L’unità fra i discepoli di Cristo: come raggiungerla? (2° parte)

di Paolo Castellina

Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giovanni 17:20-21).

Molti cercano di venire a capo di potenziali divisioni imponendo alla chiesa una ferrea disciplina, altri ritengono di poter salvaguardare l’unità promuovendo una versione minimalista dell’Evangelo, un “minimo comune denominatore” dottrinale e morale che tutti unirebbe all’insegna della “tolleranza”; oppure sulla base di labili “esperienze carismatiche” ignorando le questioni dottrinali. Se però l’unità deve avere un senso, essa deve essere radicata nella verità della Parola di Dio. Questo è il tipo di unità per la quale Gesù pregava. L’unità fine a sé stessa, l’unità esteriore formale, non è quella che Dio, nella Sua Parola, intende promuovere. Come dimostra l’apostolo Paolo, non si possono fare compromessi di sorta quando è minacciata o compromessa l’integrità dell’Evangelo (Galati 1:6-9; 2:15-16).

L’unità nell’Evangelo, quello oggettivamente proclamato e definito dal Nuovo Testamento soltanto, è il requisito dell’unità della chiesa, il suo solo possibile presupposto. I cristiani che affermano e vivono questo Evangelo sono già uniti, invisibilmente, già godono di speciale comunione l’uno con l’altro indipendentemente dalle differenziazioni che esteriormente li distinguono. Quando questi cristiani “si scoprono” si ritrovano spontaneamente uniti e si rallegrano della grazia di Dio in Cristo che li ha chiamati alla salvezza riconciliandoli con Dio.

Oggi la chiesa invisibile, che consiste di tutti coloro che hanno fede autentica in Cristo Gesù, così come essa viene definita dal Nuovo Testamento, è di fatto unita nel Salvatore. La chiesa visibile potrà a suo tempo tornare ad essere visibilmente una, ma la vera unità visibile avverrà solo nella misura in cui credenti professanti studiano insieme la Parola di Dio rifiutandosi di compromettere l’Evangelo. Certamente dovremmo cercare di gettare ponti verso altri credenti professanti dovunque possibile, ma mai alle spese della verità rivelata da Dio. Non attorno ad un vangelo minimalista o ad un Cristo astratto, ma attorno a tutta la dottrina rivelata nel Nuovo Testamento, anche se questa li farà contrapporre a qualcuno. Non attorno ad un’autorità umana che accampa pretese divine, né attuata forzatamente, ma attorno ad una precisa Confessione di Fede proclamata e vissuta. Non attorno a qualche slogan o attorno a qualche progetto comune ignorando le dottrine, ma attorno al solo Cristo delle Sacre Scritture seguito fedelmente.

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