara e La Spezia, dal 2010 ha ricevuto l’incarico di docenza e coordinamento dei corsi di “Studi femministi e di genere” presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, e per sei anni, dal 2006 al 2012, vicepresidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Insomma, a giudicare dalle cariche conferitele, uno dei massimi personaggi della chiesa valdese di oggi. Ovviamente di dissociarsi, da parte di Tomassone, non si parla neppure. Si tratta piuttosto di una celebrazione ovvero totale adesione. La postfazione inizia così: “Marcella Althaus-Reid si è fatta un nome nei circoli teologici per la sua insistenza su una piena integrazione della sessualità” che “la porta a un ripensamento radicale, o quasi una re-incarnazione di Dio”. Cominciamo bene! Ma, appunto, non è che l’inizio, perché “Lei vuole che i loro/nostri corpi, odori, esperienze erotiche intreccino il parlare e sperimentare Dio”, e dare voce alle “persone rese invisibili dai tabù del decoro borghese e dalla mentalità uniformante del colonialismo occidentale”, la cui “esistenza erotica omoaffettiva o di trans è rimossa”. A quanto pare, la Althaus-Reid prende molto sul serio “il marchese De Sade”, così come un’altra “teologa” nota in ambiente “valdese”.  Il libro è in gran parte – scrive Tomassone – “un testo autobiografico in cui lei come soggetto si dice la teologa lesbica nascosta” (anche l’italiano è un po’ queer!). E questo lo si intuiva.

Insomma, potrebbe trattarsi di uno dei tanti libri o film, dove – col pretesto di qualche astruseria intellettuale – si offrono al lettore o spettatore argomenti lubrichi. Se non fosse che qui si pretende di fare ciò tirando in ballo Dio, passando così dal banale porno-intellettuale al blasfemo. Ecco dunque che le vicende bibliche diventano lo spunto per ben altro. Della vicenda di Raab, scompare l’aspetto che abbia avuto fede nel Dio di Abramo e degli Ebrei e l’unica cosa che importa è che fosse una prostituta. Piace particolarmente alla “pastora” professoressa di teologia Tomassone lo stravolgimento della storia di Sodoma, dove “è Lot colui che non è capace di accogliere e il cui Dio è la forza crudele che distrugge”. Lot è il cattivo “che vuole sostituire la cultura di vicinato e di accoglienza di Sodoma con la sua cultura che chiude le porte di casa”, “non può accettare la promiscua accoglienza per i viaggiatori”, “rompe quel bene comune che è la solidarietà sociale”. Insomma, Althaus-Reid, e Letizia Tomassone, si schierano contro Lot e contro Dio. Ma questo non basta: il personaggio positivo, oltre naturalmente agli “accoglienti sodomiti”, è la moglie di Lot, quella che disobbedisce all’ordine di Dio. Qual è il merito della moglie di Lot? Essersi ribellata “contro un divino percepito come fascista. Non c’è legittimazione possibile per il divino che distrugge una città intera”. Lei è altruista, infatti si volta “pensando alle vicine di casa” e agli altri abitanti della città. E “la sua memoria sarà onorata nella tradizione dalle carovane di passaggio che useranno il sale della sua statua per ricordare l’unica possibile protesta contro un divino fascista”, “[i]n lei rivediamo le streghe bruciare e gli omosessuali violentati da poteri che non accettano comunità di mescolamenti etnici e culturali”. Insomma, siamo ben al di là di non ritenere veritiero il racconto biblico: qui lo si prende sul serio e se ne rovescia ogni principio.

Poi, la Tomassone butta lì che “[l]a teologa usa anche la sodomia come la radicale uscita da una sessualità strumentale e procreativa, per parlare di sessualità gratuita come metafora della grazia divina”. Siamo alla porno-teologia, o meglio alla “porno a-teologia”. Nel penoso tentativo di nobilitare questa paccottiglia da macero di porno invenduto, le due “teologhe” ci mettono anche significati politici poiché “la sessualità ha una valenza esplicitamente politica” che ha a che fare, non si capisce bene come, con “la dimensione trinitaria orgiastica”…  In questa ossessione sessuo-religiosa, dopo aver liquidato come un sostanziale fallimento anche l’incarnazione in Cristo, si auspica “il “suicidio” del padrone/Dio eterosessuale” per arrivare alla “Trinità [che] diventa molteplicità perché ogni persona trinitaria ha nei suoi nascondigli molti altri amici e amanti”.

Concludiamo questo triste articolo con la parole con cui la Claudiana si presenta nel sito internet:

“Da oltre un secolo la Claudiana prosegue il suo non facile cammino, fedele alle sue direttrici: favorire la conoscenza e lo studio della Bibbia senza preclusioni dogmatiche; stabilire un dialogo sempre più intenso fra la cultura protestante mondiale e quella italiana, cattolica e laica.” Davvero un cammino non facile.

4 commenti

  1. La Tomassone era quella che una ventina o più di anni fa, quando era di stanza nel ponente ligure, rimase misteriosamente incinta non si sa di chi. Evidentemente deve aver attribuito il concepimento allo Spirito Santo, visto il rispetto che questi neo-gnostici hanno del testo biblico.

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