Il capo dei gesuiti non crede nella Bibbia

“Padre” Arturo Sosa Abascal, da pochi mesi eletto Preposito Generale della Compagnia di Gesù, cioè il capo dei gesuiti, ha detto in un’intervista: “bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole”.

Abascal, in un certo senso, è anche il capo di Jorge Bergoglio, in quanto gesuita.

Il catechismo della chiesa cattolica, al capitolo 81 dice: “La Sacra Scrittura è la Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino”.

Ma se Abascal non si fida della Scrittura, al punto da dire che “non si sa cosa ha detto veramente Gesù”, è anche giusto e coerente che non si fidi del suo catechismo. In altre parole: se non crede in Gesù, del quale sappiamo cosa ha detto e fatto unicamente dalla Bibbia, alla quale non crede, sarebbe assurdo che credesse alla Chiesa Cattolica, per quanto in essa abbia un ruolo assai importante.

Abascal, che in un certo senso è anche il capo di Jorge Bergoglio, in quanto gesuita dice anche: “nell’ultimo secolo nella chiesa c’è stato un grande fiorire di studi che cercano di capire esattamente cosa volesse dire Gesù. Ciò non è relativismo, ma certifica che la parola è relativa, il Vangelo è scritto da esseri umani, è accettato dalla chiesa che è fatta di persone umane”. Notevole che dica “nell’ultimo secolo”, come se Paolo, Agostino d’Ippona, Tommaso d’Aquino e tutti gli altri si fossero occupati d’altro che non di capire “cosa volesse dire Gesù”. E se bisogna aspettare 1900 anni per capirlo significa che la “ispirazione dello spirito divino” non funziona molto bene. La sostanza è, insomma, piuttosto chiara: “nell’ultimo secolo” c’è stato davvero qualcosa di assai diverso da quello che è accaduto nei diciannove precedenti secoli di cristianesimo, cioè sedicenti “teologi” hanno deciso di saperne più di Paolo, più degli evangelisti… alla fine più di Gesù stesso.

La Chanson del Vaudois, canto valdese probabilmente della fine del XVI secolo, dice, nell’ultima strofa:

Dieu veuille avoir merci de nos pauvres ministres

Qui sont dans le Piémont parmi les Jesuites.

Dieu leur fasse la grâce de pouvoir tenir bon

A chanter Ses louanges et à benir son nom.

Dio voglia aver pietà dei nostri poveri pastoriChe sono nel Piemonte fra i Gesuiti.

Dio faccia loro la grazia di perseverare

Nel cantare le Sue lodi e a benedire il Suo nome.

All’epoca molti pastori valdesi erano prigionieri in varie località del Piemonte e generalmente erano inquisitori gesuiti a tormentarli in ogni modo perché rinunciassero alla loro fede.La preghiera contenuta nel canto fu esaudita e le abiure furono pressoché nulle. 

Oggi invece è successo addirittura il contrario: molti pastori valdesi hanno preceduto i Gesuiti nell’abbandonare Gesù Cristo.

 

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