Preferenze o convinzioni? 27 Ottobre – Domenica della Riforma

di Paolo Castellina

Il 31 ottobre 1517, Martin Lutero affigge sul portone della chiesa del castello di Wittemberg “95 Tesi per Chiarire l’Efficacia delle Indulgenze” riaffermando il contenuto dell’Evangelo della Grazia di Dio in Gesù Cristo, oscurato e pregiudicato da dottrine e pratiche alienanti. Si rivelerà una scintilla che farà scoppiare un salutare incendio che si diffonderà in tutt’Europa e che libererà cristiani e chiese da “soffocante spazzatura” accumulata da secoli. Questa data ha un forte valore simbolico in quanto viene ritenuta, se non proprio l’inizio della Riforma protestante, almeno un suo passaggio fondamentale. Sta di fatto che, dopo l’affissione delle 95 tesi, la Riforma assume un profilo pubblico e di popolo.

Per richiamare l’attenzione sui princìpi della Riforma protestante e per rammentare che le sue istanze continuano ad essere rilevanti ed attuali, da molto tempo è consuetudine nelle chiese evangeliche di molti Paesi, di dedicare alla celebrazione della Riforma l’ultima domenica del mese di ottobre di ogni anno. Questa ricorrenza rimane indubbiamente una preziosa occasione per ricordare la riscoperta dell’Evangelo imperniata sul riconoscimento dell’autorità della Scrittura, la centralità di Gesù Cristo, la gratuità della salvezza, e l’esigenza che tutta la vita sia vissuta per la gloria di Dio.

Molte chiese “protestanti” oggi hanno dimenticato per che cosa una volta protestavano o lo travisano, il che ha portato all’attuale urgente necessità della ri-evangelizzazione della chiesa stessa e di gran parte dei suoi membri per tornare a chiarire quale sia il fondamento stesso della identità cristiana, vita e missione, liberandoci da vecchia e nuova spazzatura.

 

Le nostre scelte e i loro criteri

Essere membri di una comunità cristiana rispetto ad altre, oggi avviene sempre meno su base territoriale (il sistema delle parrocchie) o per tradizione, ma sulla base di una scelta. Pur essendo questo indubbiamente un diritto incontestabile e spesso una necessità, la cosa tradisce la moderna mentalità consumistica dove ogni cosa viene determinata e persino definita dalle proprie “preferenze”. Il nostro mondo, infatti, anche in campo religioso, è diventato una sorta di supermercato dove ciascuno sceglie il prodotto che più gli piace. Il problema oggi è che si fanno spesso le proprie scelte o “preferenze” sulla base di fattori prevalentemente pragmatici o peggio rispondendo alle abili manipolazioni di leader religiosi impratichiti nelle tecniche del marketing, e non sulla base di precise personali convinzioni.

E’ così che vi è chi “va” ad una particolare comunità cristiana perché gli piace il loro culto che avviene con un particolare stile musicale, per il locale accogliente e che “ispira”, perché quella chiesa ha  molte attività sociali, per la conveniente lunghezza od orario del loro culto, per la simpatia del pastore o di chi la frequenta, oppure, fra i mille altri motivi (legittimi ma tutti secondari) perché hanno disponibile un comodo parcheggio… Naturalmente, nessuna di queste cose è menzionata nella Scrittura, eppure per molti di noi si tratta di cose molto importanti in una società come la nostra impostata, appunto, al consumismo dove “il cliente” è re e le scelte significano tutto.  Diventa così persino questione di “saggezza” per i responsabili della comunità cristiana “variare le proprie offerte” per rispondere alle diverse esigenze attuali o potenziali. …perché per sopravvivere finanziariamente “bisogna” saper mantenere ed attrarre “i clienti”.

Molte di queste considerazioni hanno il loro merito, ma vorrei salire un gradino più in alto e muovermi dalle preferenze alle convinzioni, il che è oggettivamente (e biblicamente) molto più importante. Vorrei così identificare due convinzioni che dovrebbero avere un ruolo preminente nel nostro pensiero e nelle nostre scelte.

Definiamo prima di tutto i termini. Una preferenza è qualcosa che, data la possibilità di scelta, noi troviamo più piacevole, conveniente o pratica di un altra. Uno preferisce la vaniglia rispetto al cioccolato, il jazz piuttosto che l’opera, il colore rosso anziché il blu. La convinzione, però, è una ferma certezza morale o intellettuale, specialmente in quanto acquisita superando dubbî e ragioni contrastanti, oppure la cosa stessa della quale si è convinti, convincimento, idea. La convinzione è fondata sul conoscere una posizione e, dopo aver bene riflettuto, confrontato e valutato, aderire ad essa, essendo giunti alla persuasione della sua correttezza, indipendentemente da qualsiasi altro fattore che, così, diventa secondario.

In un tempo come il nostro in cui le idee si considerano relative e sono piegate per adattarsi volta per volta alla situazioni ed alla percepita convenienza, avere forti convinzioni è in genere considerato negativamente come “inflessibilità”, una forma di “fanatismo”. La Bibbia, però, ci è stata data per convincerci di che cosa pensa Dio su determinati argomenti, per cui il nostro ruolo come ricettori di questa rivelazione è quello di “rinnovare la nostra mente” per allineare il nostro pensiero al Suo. Le convinzioni sono buone se sono basate sulla rivelazione di Dio, altrimenti esse possono essere una semplice e radicata tradizione. L’inno del tradizionalista è sempre: “Non mi confondere con i fatti, ho già la mia opinione”. In contrapposizione con questo, i cristiani devono sempre essere disposti a sottoporre quello in cui credono e fanno alla luce della Scrittura, per vedere se la loro posizione sia fondata oppure no su un’interpretazione corretta di ciò che essa afferma.

Vi sono due convinzioni di base che dovrebbero determinare in prima istanza anche le nostre scelte su quale comunità cristiana frequentare.

 

Soltanto la Bibbia è Parola di Dio

La Riforma protestante aveva messo in rilievo come soltanto la Bibbia sia Parola di Dio, regola della nostra fede e della nostra condotta. E’ questo che deve determinare la nostra fede, la nostra identità cristiana. Questo principio deve essere preso molto seriamente (e non solo formalmente) dal singolo cristiano e da una comunità cristiana degna di questo nome, e determinare ogni aspetto della sua vita.

Questa convinzione è fondata sulla testimonianza che Dio stesso vi dà nelle Scritture.

“Ma gli uomini malvagi e gli impostori andranno di male in peggio, ingannando gli altri ed essendo ingannati. Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2 Timoteo 3:10-17).

A. Le “cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza” (v. 14) può essere meglio tradotto con “quello che hai imparato e di cui sei convinto” (CEI74), “Tu però rimani fermo, fedele alla verità che hai imparato e della quale sei pienamente convinto” (TILC), “Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente” (CEI2008). Questa certezza della quale siamo pienamente convinti, crediamo fermamente e nella quale rimaniamo saldi, non proviene dall’intuizione o dalla tradizione, ma dall’avere imparato qualcosa e fonte ne sono le persone fidate che ci hanno familiarizzato con la Parola di Dio. Fondamento di queste convinzioni non sono quelle persone, ma gli scritti sacri che ci hanno trasmesso. Questo deriva dal fatto che la Scrittura è di natura superiore a qualsiasi testimonianza umana, è “theopneustos”, ispirata da Dio.

B. “Ogni Scrittura è ispirata da Dio” (v. 16). Questa è la natura della Bibbia. Essa è diversa da ogni altro scritto a causa della sua fonte. Con un efficace antropomorfismo, il testo dice che essa è stata “alitata” da Dio, proviene “dal soffio della sua bocca”. Essa, quindi, possiede l’autorità di vincolare le coscienze. Per il popolo di Dio è infallibile regola di fede. Ogni altro pensiero e credenza deve essere assoggettato alla Bibbia. Alla Dieta di Worms (1521) Martin Lutero dichiarò: “Finché non mi convincerà di essere in errore la testimonianza della Scrittura o la forza trasparente del ragionamento, io mi atterrò a quei passi della Scrittura a cui ho fatto appello. La mia coscienza è prigioniera della parola di Dio e io non posso, né voglio ritrattare alcunché. Agire contro la propria coscienza non è né prudente, né lecito. Qui sto fermo. Non posso fare altro. Dio mi aiuti. Amen”. La Scrittura rende “l’uomo di Dio … completo e ben preparato per ogni opera buona”. La Bibbia è sia necessaria che sofficiente. Non facciamo appello ad altre autorità, perché solo la Bibbia è stata “alitata da Dio”. Non basta che essa sia formalmente la nostra autorità, lo deve essere in modo dimostrabile.

 

Esiste e c’è sempre stato un solo Evangelo

Al centro della Riforma protestante vi era, così come deve continuare ad esservi l’Evangelo di Gesù Cristo, così com’è proclamato e definito dal Nuovo Testamento, prefigurato e preannunciato dall’Antico. Il popolo di Dio sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento viveva ed era definito dall’Evangelo di Cristo. Da questo sorge l’esigenza che singoli credenti e chiese lo comprendano correttamente, lo vivano e lo annuncino fedelmente.

C’è chi afferma erroneamente che Dio possieda due popoli distinti con destini diversi (Israele e la Chiesa). Dio, però, ha sempre avuto un unico popolo, IL SUO POPOLO, composto nel tempo dell’Antico Testamento prevalentemente di israeliti ed ora, nel Nuovo, sia di Israeliti che di gente d’ogni altra nazione. Allo stesso modo è palesemente errato affermare che vi siano due vie che portano alla salvezza, quella che riguarda israele e quella che riguarda noi, la prima tramite l’ubbidienza alla Legge e la seconda tramite l’Evangelo di Gesù Cristo. Romani 3:20 afferma: “…mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato”. La Legge ha solo e sempre manifestato la colpevolezza di chi non può che trasgredirla a causa della corruzione operata dal peccato in ogni creatura umana. Esiste un’unico Evangelo, quello che salva il credente in Cristo, un tempo in prospettiva ed ora in retrospettiva.  “Poiché a noi come a loro è stata annunciata una buona notizia; a loro però la parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l’avevano ascoltata” (Ebrei 4:2), “Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto” (CEI2008).

“Così anche Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia. Riconoscete dunque che quanti hanno fede sono figli d’Abraamo. La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunciò ad Abraamo questa buona notizia: «In te saranno benedette tutte le nazioni»” (Gal 3:6-8). “Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia” (CEI 2008). “Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano sulla terra, a ogni nazione, tribù, lingua e popolo” (Apocalisse 14:6). Vi è un solo ed eterno Evangelo perché “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e in eterno”

Oggi vi è persino chi afferma come non solo due siano le vie che portano alla salvezza, ma tre o più e che …tutte le religioni vi ci portino. Anche questa menzogna che persino si ode in certe chiese, deve essere spazzata via dall’opera riformatrice e se tale riforma non appare possibile, rifiutare quella chiesa che la proclami, perché: “Gesù Cristo … In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12).

 

I criteri più importanti

Le inevitabili scelte che noi dobbiamo fare anche per quanto riguarda la comunità cristiana devono continuare ad essere fatte in primo luogo rispetto ai principi fondanti e convinzioni del cristianesimo biblico, quelli riaffermati dalla Riforma protestante alla cui base ne stanno sostanzialmente due, senza tanti “Sì, già, ma e però…”:

(1) Soltanto la Bibbia è Parola di Dio. Essa è ispirata Parola di Dio, inerrante in tutto ciò che afferma e quindi la nostra autorità finale in ogni questione di fede e di comportamento.

(2) Non vi è che un’unico, vero ed eterno Evangelo. Ogni creatura umana è peccatrice e perduta ed ha bisogno di essere salvata dalla giusta ira di Dio rispondendo con il ravvedimento e la fede all”Evangelo (la buona notizia) di Gesù Cristo. Con la Scrittura come nostro certo fondamento, affermiamo che si è giusti davanti a Dio (e che si possono fare in ogni campo “cose giuste”) per la sola grazia di Dio, affidandoci unicamente alla Persona ed opera di Gesù Cristo e per la sola gloria di Dio.

 

2 commenti

  1. Devo dire che questo articolo mi lascia perplesso. L’identità tra divinità e scrittura intesa come parole, lettere o lingua richiama altre religioni. Quella vichinga dove le rune esprimono una potenza divina, quella cabalistica ebrea che intuisce un forte legame/presenza della divinità nella parola (ho visto un film con Richard Gere protagonista molto rappresentativo ed esplicativo di questa credenza ebraica) e quella islamica per quanto riguarda la lingua. Per loro la lingua di Dio è l’arabo.
    E se l’alitare non significasse invece che proferire, rafforzare con lo Spirito?
    Insisto sempre nel dire che la parola uccide e lo spirito vivifica e che il Regno di Dio non è fatto di parole, ma di potenza. Attenzione a non deificare le sacre scritture e a non farle diventare un papa di carta.

    E poi la contrapposizione tra mondo e spirito è insidiosa perchè come lo stesso Castellina mi ha insegnato, nella bibbia questa parola ha dei significati che non tutti conoscono, perciò viene quasi sempre fraintesa.
    Viene intesa come una rinuncia a tutto ciò che è materiale anche in senso banale e poi affermare che bisogna conformarsi alle Scritture in tutto quello che facciamo può far pensare ad un uso manualistico delle scritture.

    • Caro Rosario, le nostre persuasioni sulle Sacre Scritture, la sua collocazione nella nostra vita ed autorità, corrispondono a quanto affermato dalle Confessioni di fede classiche della Riforma protestante, alle quali possono essere aggiunte le dichiarazioni sull’inerranza biblica e sull’ermeneutica biblica evangelica pubblicate bel XX secolo. Potrai trovare il tutto raccolto nel sito http://www.riforma.info, un sito enciclopedico per tutto quello che riguarda la fede evangelica riformata classica che noi sosteniamo. Analogie con quanto altre religioni affermano possono sempre essere trovate per ogni cosa. La continuità con la fede del popolo di Dio attraverso i millenni per noi è un valore importante, checché possa dirne la modernità! Cordiali saluti, Paolo

Rispondi a Paolo Castellina Annulla risposta

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*