Sentinelle, omosessualità e Parola di Dio

Cari fratelli valdesi, ho molto riflettuto circa gli accadimenti avvenuti in questi giorni, a proposito delle ‘sentinelle in piedi‘, in contrapposizione con i pronunciamenti del Sinodo e con le decisioni prese in autonomia da alcune chiese valdesi del territorio italiano riguardanti la problematica relativa a benedizioni di coppie omosessuali, unioni, matrimoni etc. Tralasciando i gravi atti di ostilità verso chi manifestava pacificamente le proprie convinzioni (le ‘sentinelle’) voglio dire che non fa parte della mia cultura, spirituale e laica, il volere ghettizzare o criminalizzare la condizione di persone o fratelli che vivono la propria sessualità in ‘libertà’. Ne sono personalmente responsabili. Anzi credo che principale compito delle chiese sia di accogliere quanti abbiano problemi che in qualche modo possano costituire pregiudizi o persecuzioni da una società che si basa su modelli comportamentali non accettati o non conformi a delle regole (universali) stabilite, e che tende ad emarginare chi non vi si attiene.

Detto questo devo dire molto francamente che, dal punto di vista squisitamente scritturale, tali comportamenti mi lasciano sempre molto perplesso. Ho letto con attenzione tanti documenti e tanto ancora sul sito www.chiesavaldese.org, e voglio manifestare le mie riflessioni sull’argomento. Si parla tanto di amore, perché Dio è Amore; anche Gesù parla di amore, rammentandoci però che la Legge va sempre osservata. Non voglio riportare i passi biblici dove le relazioni carnali fra uomini sono decisamente condannate (Levitico, Romani), voglio invece citare qualche versetto riguardante l’Amore nella Scrittura:

Matteo 5:17 “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento”.
Giovanni 14:15 “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”.
1 Giovanni 5:3 “…perché in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi”.

E allora mi chiedo se sia lecito cercare argomentazioni così sottili, utilizzare certi sofismi che tendono a soddisfare esigenze di segmenti di società, che a volte, è vero, costituiscono certamente minoranza e vittima di violenza inaccettabile. Ma è lecito piegare la parola di Dio per amore? É accettabile che l’amore in alcuni casi possa entrare in contraddizione con la Parola di Dio? E mi chiedo ancora come sia stato possibile che la Chiesa Valdese, di nobilissima storia, si sia posta in questi ultimi decenni in una condizione di compromesso ed ambiguità. Se nella vita privata di una coppia, accade che, per gravi condizioni di salute di uno dei due coniugi non è possibile avere rapporti sessuali, cosa fare? Far prevalere la normale condizione della persona portandola al tradimento per soddisfare i propri bisogni carnali o mettere in primo piano la Parola di Dio? Scegliere, pur con molta fatica, la purezza personale ed il rispetto che si deve al proprio compagno di vita oppure fare dell’ermeneutica biblica uno strumento per portare motivazioni e magari giustificare un comportamento che viene stigmatizzato e condannato dalla parola di Dio? Sono stato sempre del parere che la vera Chiesa deve essere caratterizzata dalla pratica della Parola. Condivido altresì che una buona chiesa deve avere a cuore i bisogni della gente, fermo restando però che tale sentimento deve trovarsi e riposare nella meravigliosa armonia del sano insegnamento. Però i bisogni della gente non devono e non possono diventare più importanti di Dio stesso e della sua Parola. In Atti 2:42 leggiamo “Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”.
Ho trovato questo commento di Calvino: “Cerchiamo la vera chiesa di Cristo? In questo passo il suo ritratto è dipinto nel modo più vero ed autentico. Essa ha come principio la dottrina, che è l’anima della chiesa. Non si parla di una dottrina qualsiasi, bensì di quella degli apostoli che il Figlio di Dio ha trasmesso per mezzo delle loro mani. Perciò, ovunque la voce del Vangelo si ode forte, dove gli uomini perseverano nel seguirla, dove essi si applicano al suo ascolto regolare in modo da trarre profitto per mezzo di essa, lì, senz’ombra di dubbio, si trova la Chiesa“. Un caro saluto fraterno.

Nino Altavilla

2 commenti

  1. Astraendo per un momento dalla mia fede nel Signore, il laico che c’è in me non è affatto interessanto all’orientamento sessuale del suo prossimo ma come credente costituisce per me un problema l’accettare in comunione fraterna un “fratello che viva la propria sessualità ‘in libertà’,cioè un omosessuale che pur definendosi credente pratichi la propria omosessualità con rapporti sessuali totalmente disapprovati dalla Parola di Dio perchè contro natura e dal momento che “la volontà di Dio è che ci santifichiamo e che ciascuno di noi sappia possedere il suo corpo in santità ed onore”(1 Tess. 4:3-4). Come partecipare con una tale persona alla Cena del Signore? Io credo che un omosessuale che udendo l’Evangelo si converte è certamente “salvato per grazia mediante la fede” (Ef. 2:8)e, da quel momento ricercherà “la volontà di Dio, la buona,accettevole e perfetta volontà” (Rom. 12:2) e, conosciutala, si asterrà, da quel momento in poi dal praticare rapporti omosessuali. Io credo che solo così questo fratello possa essere accettato in comunione dai credenti della chiesa locale.

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