REGOLAMENTO DEL SINODO VIOLATO ANCHE SULLE MODALITÀ DI VOTO

Per l’assenza di pubblico, il voto è diventato segreto. Un’Assemblea sempre meno democratica…

Dal Regolamento generale sul Sinodo (RG/1972) – Articolo 26A (modalità votazione-controprova):

Le deliberazioni del sinodo sono prese per alzata di mano o per alzata e seduta a scelta del presidente, e a scrutinio segreto quando lo richieda almeno il dieci per cento dei membri del sinodo.

Nelle votazioni per alzata di mano o per alzata e seduta, la controprova e il controllo delle astensioni sono di obbligo.

Anche questo importante articolo del regolamento sinodale è stato infranto in conseguenza della mancata ammissione dei membri di chiesa ad “assistere alle sedute del sinodo”, come richiesto dall’articolo 9. Questo è probabilmente il riflesso più importante, e fortemente negativo, del Sinodo a porte chiuse, deciso dalla Tavola Valdese (la cui “firma” sigla il biglietto che assegna la galleria a “invitati e ospiti” e manda il cosiddetto “pubblico” nel padiglione esterno, addirittura fuori dall’edificio sinodale).

Che senso ha la distinzione tra voto per alzata di mano e quello segreto se nessun esterno può vederlo? Fin quando l’articolo 9 non è stato violato ed è stato consentita la presenza dei membri di chiesa, questi hanno sempre potuto vedere come votano i deputati, e anche i pastori. Sappiamo che sia gli uni sia gli altri non hanno vincolo di mandato, per questo si definiscono deputati e non delegati. Ma il membro di chiesa ha diritto di vedere che uso fanno della loro libertà di mandato. Esattamente come per i deputati della Repubblica: sono liberi di votare come pare a loro, ma i loro voti sono pubblici perché il pubblico è ammesso e ciascun voto è registrato, pubblicato e consultabile anche a distanza di anni. Al Sinodo tutto questo non avviene più. Tutti i voti sono segreti, poiché solo chi è ti seduto accanto vede come voti: tutti gli altri non vedono nulla. Non a caso il pubblico stava in posizione più alta e aveva una ampia e chiara visuale. Ora tutto si risolve con una ripresa televisiva dalla quale i voti per alzata di mano non si vedono. Anche per questo si potrebbe dire che tutti i voti per i quali non è richiesto lo scrutinio segreto sono nulli.

Ma su questo, come su tutto il resto, i verticii della Chiesa tacciano e non c’è organo al quale si possa fare ricorso sulla validità del Sinodo. Nessuno pensava che il “Venerabile Sinodo” (così veniva titolato fino a pochi decenni fa) potesse violare le norme che esso stesso si è dato, poiché se queste non piacciono ha la facoltà di cambiarle. Se proprio si volevano cacciare via i membri di chiesa, si doveva almeno farlo cambiando il regolamento, cosa che avrebbe comportato la necessità di documentare i voti, come si fa in ogni consiglio comunale, che pure è pubblico. Invece, né pubblico né resoconto. Dal sinodo al conclave!

In sintesi:

  1. Il Sinodo è in vasta maggioranza non eletto, poiché su 180 membri con diritto di voto, ben 60% sono membri di diritto (lo dice il sito ufficiale); oltre la metà, comunque, sono dipendenti della Tavola e sono membri a vita (sia pure con turnazione). Come abbiamo già scritto, gli atti sinodali più antichi pervenuti a noi, quelli dal 1694, ci dicono che all’epoca le proporzioni erano più che inverse: gli eletti erano quasi il doppio dei pastori, membri di diritto.
  2. L’elenco dei suoi membri non è pubblico: quest’anno, per la prima volta c’è un documento che elenca le diverse categorie, grazie al quale apprendiamo appunto che i non eletti sono il 60% (noi avevamo scritto il 51%!).
  3. I voti sono di fatto tutti segreti, benché il regolamento dica tutt’altra cosa. Prima del 2011 non era così.

Quando, con semplificazione giornalistica, si parla di “parlamentino valdese”, bisogna sapere che nei parlamenti veri le regole sono ben diverse.

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