“Aspettare con pazienza che Dio raduni coloro che ha scelto” – Straordinaria attualità di Giovanni Calvino

“In questo mondo la chiesa non trionfa né risplende di una sontuosità raggiante e fastosa che al solo vederla gli uomini rimangano incantati e si sottomettano ad essa. Al contrario, essa è spesso abbandonata e sfigurata.

Noi saremo rigettati e disprezzati dal mondo; ci insulteranno e saremo così tribolati e tormentati che non ci verrà neanche in mente di cercare qui sulla terra pace e riposo.
L’apostolo Paolo, nella sua lettere ai Galati, paragona la chiesa ad una donna vedova che vive da sola, nella sua casa, senza soccorso o aiuto di sorta. E’ abbandonata, nessuno la considera, come se fosse già morta e sepolta, ma Dio dice che ella sarà ristorata ed avrà figli più di colei che è maritata e gode di credito e onore. E questa è una dottrina, dico, che dobbiamo ricordarci in questi giorni, vedendo la povera chiesa così calpestata ed i suoi nemici così pieni di orgoglio, anzi di furore, intenti ad innalzarsi e trionfare su di essa, come se noi non fossimo che polvere e fumo. Vedendo queste cose, dobbiamo imparare ad aspettare con pazienza che Dio raduni coloro che ha scelto. E sebbene il mondo ci ci sprezza, sia sufficiente che Dio ci riconosce come figli.
E’ dunque, quando il nome di Dio è bestemmiato, quando si tenta di abolire la dottrina della vita, dovremmo sentire dentro di noi una tale angoscia da non poterlo sopportare, come se stessero perseguitando i nostri corpi perché quando la dottrina di Dio viene corrotta, il cibo si trasforma in veleno, la vita in morte e la luce in tenebre.
Sebbene ora siamo disprezzati e derisi, non cessiamo di perseverare nella santa chiamata del nostro Dio, sapendo che non saremo delusi, essendo fondati sulla dottrina del vangelo, riposandoci in esso fino a quando Dio non rivelerà le cose che ora ci sono occulte e non ci avrà raccolto presso di sé; allora conosceremo che non è stato invano essere istruiti nella sua pura Parola, abbandonando tutte la fantasie degli uomini e cercando la vita in nient’altro se non in quel seme  per il quale siamo stati rigenerati, in quella pastura con cui saremo sostenuti e nutriti fino alla fine.”
Giovanni Calvino
(Probabilmente Calvino predicò queste parole il 13 marzo 1558)

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