Quando le pecore si ribellano…

Ancora un bell’articolo di Nikodemos, che ringraziamo e speriamo di pubblicare un giorno con il suo nome.

Potrei titolare così questa mia riflessione che riprende delle considerazioni precedenti, sempre sullo spunto di articoli apparsi su Valdesi.eu.

Nella nostra Chiesa c’era un tempo in cui i pastori difendevano le pecore contro gli attacchi dei lupi, anche a costo della loro stessa vita. Ormai quei tempi sono passati da un pezzo, purtroppo. Oggi assistiamo ad un fenomeno nuovo: sono i pastori che difendono se stessi (e congiurano) contro le (loro) pecore, perché queste si stanno ribellando!

Ma contro cosa si ribellano le pecore? Ce lo siamo mai chiesto veramente?

Il calo dei membri della Chiesa Valdese non è limitato alle Valli, ma certo qui è più evidente che nel resto d’Italia in quanto nelle Valli non è presente una significativa immigrazione di fratelli e sorelle Presbiteriani e Metodisti dagli altri Paesi come nel resto d’Italia – gli unici a mantenere un certo equilibrio di fronte all’emorragia di fedeli (italiani) dalle nostre Chiese.

Premesso questo, l’unica spiegazione a questo fenomeno che la nostra Chiesa sembra voler accettare è la progressiva secolarizzazione della società e la trasformazione della fede in un fatto personale, che equivale a dire, con altre parole, che i fedeli lasciano la chiesa semplicemente perché non si sentono più di frequentare la Chiesa, senza però cercare di capirne la ragione.

Si potrebbe da subito obiettare che la secolarizzazione e l’intimismo della fede non colpiscono per niente le nuove Chiese evangelicali, dove la partecipazione è massiccia e i numeri sono in crescita; evidentemente in queste Chiese i sermoni dei pastori sono ancora “comprensibili e non mancano di Spirito”, per usare le parole del fratello Antonio Zatti!

Mi permetto di utilizzare un paragone calcistico, con il quale non voglio certo essere irriverente ma semplicemente esprimere un dato di fatto; quando una squadra continua a perdere partita su partita e scendere in classifica, può anche darsi che la colpa sia dei giocatori che non hanno più voglia di giocare (bene) a calcio, ma nella realtà la responsabilità dei risultati deludenti della squadra ricade sempre sull’allenatore, che presto o tardi viene esonerato (sostituito).

Nella (nostra) Chiesa invece se la squadra non vince, ossia se i fedeli diminuiscono, la colpa non è mai degli allenatori! Nonostante i cali vistosi e continui di membri di chiesa, i pastori non vengono mai messi in discussione. Non viene mai messa in discussione la loro preparazione al ruolo, ma soprattutto la loro vocazione pastorale. Non importa se, sempre più spesso, si stanno verificando casi di abbandono da parte di giovani candidati pastori ancor prima di essere ordinati perché emotivamente inadeguati, oppure di altri pastori che danno le dimissioni perché incompatibili e in aperto conflitto con le loro comunità.

Tutti questi segnali vengono volutamente ignorati dai nostri organismi (Sinodo e Tavola), che:

– continuano imperterriti a usare la Facoltà per formare dei teologi e non dei pastori;

– importano dalle altre chiese sorelle soltanto pastori che hanno una ben definita “visione teologica-pastorale” (cioè una visione politica);

– rifiutano di mandare i nostri pastori ad aggiornarsi nelle facoltà di quelle chiese che hanno un approccio più “tradizionale” alla Bibbia (non storico-critico), per paura che vengano contaminati.

Questo per non fare che alcuni esempi.

 

Quali sono dunque le conseguenze di queste scelte (nei fatti sbagliate), e di questa linea di condotta politica? Le conseguenze le vediamo nei nostri numeri: le pecore si stanno ribellando!

I fedeli stanno lasciando le nostre chiese in disaccordo con la linea adottata da Sinodo e Tavola che vogliono:

– i nostri pastori più simili a dei leader di una forza politica, piuttosto che a delle amorevoli guide delle loro comunità;

– delle persone che mettono al primo posto le relazioni istituzionali piuttosto che la cura d’anime.

Le lettere di solidarietà che i pastori si scambiano tra di loro quando si sentono attaccati, come nel caso citato del fratello Antonio Zatti, che non sono episodi isolati ma una pratica purtroppo diffusa, la dicono lunga su come i nostri pastori concepiscono il pastorato odierno.

Tristezza e delusione sono i sentimenti che un tale modo di condurre la nostra Chiesa suscita nei fedeli che ancora sentono che credere nel Signore Gesù Cristo e predicare l’Evangelo siano i primi compiti della Chiesa e quindi dei pastori.

Rassegnazione e abbandono sono le conseguenze visibili.

Tutto questo però non basta a far cambiare linea ai nostri organismi (Sinodo e Tavola) che approvano incondizionatamente l’operato dei pastori, anche perché questi costituiscono la maggioranza in seno agli organi decisionali ecclesiastici a tutti i livelli e in buona sostanza significa che i pastori approvano se stessi!

Se la generazione dei pastori risorgimentali era in buona parte composta da simpatizzanti massoni, quella attuale risente ancora pesantemente dell’influsso dell’ideologia della sinistra massimalista, un’ideologia che la storia ha ampiamente condannato e superato, ma che purtroppo continuerà a far sentire i suoi deleteri effetti  nella nostra Chiesa finché anche questa generazione di pastori non passerà.

Se il Signore lo vorrà, Lui salverà la sua Chiesa Valdese da questo periodo di profonda decadenza e disfacimento mandando dei nuovi pastori a pascere le sue pecore. Pastori che sapranno ancora parlare con la voce dello Spirito Santo e non con quella arrogante dell’intelletto umano.

Ci sarà molto lavoro da fare allora. Si dovranno recuperare le molte pecorelle smarrite, perché deluse da quella che un tempo era “la loro Chiesa”, portatrice della luce dell’Evangelo (“Lux lucet in tenebris”), mentre ora la percepiscono come qualcosa di estraneo, tuttavia questa è sempre stata la sfida dell’Evangelo e sono sicuro che i Valdesi supereranno anche quest’ennesima traversia della loro storia.

1 commento

  1. Condivido molto, e molto non è ancora stato evidenziato!
    Perché?
    Perché non c’è chi sia interessato alle motivazioni….
    Perché le pecore sono viste in funzione del “latte” che le loro mammelle possono procurare. E quel cibo è possibile procurarselo inb altro modo….
    Concordo e ripeto: “Se il Signore lo vorrà, Lui salverà la (sua?) Chiesa Valdese… mandando pastori che sapranno ancora parlare con la voce dello Spirito Santo…

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