Cappellani della nuova religione

di Paolo Castellina

Quella di cui soprattutto l’attuale chiesa valdese sembra farsi portavoce e che vorrebbe far passare come cristianesimo, potrebbe essere definita come l’espressione religiosa dell’ideologia a suo dire progressista che prevale oggi, della quale ambisce ad essere “il cappellano”. Descrivere tutto questo come “una nuova religione che si sostituisce al cristianesimo” è stato egregiamente sintetizzato da Marcello Veneziani in un suo recente articolo[1] che vorrei riprendere qui ampiamente con alcuni brevi commenti.

Egli scrive: “I suoi punti fermi – oltre le nozze gay e la relativa adozione – si concentrano su una serie di anatemi contro il razzismo, il sessismo, l’omofobia, l’accanimento alla vita. I campi di applicazione si estendono ai temi bioetici, all’aborto e all’eutanasia, alle coppie di fatto e alla procreazione assistita, ai transgender e all’uso di stupefacenti, alle scuole private e all’immigrazione, con i suoi effetti collaterali”.

Un catechismo laico. Veneziani scrive: “È sorto in Occidente un vero e proprio catechismo laico su questi «valori», che passa dall’America di Obama alla Francia di Hollande, ha precedenti nella Spagna di Zapatero, in Olanda e nei Paesi scandinavi dove il socialismo statalista conviveva con un libertarismo radicale. In Italia, questa nuova religione civile ha sostituito il comunismo – a volte integrandosi col pacifismo e l’ecologia. La sconfitta delle culture socialiste rispetto al capitalismo e al mercato le ha portate a ripiegare sui diritti civili e sulla religione bioetica, come alibi consolatorio del fallimento sul piano della giustizia sociale. Il socialismo ha ceduto il posto al radicalismo”. Questo è particolarmente evidente in gran parte della chiesa valdese, come si sente dai suoi pulpiti, pubblicazioni e scuola teologica.

La nuova inquisizione. Veneziani poi rileva come vi sia oggi un nuovo “clero laico” ben profilato in cui sicuramente possono essere identificato gran parte del corpo pastorale valdese: “Chiunque metta in discussione questi principi inviolabili viene accusato dal nuovo clero laico di cadere in uno dei nuovi peccati mortali – omofobia, sessismo, razzismo, fascismo, accanimento alla vita – e viene perciò scomunicato, considerato blasfemo, peccatore e condannato alla pubblica gogna del disprezzo mediatico, fino a perseguire i trasgressori a norma di legge. La Nuova Inquisizione punisce i reati d’opinione, sancisce il moralismo giudiziario da intercettazioni e invoca norme che prevedano l’ineleggibilità per violazione dei sullodati precetti”.

I canoni del politicamente corretto. “Questa religione etica si traduce anche in chiave politica dando luogo al famoso canone del politically correct che provvede come il Sant’Uffizio a squalificare l’avversario. La religione bioetica esercita un disprezzo antropologico verso chi si pone in difesa dei valori della famiglia, della tradizione, della natura e della vita. Anni fa parlai di razzismo etico, una forma inedita di razzismo rispetto a quello «etnico», tristemente noto nel passato. Il razzismo etico è fondato sulla pretesa superiorità di una razza di illuminati rispetto ai retrogradi, oscurantisti nemici della religione bioetica. Una razza che decide quali sono i valori ammissibili e quelli inammissibili”.

I nuovi slogan degli ex-sessantottini falliti. “Al razzismo etico oggi non manca una precettistica moralista e una teoria dei diritti umani e individuali. Riassume queste due posizioni una coppia di recenti pamphlet di Stefano Rodotà, Elogio del Moralismo e Il diritto di avere diritti… Sin dai titoli, Rodotà esprime con chiarezza il perimetro etico di questa nuova religione. Non a caso Rodotà è diventato, dopo la sua candidatura grillina al Quirinale, l’ayatollah laico di questi nuovi pasdaran della rivoluzione mancata. Vi confluiscono in questo universo tutte le sinistre insoddisfatte, i girotondini e il popolo viola, Giustizia e libertà, i nuovi movimenti, Sel, frange del Pd e di 5 Stelle, molti quotidiani e riviste storiche di sinistra, i residui giustizialisti di Ingroia e Di Pietro e qualche esponente cattomoralista. È curioso pensare che la biografia collettiva di questo movimento trae origine dal ’68 e contempla ai suoi esordi la lotta contro il bigottismo morale e religioso. Ma dopo avere demolito ogni senso morale comune, ha poi edificato un nuovo moralismo con risvolti giudiziari. A fronte di questo rigorismo puritano esercitato contro gli avversari, vi è invece la rivendicazione di un libertarismo giuridico individuale assoluto, che ben si compendia nella formula «il diritto di avere diritti». I doveri non sono presi in considerazione se non nella sfera del moralismo e della precettistica verso terzi.Ovvero: la vita è mia e me la gestisco io, ma la vita tua fa schifo assai. Permissivi in generale, però moralisti su certi temi e in alcuni casi”.

La “religione” oggi prevalente. “Questa è oggi’unica religione civile che serpeggia in Occidente e in Italia. Dall’altra parte, troppo pallida o naïve appare la risposta opposta. Nel versante moderato e conservatore si assiste a una frattura tra i Pragmatici, che tendono a cedere sul terreno culturale e legislativo alle richieste della nuova religione etica – si pensi ai conservatori britannici, ma è solo l’ultimo esempio – e i Cocciuti, una compatta ma perdente minoranza che protesta, si agita ma è inadeguata a sostenere le sfide culturali”.

Risposte inadeguate. “Alla nuova religione civile fondata sul razzismo etico, non si può rispondere col piagnisteo reazionario e con la pura invettiva, chiudendosi nella ripetizione del passato e nei superstiti fortini. Messi fuori gioco i reazionari, il paesaggio civile appare così dominato da un’avvilente alternativa: da una parte il nuovo clero dei moralisti con la loro religione etica dei diritti civili, e dall’altra parte i cinici del nichilismo che agitano solo questioni pratiche o economiche e rifiutano di affrontare principi e temi di fondo, lasciando questo terreno al nuovo clero bioetico. Tutto questo viene dissimulato sotto la coperta liberale”. La reazione scandalizzata ma inadeguata ed inefficace potrebbe ricadere nelle categorie qui descritte.

Manca una risposta efficace. “Si tratta invece di vera e propria diserzione sul piano dei principi, di ignavia sul piano dei pensieri e di opportunismo sul piano dei comportamenti. Manca una risposta efficace e credibile che ripensi in modo intelligente i principi della tradizione, il rapporto tra natura e cultura, tra sfera personale e comunitaria, tra diritti e doveri, tra libertà e autorità. Non rifugiatevi dietro il comodo alibi, noi siamo liberali, scaricando tutto a livello di scelte private e individuali. Non rispondete al moralismo col cinismo, al bigottismo col nichilismo pratico. Sfidate a viso aperto il razzismo etico e il suo clero presuntuoso. Abbiate il coraggio di esprimere una visione della vita”.

Il Veneziani qui coglie esattamente il problema: diserzione, ignavia, opportunismo… Qui però troviamo pure una precisa descrizione di quello che vorrebbe essere e fare l’associazione che stiamo costituendo, vale a dire “Sentieri Antichi Valdesi”. La nostra intende essere “una risposta efficace e credibile che ripensi in modo intelligente i principi della tradizione”, nel nostro caso il Protestantesimo classico della Riforma detta calvinista, snaturata dai suoi presunti successori moderni, ma sempre attuale come proposizione della concezione biblica del mondo e della vita.

“Sentieri antichi valdesi” intende con coraggio “sfidare il clero presuntuoso” che ha preso il potere nelle “chiese storiche” sconfessandolo e svergognandolo, affinché torni ad essere udito sulla pubblica piazza l’Evangelo non adulterato dei nostri padri nella fede, che è null’altro che l’Evangelo eterno proclamato e vissuto nel Nuovo Testamento.

 

[1] “Omosessuali e non solo: i nuovi dittatori dei diritti civili”, in “Il Giornale”, 27 maggio 2013, http://www.ilgiornale.it/news/interni/i-nuovi-dittatori-dei-diritti-civili-921093.html

 

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