L’INTERVISTA DELLA MODERATORA A RIFORMA – Prima del Sinodo 2011

“Cresce la simpatia per noi”, ma scendono i membri e la partecipazione ai culti e alle assemblee. “Diritti e pluralismo”, ma non per chi dissente

Anche quest’anno, in vista del Sinodo, il settimanale Riforma pubblica l’intervista “istituzionale” alla Moderatora, la pastora Maria Bonafede. C’è sempre il rischio che gli eventi programmati, quasi rituali, abbiano un contenuto un po’ scontato. Ma già l’anno scorso, la Moderatora, anticipò e in qualche modo forzò la decisione del Sinodo sulle benedizioni alle coppie omosessuali, nonostante il suo ruolo sia semplicemente quello di presiedere la Tavola, organo “eletto dal Sinodo ogni anno per la gestione corrente della vita ecclesiastica”; “essendo un incarico amministrativo… del tutto impropria è dunque l’espressione: “il papa dei valdesi”, che accade molto spesso leggere sulla stampa disinformata” (citiamo dal sito ufficiale delle Chiesa Valdese). Ma a chiedere di rispettare le regole c’è il rischio di passare per bigotti.

Quest’anno i colpi di scena sono più piccoli, ma significativi.

1) “Una serie di indicatori – ad esempio le firme per l’Otto per mille a nostro favore – ci dicono che l’area di simpatia e di solidarietà attorno alla nostra chiesa e alle sue battaglie civili si sta allargando.” Certo, i soldi dello Stato affluiranno copiosi, per questo non sarebbe male avere qualche informazione in più su molti dei progetti che vengono finanziati con l’8 per mille, un tantino vaghi. Intanto, però, gli indicatori principali sono in rosso. Membri di Chiesa -254 (come annunciato l’anno scorso al Sinodo), cioè -1,3% in un anno. Presenze al culto in calo nonostante fossero già bassissime. Partecipazione alle assemblee bassissima: basti dire che in comunità che sulla carta hanno centinaia di membri, eleggono deputati al Sinodo con meno di 20 voti.

2) L’intervistatore, il direttore del settimanale, pastore Luca Maria Negro, fa una domanda a proposito del fatto che “le chiese sono state impegnate particolarmente nel referendum sull’acqua – impegno che da alcuni è stato criticato come un indebito intervento di parte.” Nella risposta, la pastora evita accuratamente di parlare di referendum e, men che meno, di critiche, e parla invece di “affermare i diritti, difendere la laicità, costruire il pluralismo”. Ottimi propositi, ma all’interno della Chiesa valdese, come sono attuati ? I dissenzienti sono emarginati, in pratica estromessi dalla Chiesa dalle continue prese di posizione, politiche e non, prese da un vertice autoreferenziale. Proprio la “discesa in campo” sui referendum è un ottimo esempio. Insomma, niente diritti e niente pluralismo. Quanto alla laicità, cosa scriverebbe Riforma se il cardinale Bagnasco giustificasse uno dei suoi numerosi interventi, sia pure indiretti, nella politica italiana, come un elemento di  “laicità”?

“Non temere il confronto”, ma censurare sì! “Discrezione”, ma con telecamere e giornalisti

“E’ ovvio che una decisione complessa e sofferta come quella sulla benedizione delle coppie omoaffettive, sia pure presa a larga maggioranza dallo scorso Sinodo, faccia discutere; e nessuna Cheisa riformata deve temere il confronto interno su temi importanti della prorpia vita e sulle proprie scelte. Indubbiamente, io sono convinta che la realizzazione delle decisioni assunte debba rispettare il più possibile le diverse sensibilità nella chiesa ed essere perciò discreta”.Grande densità di materia in queste poche frasi:

  1. Nella corsa sfrenata al politicamente corretto, la parola omosessuale sembra essere ormai squalificata. Nei cenacoli intellettuali va invece forte omoaffettivo. Ma se non c’è sesso, o meglio, se si finge che il punto non sia il sesso ma l’affetto, molte domande sorgono spontanee. Ci sarà una benedizione liturgica valdese anche per tutti i rapporti affettivi? Ad esempio tra zio e nipote, tra insegnante e allievo, tra compagni di scuola? No? E perché mai: solo perché non fanno sesso? Allora li incoraggiamo a farlo, così li possiamo benedire? Insomma: chi stabilisce che l’affetto tra insegnante e allievo è di serie B e quello tra Ciro e Guido, gli “sposi” di Milano, è di serie A?
  2. Ancora la larga maggioranza! Una decisione a proposito di un fatto liturgico e di interpretazione delle Scritture, presa con i voti favorevoli di appena il 58,3% dei deputati, è una larga maggioranza? Non è decoroso che una moderatora tenga in così poco conto la verità.
  3. “nessuna Chiesa riformata deve temere il confronto interno…”: due le possibili interpretazioni: a) “promuoviamo un ampio dibattito ascoltando le ragioni altrui e spiegando le proprie”; b) “voi che vi opponete non ci fate paura, anzi, vi stiamo dando una lezione per cui o ve ne andate dalla chiesa o ve ne state zitti e buoni”.

L’interpretazione b) è molto sgradevole, ma l’interpretazione a) è semplicemente falsa perché, da una parte, il confronto non è per nulla aperto, la censura contro chi la pensa diversamente è pesantissima (solo i lettori di valdesi.eu sanno delle prese di posizione contrarie del pastore Domenico Maselli e delle stravaganti affermazioni della pastora e professora Letizia Tomassone), il presidente del Sinodo 2010 l’ha imposta addirittura in quella sede. Dall’altra parte, non c’è modo di capire quale sia la spiegazione dell’approvare le benedizioni: nessuno ha risposto alle nostre 7 domande e  persino l’articolo del professore Paolo Ricca è stato vergognosamente ignorato.

4. “Rispettare le diverse sensibilità”: Dov’è stato il rispetto? Nell’aver voluto a tutti i costi quella decisione, usando come un martello la maggioranza in Sinodo che c’era grazie ai membri non eletti? Forse l’unica cosa che somiglia al rispetto è l’aver censurato le affermazioni di Letizia Tomassone, rifiutando di pubblicare una lettera persino a pagamento.

5. “La realizzazione delle decisioni prese deve essere discreta”. Per capire cosa si intende per discrezione, basta una foto – pubblicata con discrezione, si capisce – sul più venduto settimanale italiano. Del resto, alla cerimonia, sempre con discrezione sono stati ammessi fotografi, giornalisti e telecamere! Quante volte i pastori hanno chiesto – giustamente – di non avere fotografi nel tempio per battesimi e confermazioni, con l’ottimo argomento che la fotografia non dà conto di ciò che è importante in quelle circostanze – la fede, la presenza di Dio. Ma vuoi mettere un matrimonio gay?

“Riconoscere gli affetti dei gay, oggi privi di diritti”. Ma è affetto o sesso? E la Chiesa può sostituire lo Stato?

Dice la pastora Bonafede:“Il valore della scelta sinodale sta, a mio avviso, nell’aver accolto e riconosciuto la presenza di fratelli e sorelle ancora molto discriminati e offesi nella società, di aver accolto e riconosciuto la loro vita affettiva e sentimentale ancora priva di ogni minimo diritto in Italia”.

1. Sarebbe interessante sapere in che modo i gay sono discriminati nella nostra società, se consideriamo le posizioni importantissime che lacuni di loro rivestono in tutti i settori. Ma supponiamo che lo siano: risolviamo le discriminazioni che altri fanno con un atto liturgico? Per contrastare atteggiamenti discriminatori – ad esempio verso gli immigrati africani – istituiremo una benedizione liturgica per il fatto di essere africani, o faremo le benedizioni della disabilità allo scopo di combattere le barriere architettoniche?

2. La vita affettiva e sentimentale di nessuno gode di particolari diritti nella Repubblica italiana. Gli obblighi che derivano dal matrmonio, secondo la legge dello Stato, sono “fedeltà, assistenza morale e materiale, collaborazione nell’interesse della famiglia, e coabitazione”. Né affetto né sentimenti. Allo stesso modo, verso i figli la legge impone solo di “mantenere, istruire ed educare la prole”. Come mai lo Stato dovrebbe interessarsi proprio dell’affetto e dei sentimenti dei gay? Neppure la Costituzione si interessa di affetti e di sentimenti, ma parla solo di famiglia, “società naturale fondata sul matrimonio”. Certo, noi cristiani abbiamo ricevuto l’obbligo di “amarsi gli uni gli altri” (a maggior ragione tra familiari o partner) ma, con il gran parlare che si fa di laicità, vorremmo imporre questo con una legge?

3. Perciò, in primo luogo si dovrebbe essere meno ipocriti e parlare di sesso (e non di affetto). In secondo luogo, si dovrebbe sapere che la Repubblica non tutela il sesso (se non come obbligo coniugale, conseguente all’obbligo di fedeltà), ma la procreazione – ritenendo opportuno, anche se non obbligatorio, che essa avvenga all’interno di una famiglia. In terzo luogo, da campione della laicità quale sempre la nomenklatura valdese si propone, dovrebbe spiegare perché una chiesa dovrebbe supplire a presunte carenze legislative dello Stato. In quarto luogo, si dovrebbe ricordare che l’obbligo all’amarsi gli uni gli altri non si riferisce al sesso.

“L’accoglienza (con benedizione) alle coppie gay è biblica al 100%”. Ne faremo il terzo sacramento?

Un’altra puntata dell’analisi della densissima intervista alla Moderatora, pastora Maria Bonafede, pubblicata dal settimanale Riforma

Dice la pastora Bonafede: “Questa accoglienza (delle coppie “omoaffettive” attraverso la loro benedizione liturgica – ndr)  piena, senza remore e incertezze è biblica al cento per cento: di questo sono pienamente convinta, perché Gesù ha cercato, trovato e accolto chi era escluso, bandito e giudicato dalle forme religiose del suo tempo e dalla società, ha pranzato con coloro che erano reputati pubblici peccatori e peccatrici, ha incontrato, ascoltato gli uomini e le donne che nessuno voleva ascoltare, nemmeno i suoi discepoli e che tutti giudicavano”.

  1. Tanto per cominciare, il Gesù della Bibbia non ha benedetto liturgicamente proprio nessuno, tanto meno coppie, lasciamo stare i gay.
  2. Gesù ha donato “l’acqua viva”, ha portato il perdono, ha annunciato il Regno dei Cieli. Non è stato l’assistente sociale che la Moderatora tratteggia. Ha guardato al cuore delle persone al di là del gruppo sociale di cui facevano parte, ha rimesso i peccati, ha salvato l’adultera dalla lapidazione, ha visitato la casa del pubblicano, ha guarito il servo del centurione, ha annunciato la salvezza alla samaritana, ma non ha benedetto l’adulterio, o il “centurionato” o la “samarità”. Ma sul peccato non è mai stato tenero: sull’adulterio, com’è noto, era esplicitamente più duro che la legge di Mosé. Ha detto di perdonare 70 volte 7, ma mai di benedire.
  3. Se la benedizione delle coppie gay è biblica al 100% perché non introdurla come terzo Sacramento, accanto a battesimo e cena del Signore? La ragione per cui noi protestanti non riconosciamo gli ulteriori sacramenti della chiesa Cattolica (confessione, cresima, unzione degli infermi, ordine sacro e matrimonio) non è forse che questi non sono fondati biblicamente? Il riconoscimento della Moderatora è importante, anche se – come dice il sito ufficiale della Chiesa – non è la “papessa dei Valdesi”. Non è perciò sufficiente un motu proprio, ma un bell’ordine del giorno del Sinodo ed è fatta! E sarebbe un grande segno di “accoglienza”, no?

“Porta del dialogo sempre aperta” e la censura sempre in funzione. Le chiese multietniche valdesi dissentono”, ma per un anno l’avevate nascosto

Ancora qualche affermazione notevole:

“…Tutto il resto, compresa la discussione in corso sul tema della benedizione nella Bibbia e cioè sulla forma da dare a questa accoglienza nella chiesa per quanto sensata e interessante è, a mio avviso, secondaria.”

Ma sì, l’importante è accogliere in modo plateale i gay per supplire a presunte leggi discriminatorie. Se poi i modi vanno contro la Bibbia, è una discussione “interessante”, ma “secondaria”.

“… ci sono giunte anche delle critiche… sottolineo che la porta del dialogo resta sempre aperta: uno degli incontri per me più importanti su questo tema è quello avuto nello scorso autunno con i leader africani di alcune chiese multietniche: le posizioni non coincidevano, il confronto è stato appassionato ma sempre attento a salvaguardare il patrimonio di fraternità e di condivisione che abbiamo costruito negli anni. Di questo devo dare pubblicamente atto ai leader delle chiese multietniche, ringraziandoli… per il loro sforzo a proseguire il confronto pur nell’esplicitazione del loro dissenso”.

 

1) La porta del dialogo è talmente aperta che chi la pensa diversamente è censurato da Riforma (forse all’insaputa della Moderatora?): l’ampio dissenso evangelico ridotto alla sola FCP, Domenico Maselli è stato ignorato, le lettere dei dissenzienti di solito non sono pubblicate, il nostro appello è stato presentato come menzognero, inserzioni a pagamento – anche neutre segnalazioni dell’esistenza di questo sito – vengono rifiutate, si pubblicano invece attacchi, anche personali, con insulti e accuse false.

2) Grazie a questa intervista si viene finalmente a sapere che “i leader africani di alcune chiese multietniche” erano e sono in dissenso. Finora lo si sapeva solo per sentito dire da chi era al Sinodo. Forse per una svista o forse perché davvero Riforma censura al di là del suo volere, la Moderatora ci ha dato una informazione chiara e precisa.

3) Sempre nell’ottica della “porta sempre aperta”, dobbiamo pensare che anche noi siamo multietnici, e che abbiamo dei leader africani. Entrambe le definizioni ci piacciono molto e sono veritiere: fra di noi vi sono persone con alberi genealogici al 99% delle Valli, come altre di tutta Italia e oltre, e quanto all’origine africana qualcuno sostiene che il Giardino dell’Eden si trovasse lì. O la Moderatora ha voluto negare la nostra esistenza ?

L’intervista si chiude con una perorazione di Riforma: gli abbonamenti sono “sempre troppo pochi!”, è uno “strumento indispensabile” e “ogni famiglia nella chiesa dovrebbe averlo in casa e sono certa che leggendolo ognuno troverà quello che sta cercando”.

  1. Gli abbonamenti sono troppo pochi, ma poi si rifiutano le inserzioni a pagamento!
  2. Trovi quello che cerchi, a patto che tu non voglia voci dissenzienti o notizie scomode per la nomenklatura.
  3. Tasto dolente: “ogni famiglia”. Secondo l’ordinamento valdese la famiglia è: un uomo, una donna e i loro figli. Allora le coppie gay possono fare a meno di abbonarsi? Certo, stiamo facendo della facile ironia. Ma è così raro sentire parlare di “famiglia”, che non abbiamo resistito alla tentazione!

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