“REVOCATE LA CONDANNA A VALDESI.EU O MOTIVATELA”

Puoi sottoscrivere la lettera al Sinodo inviando la tua adesione a lettere@valdesi.eu

Al Presidente del Sinodo

Alla Tavola Valdese

Alla Commissione d’Esame

Da collaboratori o semplici lettori del sito www.valdesi.eu, ci rivolgiamo a voi per una questione di chiarezza, di giustizia e di rapporti interni alla nostra amata chiesa.

Al termine del Sinodo 2011, venerdì 26 agosto 2011, un membro della Commissione d’Esame ha proposto un ordine del giorno contro il sito www.valdesi.eu. Il nome non è citato nel documento, ma le allusioni sono chiare, se pure in parte non vere e, a scanso di equivoci, nel dare conto dell’atto sinodale, il settimanale Riforma chiariva fin dal titolo che si riferiva ad esso. Non solo l’argomento non era stato trattato nel corso del Sinodo, ma il testo presentato non è stato illustrato o motivato da nessuno, non è stato discusso, e persino le dichiarazioni di voto sono state limitate a quattro mentre molti avevano chiesto di parlare. Dopo di che, in tutta fretta, il documento è stato approvato con 109 voti favorevoli, 9 contrari e 9 astenuti.

Nella lunghissima storia dei sinodi valdesi non conosciamo alcun precedente di pubblica condanna verso membri di chiesa, tanto meno per opinioni espresse. La cosa ci ha molto sorpresi, visto che nel 2010 un appello al Sinodo per la fedeltà alla Confessione di Fede, lanciato proprio da quel sito e firmato da molti di noi, non era stato ritenuto degno di alcuna risposta e addirittura il presidente del Sinodo aveva richiamato un pastore per averlo citato. Il passaggio dall’ignorare alla condanna è stato brusco e inaspettato, preceduto, nello stesso Sinodo 2011, da un’altra anomalia: la lettera del pastore pentecostale Giuseppe E. Laiso, su argomenti simili a quelli toccati dall’appello dell’anno prima, letta pubblicamente in Sinodo e commentata, sia pure negativamente, dalla moderatora. L’Appello del 2010 era firmato non da uno, ma da diversi pastori evangelici, oltre che da 40 membri di chiesa valdese tra cui un pastore. Disparità che non riusciamo a comprendere.

Vorremmo perciò precisare alcuni aspetti di quell’ordine del giorno.

  1. Innanzitutto, il sito è sempre stato uno solo, dunque il riferimento a “siti web” è errato, e ciò dispiace in un documento ufficiale della nostra chiesa; è vero che vi si arrivava da più domini, ma la stessa cosa vale per quello ufficiale della Chiesa (valdesi.org); dire però che ci sono diversi siti ufficiali dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi sarebbe una falsità.
  2. Contrariamente a quanto l’ordine del giorno può far pensare, valdesi.eu non ha mai pubblicato “video relativi al dibattito sinodale registrati senza l’autorizzazione”, né li ha in nessun modo segnalati o diffusi. Spiace non solo l’infondatezza della sostanza, ma anche il modo obliquo con cui viene avanzata l’accusa.
  3. L’ordine del giorno contiene una implicita esecrazione dell’uso dell’aggettivo “valdese”. Una rapida ricerca in Internet rivela che –solo in lingua italiana – ci sono molte centinaia, forse migliaia, di siti che si definiscono cattolici e che spesso hanno “cattolico” o “cattolici” nel nome. Per aprire un sito contenente l’aggettivo “cattolico” non c’è bisogno di alcuna autorizzazione papale o vescovile, tant’è vero che in molti di essi si trovano pesanti attacchi alle gerarchie cattolico romane. Avremmo immaginato che anche nella nostra chiesa ci fosse la stessa libertà, specie per chi richiama alla fedeltà alle proprie radici e ai fondamenti della fede, sulla base del documento che tutti i pastori sottoscrivono al momento della consacrazione.
  4. In valdesi.eu si trovano certamente delle critiche a molte decisioni prese dagli organi della chiesa valdese o a pubbliche dichiarazioni di suoi esponenti, ma non si può per questo parlare di “denigrazione”, ancor meno di “campagna di denigrazione”, men che meno di “attacchi personali nei confronti di pastori o di altri esponenti della Chiesa”. Nel sito ci si limita a citare opinioni e discuterle, evidenziandone i punti deboli, le conseguenze e le contraddizioni, senza mai esprimere giudizi sulle persone. A nessuno di noi risulta che a valdes.eu sia mai giunto alcun messaggio che smentisse notizie, opinioni o prospettazioni, o lamentasse in qualche modo una “denigrazione”. Comunque non è mai stato omesso di pubblicare messaggi di opinione diversa, anche quando includevano attacchi personali. Se così non fosse, preghiamo di segnalarlo. E in ogni caso saremo i primi a promuovere la pubblicazione di qualsiasi smentita, rettifica, precisazione o protesta riguardante i contenuti di quel sito. Temiamo che il problema non siano i presunti attacchi personali, ma le opinioni esposte.
  5. Auspicheremmo che tale sensibilità agli “attacchi personali” fosse indirizzata anche altrove, poiché i firmatari del rispettosissimo Appello al Sinodo del 2010 (“ci appelliamo umilmente al Sinodo affinché…”), in articoli del settimanale Riforma furono chiamati “ossessionati” che fanno citazioni bibliche “strumentali”, in un “appiattente anacronismo”, che hanno una lettura della Bibbia “fondamentalistico-politica, in senso deteriore”. Accanto a questi feroci giudizi sommari, non mancava l’accusa di “giudicare gli altri fratelli e la loro fede” e si arrivò anche a intimare ripensamenti “pena lo scadere nell’idolatria e nell’infedeltà (condannate dalla Scrittura)” oltre ad accuse false su fatti che nulla avevano a che fare con l’appello. Tutto questo sull’organo ufficiale della nostra chiesa, non su un modestissimo sito gestito da qualche membro di chiesa.
  6. L’ordine del giorno sinodale “deplora la pubblicazione… di pubblicità a pagamento su organi di stampa che denunciano ‘censure’ nell’informazione sul dibattito interno alla Chiesa”. Solo grazie al sito valdesi.eu si è potuto rilevare che quelle inserzioni sono state attuate dopo che Riforma, a seguito di un’attesa di mesi e mesi per una risposta, ha rifiutato di pubblicarle, nonostante fosse stata offerta la facoltà per il direttore di togliere frasi o espressioni eventualmente non gradite. A loro volta, le richieste di inserzioni a Riforma sono state precedute dalla mancata pubblicazione di articoli o lettere, come una che citava pubbliche dichiarazioni di importanti esponenti valdesi, mai pubblicate in alcuna forma dal “nostro” settimanale. La scelta dell’inserzione su giornali esterni alla chiesa non è stata certo improvvisa. E la denuncia di “censura” non era certo infondata, specie se si tiene conto della volontà di affossare e ignorare l’appello al Sinodo del 2010.

Tutto ciò premesso, ricordiamo che proprio in occasione dello scorso Sinodo la Moderatora, pastora Maria Bonafede ha ricordato che “Gesù ha cercato, trovato e accolto chi era escluso, bandito e giudicato dalle forme religiose del suo tempo” e durante il Sinodo stesso ha sottolineato quanto siano importanti “l’incontro, il dialogo, l’apertura” nella vita della chiesa. Ricordiamo altresì che il sito valdesi.eu – come segno di buona volontà – ha rinunciato all’indirizzo “chiesa-valdese.it”, che a detta di qualcuno poteva ingenerare confusione.

In questo spirito chiediamo al Sinodo di ritornare sulla decisione dell’anno scorso, a nostro parere affrettata e annulli una condanna sommaria, contenente riferimenti errati e fuorvianti, ai danni di membri di chiesa e simpatizzanti che cercano di essere fedeli ai fondamenti della loro comunità di fede. Notiamo peraltro che nel sito ufficiale l’ordine del giorno contro valdesi.eu non compare più. Se questo è segno di un ripensamento, ben venga, ma in una questione tra fratelli e sorelle non può esserci spazio per l’ambiguità: la condanna sinodale resta, anche se non pubblicata. In subordine, chiediamo che le accuse siano rettificate, ove infondate, e rese più specifiche. Infatti Gesù ha detto: “Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli” (Luca 17:3). La riprensione, per essere tale, deve spiegare le proprie ragioni e non essere generica. Altrimenti è quel “giudicare” rispetto al quale ci ammonisce Matteo 7:1-5.

Nel ribadire che la nostra aspirazione è proprio l’opposto della polemica e della contrapposizione, ma una chiesa quale – conformemente alle Scritture, in particolare a Giovanni 17:24 – è definita dall’articolo 25 della nostra Confessione di Fede: “la compagnia de’ fedeli, i quali… vengono ad unirsi per seguitare la Parola di Dio, credendo ciò ch’egli vi ci insegna e vivendo nel suo timore”.

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