Giornata della Memoria: I Valdesi hanno qualcosa di speciale da ricordare

di Leonista

In questi giorni si svolgono numerose manifestazioni per la Giornata della Memoria, nel ricordo della Shoah, lo sterminio degli ebrei da parte del regime nazionalsocialista tedesco e dei suoi alleati. Una ricorrenza certamente non religiosa, ma civile. Eppure noi Valdesi abbiamo qualcosa di speciale da ricordare oggi, che mai si dice.

Non ci riferiamo a come e quanto i valdesi delle Valli, e non solo, aiutarono ebrei a sfuggire ai loro persecutori e dunque scampare dagli arresti e dunque dalla morte. Vi sono diversi valdesi tra i “Giusti fra le Nazioni”, cioè fra coloro che si sono distinti in questo nobile impegno: il pastore, poi senatore, Tullio Vinay, Silvia Avondet Malan, le coppie di coniugi Michel e Leontine Avondet, Alfredo e Maria Avondet Comba. Sono ricordati, con un albero e naturalmente con i loro nomi, nel Giardino dei Giusti fra le Nazioni di Gerusalemme, un luogo di grande suggestione, accanto allo Yad Vashem, che ricorda la Shoah, e al cimitero di guerra con i caduti nelle guerre combattute dallo Stato d’Israele per sopravvivere.

Ma sono stati tanti i valdesi che hanno rischiato per dare rifugio agli ebrei. In quel periodo accaddero tanti episodi che andrebbero rievocati con maggiore orgoglio. Accadde anche che degli ebrei morti per cause naturali nelle Valli venissero seppelliti facendoli passare per valdesi, con il pastore che – per così dire – svolgeva le funzioni del rabbino al cimitero leggendo alcuni passi dell’Antico Testamento, cioè della Torah. Accadde che una valdese sposata a un ebreo che cambiava spesso nascondiglio e a volte passava da lei, ai tedeschi e ai fascisti che lo cercavano rispondesse che lo stava cercando anche lei perché da anni l’aveva mollata per un’altra. O che un direttore di banca desse rifugio ai beni degli ebrei consentendo loro di aprire libretti di risparmio al portatore, intestati a nomi di alberi. Si tratta di cose indimenticabili, ma non uniche dei valdesi. Anche altri hanno compiuto questi nobili atti.

Non ci riferiamo neppure al fatto che Ezechiele 37, la profezia delle ossa secche, sembra la descrizione dei cadaveri ammonticchiati nei campi di sterminio: “Il Signore… mi posò in una campagna ch’era piena d’ossa… erano in grandissimo numero”. Né al fatto che dopo la Shoah, e in parte a causa di essa, ci fu la grande aliyah, la “salita”, cioè il ritorno degli Ebrei nella terra d’Israele, compimento di tante profezie dell’Antico Testamento (chi le ha contate dice che sono centonovantatre). Un solo esempio fra i tanti: “i giorni vengono, dice il Signore, che non si dirà più: l’Iddio vivente, il quale ha tratti i figliuoli d’Israele fuor de paese d’Egitto; ma: il Signore vivente, che ha tratti i figliuoli d’Israele fuor del paese di Settentrione, e di tutti gli altri paesi, ne’ quali egli li aveva scacciati; ed io li ricondurrò alla lor terra, che io diedi a’ padri loro” (Geremia 16:14-15).  Questa è una cosa importantissima, ma lo è per tutti coloro che leggono la Bibbia. Dovrebbe esserlo dunque anche per i Valdesi, le cui guide “spirituali” tendono invece a spiegare le profezie bibliche che si avverano con il fatto che sono state scritte dopo che il fatto si è avverato, il che implica che gli autori materiale del Libro dei Libri siano dei falsari. Ad esempio: come si spiega la profezia di Gesù sulla distruzione del Tempio, “non sarà qui lasciata pietra sopra pietra” (Matteo 24:2) avveratasi meno di quaranta anni dopo? Semplice, dicono: è stata scritta dopo l’anno 70. Insomma: è un falso. Giungono dunque a dire che il libro di Geremia sarebbe stato scritto dopo il 1948? No, ma dicono che si riferisce al ritorno da Babilonia e che, naturalmente, è stato scritto dopo di esso. Ora, dire che “paese di Settentrione” si riferisce alla Mesopotamia, sembra un’idiozia, trovandosi perfettamente a Oriente della Terra d’Israele, e probabilmente lo è. Ma, dopo aver studiato qualche anno alla Facoltà di Teologia, forse lo si trova una perla di filologia biblica o comunque si capisce che dire qualcosa di diverso è cercarsi rogne. Ma, come mai si parla anche “di tutti gli altri paesi“? E come mai altrove si dice che torneranno “da’ quattro canti della terra” (Isaia 11:12)? O ancora: “Non temere, perché io sono con te; farò venire la tua progenie dall’est e ti radunerò dall’ovest.  Dirò al settentrione: “Restituiscili”, e al mezzogiorno: “Non trattenerli” (Isaia 43:5-6). Si parla sempre di Babilonia? Ma i biblisti valdesi non sono i soli ad avere questo atteggiamento. Nel libro, edito dalla valdese Claudiana, L’ebraicità di Gesù, che raccoglie studi di insigni accademici, basta arrivare alla terza pagina del primo articolo per leggere la reazione di Harvey Cox, professore alla prestigiosa Harvard Divinity School, fondata dai puritani del Massachusetts, di fronte a un “predicatore cristiano evangelico indipendente” che prende un po’ troppo sul serio le profezie bibliche, che egli stesso definisce simili a quelle lette nel commentario di una Bibbia “donatami da ragazzo in premio per la mia encomiabile condotta alla scuola domenicale”. Ecco la reazione dell’insigne teologo, sicuramente generoso di quegli inviti alla tolleranza, all’accettazione del diverso ecc. ecc. a cui siamo ben abituati: “Fui assalito dal curioso impulso di aggredire e strangolare la mia nuova e indesiderata conoscenza(…)”. E ritiene la cosa talmente normale da inserirla in un dotto libro!

No. La cosa particolare dei Valdesi riguardo agli Ebrei è che, per quanto ne sappiamo, non hanno mai partecipato a quella mostruosità dell’odio anti-ebraico su pretese basi cristiane. È un fatto unico tra le denominazioni cristiane storiche, mentre ovviamente è assai comune tra quelle più recenti, che spesso sentono un legame particolare con gli Ebrei, non solo quelli della Bibbia, ma anche quelli vivi oggi. Il coinvolgimento di cattolici e ortodossi nell’antisemitismo è stato pesante, anche se – grazie a Dio – non costante. Persino l’invocazione “contro i perfidi giudei” del Venerdì Santo è stata abolita solo ai tempi di Papa Giovanni XXIII (1958-1963).

Ma purtroppo il mondo protestante è tutt’altro che e sente da questa macchia. Le pagine di Lutero contro gli ebrei sono agghiaccianti: “In primo luogo bisogna dare fuoco alle loro sinagoghe o scuole; e ciò che non vuole bruciare deve essere ricoperto di terra e sepolto, in modo che nessuno possa mai più vederne un sasso o un resto. E questo lo si deve fare in onore di nostro Signore e della Cristianità”. Orrore e bestemmia! Ma è solo l’inizio di una serie di dettagliati inviti a perseguitare il popolo d’Israele, con tanto di citazioni bibliche, incluso l’Antico Testamento. Non a caso il libro da cui queste frasi sono tratte, Von den Jüden und ihren Lügen (“Sugli Ebrei e le loro menzogne”), ebbe diverse riedizioni nella Germania nazista: conteneva un compendio e quasi un manuale dell’odio antiebraico utilissimo per i seguaci di Hitler. Ma noi Valdesi, non siamo “luterani” in quanto abbiamo aderito al ramo della Riforma più vicino a Giovanni Calvino, forse il meno anti-ebraico tra i riformatori. Eppure, nel commentario al libro di Daniele scrisse: “Ho conversato a lungo con molti ebrei: non ho mai visto una goccia di pietà o un granello di verità o di onestà.” In altri scritti, che non abbiamo avuto modo di controllare alle fonti, ma sono riportati da vari studiosi, definì gli ebrei “cani profani” che “stupidamente divorano tutte le ricchezze della terra con la loro sfrenata avidità”. Come se non bastasse, avrebbe aggiunto che per “la loro corrotta e inflessibile ostinazione meritano di essere oppressi senza fine o misura e che muoiano nella loro miseria senza la pietà di alcuno”.

Ebbene, per quanto ne sappiamo, i Valdesi non hanno di questi orrendi precedenti. Si potrà facilmente dire che i Valdesi non hanno avuto molto a che fare con gli Ebrei, di certo non numerosi o piuttosto assenti nelle vallate alpine. Ma noi credenti sappiamo anche che nulla accade per caso e quando ogni giorno preghiamo secondo l’insegnamento di Gesù chiedendo di “non esporci alla tentazione”, ricordiamo che la Grazia di Dio non è solo perdono dei peccati ma può anche essere non avere opportunità di commetterli.

Tutto ciò non può certo costituire un motivo di vano vanto, ma piuttosto un’ulteriore chiamata, una ulteriore responsabilità. Forse anche in questo i Valdesi hanno una missione particolare che è nostro dovere non lasciare cadere.

Di certo, assieme ai punti non specifici dei Valdesi ma comunque importanti che abbiamo citato prima, , questa particolarità dovrebbe dissuadere dall’assumere, proprio in questi tempi, proprio noi che ci definivamo Israël del Alpes, un atteggiamento anti-ebraico, magari sotto la forma di ostilità a Israele. Ostilità che abbiamo visto più volte espressa da esponenti valdesi, in particolare sugli organi di informazione, conseguenza dell’adesione acritica a certe specifiche posizioni politiche che includono appunto lo schierarsi contro lo Stato d’Israele e sotto sotto contro gli Ebrei in generale. Ma finora abbiamo avuto la grazia di non vedere tali posizioni espresse ufficialmente. Preghiamo perché questo non avvenga in futuro e perché la Chiesa Valdese torni a testimoniare fedelmente la chiamata di Dio.

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