QUAL È IL VERO PADRE NOSTRO ? [1]

UN’AVVENTURA ATTRAVERSO LE VERSIONI DELLA BIBBIA

dove i Valdesi hanno un ruolo fondamentale

(ma solo secondo un teologo americano)

Quando per la prima volta un evangelico assiste ad una cerimonia cattolica, o un cattolico ad una liturgia evangelica, il momento del Padre Nostro, ovvero Preghiera del Signore, ovvero Preghiera di Gesù è curioso. “Finalmente una cosa che ci accomuna” pensano entrambi all’inizio. Ma quando ci si avvicina al termine, entrambi sono sorpresi, da ciò percepiscono, il primo come una improvvisa interruzione e il secondo come un’inaspettata aggiunta.

Vediamo cosa dicono i testi dotati della maggiore ufficialità. Per gli evangelici usiamo la versione tratta dalla sezione “Testi per il culto pubblico” dell’Innario Cristiano, edito nel 2000 per volere della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Per la Chiesa Cattolica accediamo al Capitolo 2759 del Catechismo, il quale segnala che “[L]a tradizione liturgica della Chiesa ha sempre usato il testo di san Matteo (Mt 6,9-13)”, poi riportato nella versione della Conferenza Episcopale Italiana. Abbiamo lasciato anche la punteggiature, le maiuscole e le minuscole esattamente come riportate nei testi citati.

Versione evangelica

Versione cattolica

Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà

come in cielo anche in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non esporci alla tentazione

ma liberaci dal Male.

Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà

come in cielo così in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male.

Vediamo bene (e quasi tutto coloro che stanno leggendo sanno benissimo) che le differenze sono nulle o minime nella prima parte. E comunque irrilevanti. Anche il biblista o il teologo più pignolo non farebbe difficoltà a sostituire anche con così. Più marcata la differenza tra “non esporci alla tentazione” e “non ci indurre in tentazione”, ma molti evangelici usano senza problemi la versione “cattolica”, per cui anche qui, nulla di così importante.

Ma che diciamo della parte finale: “Tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli” ?

Da una parte c’è, dall’altra no. Chi ha ragione ?

Da buoni evangelici, sappiamo bene che fare: controllare sulla Bibbia. Prendo quella che la comunità di Luserna San Giovanni mi consegnò il giorno della confermazione nel lontano 1977 e leggo (ci limitiamo al solo versetto finale della preghiera, il 13) : “e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno”. Ma allora il Padre Nostro dei Cattolici è “più evangelico” di quello degli evangelici, e dei Valdesi in particolare ? Del resto il catechismo cattolico rivendica di attenersi alla Scrittura…

l.m.

1 commento

  1. Il testo greco di Matteo dice: …come anche noi abbiamo rimesso ai nostri debitori.Il verbo è afecamen tempo perfetto e non presente.(se sei in lite con qualcuno prima fai la pace e poi vieni all’altare a fare la tua offerta). In greco il verbo è portare e la parola peirasmon non ha il significato malefico di tentazione ma quello di tentativo, prova (esperimento) quindi una logica traduzione per me è: non metterci alla prova ( Giobbe).

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*