EVANGELICI AL QUIRINALE

Quirinale_accoglienzaAnnunciano il Vangelo di Caracalla. Gesù Cristo mai nominato. Buon rilievo sui mezzi di informazione

La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, ha organizzato  un convegno dal titolo “Il protestantesimo nell’Italia di oggi. Vocazione Testimonianza Presenza“. La cosa ha avuto un buon rilievo sui mezzi di informazione perché, quando i partecipanti sono stati ricevuti al Quirinale, il Presidente della Repubblica ha acceso il dibattito nel mondo politico sulla questione dei tempi occorrenti per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli immigrati, e sulla possibilità che anche coloro che non sono ancora cittadini possano votare nelle elezioni a livello locale. La Fcei, infatti, ha focalizzato l’attenzione della giornata su una propria dettagliata proposta di legge di iniziativa popolare in tale senso. Questo ha dato lo spunto al presidente Napolitano per parlare del tema. Nel commentare le sue parole, le varie forze politiche si sono divise, anche fortemente, con pubbliche dichiarazioni. E così gran parte dei mezzi di informazione ha parlato degli evangelici al Quirinale.

Due osservazioni, però, sorgono spontanee.

La prima. La “vocazione, testimonianza e presenza degli evangelici nell’Italia di oggi” trova la sua sintesi nel chiedere la cittadinanza facile per gli immigrati? È compito della Federazione delle Chiese Evangeliche assumere nuovamente, dopo essere entrata nel comitato promotore dei referendum contro l’affidamento in appalto dei servizi pubblici locali, una dettagliata posizione politica? Ad esempio, perché dare la cittadinanza “solo” dopo cinque anni? Perché non darla a tutti coloro che la richiedono, che spesso lo fanno solo per avere la pensione sociale quando saranno vecchi? Se si tratta di un soggetto politico, la risposta è: bisogna trovare un compromesso, ma se è una “testimonianza evangelica”, non ci possono essere mezze misure. Certo, viene in mente che la questione della cittadinanza era tutt’altro che secondaria ai tempi del Nuovo Testamento: l’apostolo Paolo era cittadino romano, come tale invocò le sue prerogative e ottenne un trattamento giudiziario privilegiato di non poco conto, al quale gli altri suoi fratelli in fede, e lo stesso Gesù, non potevano accedere. Tanto per fare un esempio, se Gesù avesse avuto la cittadinanza, non avrebbe potuto essere flagellato senza una condanna né condannato a morte così facilmente, e lo stesso vale per Stefano.

Nonostante questo, Paolo e gli altri cristiani annunciavano l’Evangelo di Gesù e non l’evangelo… di Caracalla, l’imperatore che un secolo e mezzo dopo concesse la cittadinanza a tutti i non schiavi, anche allo scopo di poterli tassare meglio. Chissà se i dirigenti della Fcei si sono chiesti il perché? D’altra parte, sappiamo che i teologi alla moda ritengono di saperne più dell’apostolo Paolo…

La seconda. Proprio i dirigenti delle chiese federate nella Fcei non mancano mai di lamentarsi dell’ignoranza che circonda gli evangelici in Italia, del fatto che molti credono che non siamo cristiani e così via. Ebbene: in questa occasione irripetibile, in cui si è parlato di evangelici, giornali, televisioni e gli altri mezzi di informazione non hanno mai citato Gesù Cristo o qualcosa che lo riguardi. L’unica cosa dalla quale si poteva sospettare che si trattava di cristiani è che la delegazione Fcei ha lodevolmente regalato al Capo dello Stato una Bibbia (che peraltro comprende Levitico 18, Romani 1:26-27 e tutti gli altri brani che secondo i “teologi” neo-sadducei che dominano la Chiesa Valdese – e non solo – ritengono siano da buttare). Questa omissione sarà stata colpa dei giornalisti, cui interessano solo le quotidiane polemiche politiche ? Se pure così fosse, non ci voleva molto a capire che le cose sarebbero andate in questo modo. Ma, in realtà, i giornalisti hanno interpretato fedelmente la giornata “evangelica”. Infatti, i due articoli su quanto è accaduto al Quirinale  comparsi sul sito ufficiale della Fcei non riportano una sola parola su Gesù o su qualcuno dei suoi insegnamenti. Al posto suo, istanze di parte politica, che dividono gli esponenti politici tanto quanto i cittadini, e dunque anche i credenti. E che, per quanto potessero essere giuste e auspicabili, non sono il messaggio cui le chiese evangeliche dovrebbero . Eppure il Preambolo dello Statuto della FCEI dice: “La Federazione vuole essere uno strumento comune di servizio e di testimonianza, nella consapevolezza che solo la completa fedeltà alla Parola del Signore rende possibile il superamento delle umane distinzioni e la piena comunione dei credenti.” Ma anche questo statuto, molto più recente del Levitico, e delle lettere di Paolo e della Confessione di Fede della Chiesa Valdese, probabilmente, va “interpretato”. Cioè, lo si rispetta solo se fa comodo.

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