L’anima pellegrina e l’anima appagata

dal Cantico dei cantici

 

L’anima pellegrina

Fra i figli degli uomini esiste l’anima pellegrina che è alla ricerca  di un posto dove sentirsi a casa, nel calore dell’amore.

Il suo cuore non è attratto solo dalla casa del convito, dalle case con le travi di cedro e i soffitti di cipresso, ma anche da una persona particolare che abita in quei luoghi. L’anima pellegrina non è capita neppure dai figli di sua madre, ma è sperduta, e cercando l’amato viene invitata a dirigersi verso le tende dei pastori. Lei è un giglio, ma si trova fra le spine ed è bruciata dal sole; si nasconde nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, perché ci sono volpi che guastano. Lei cerca il luogo dove non sarà più alla ricerca e dove sarà immensamente amata.

Cercando incontra le guardie e chiede a loro se hanno visto il suo amore che rappresenta tutto per lei, ma le guardie che vanno attorno per la città la picchiano e la feriscono. I suoi fratelli e le guardie che dovrebbero essere i più vicini, i più vigilanti e protettivi, si dimostrano crudeli e spinosi, si adirano, le strappano il velo e la umiliano. Tale donna sperduta non è per niente ben vista, maglio fermarla, isolarla, farla tacere.

In questo cantico che esalta un amore immenso e perfetto nell’accettazione dell’abbraccio di Dio in un affetto unico verso l’anima pellegrina esiste però la spina della reazione umana di natura decaduta presente anche nei fratelli, che reagisce sfavorevolmente disprezzando ciò che non può capire perché a tale natura non interessa entrare nell’intimità dell’amore che in questo cantico esplode di un’intensità impossibile da spegnere nemmeno dalle grandi acque e dagli impetuosi fiumi.

L’anima appagata

L’anima appagata è colei che ha trovato una “home”, un focolare domestico, un luogo, degli appartamenti, delle case con travi e soffitto di legno pregiato.

Chi arriva in queste contrade della comunione intima con Dio, nel calore del suo amore e della sua presenza può ben esprimere con Salomone dei versi carichi di emozione, passione e piacere.

Il Cantico dei Cantici è certamente il forte abbraccio nell’amore di Dio: “La sua sinistra sia sotto il mio capo, la sua destra mi abbracci” (2:6). Per colei che è nel braccia dell’amato, è l’intimità sublime nella conoscenza delle Sue perfezioni; e la vera felicità di tale anima appagata è quella di godere Dio e il Suo amore e tutta la sua bellezza gloriosa sono il desiderio, la sorgente, la fonte di ogni soddisfazione nei sentimenti più nobili e profondi.

L’anima pellegrina trova una dimora dove viene appagata da tutto ciò che Dio è nelle Sue infinite bellezze eterne, ma pure lei, nella sua perfetta bellezza, è l’oggetto del compiacimento dell’ Altissimo.

Il Signore ama il suo popolo in Cristo e trova ogni attrazione  più eccellente per il Suo cuore, proprio perché è in Cristo.

E penso pure che Dio abbia amato Giacobbe, benché non avesse nulla di amabile in sé stesso, ma nello stesso tempo vide in lui il riflesso della Sua stessa azione in grazia, anche solo in embrione, perché Dio ama ciò che è conforme a Sé stesso.

A Dio piace la Sua sposa e trova in lei ogni bellezza e l’anima pellegrina perde tale identità per diventare per l’eternità, l’anima appagata.

Daniela Michelin Salomon

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